Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Etichetta: 
Open Your Ears Music
Anno: 
2007
Line-Up: 

Chris Rob - voce, chitarra
Dave Buttner - basso, voce
Jim Kent - chitarra
Chris Con - batteria


Tracklist: 

1. Brittle
2. Just Ask Yourself
3. Mark It Zero
4. Limb from Limb
5. I Must Have Your Brain
6. Fate Draws a Curtain
7. Harmonic Discontent
8. Imram

Era Vulgaris

What Stirs Within

Dall’Irlanda arrivano gli Era Vulgaris, quartetto dedito ad un Progressive Metal molto tirato, quasi a cavallo col Death più sperimentale. Nati nel 2004, i nostri ci mettono quasi 3 anni a far uscire il loro primo full-lenght, dopo essere stati messi sotto contratto dalla Open Your Ears Music.

Il disco in questione prende il nome di What Stirs Within, ed esce nel febbraio 2007. Avvalendosi di una base musicale veramente ottima, e di una vasta conoscenza del Rock in tutte le sue forme, gli Era Vulgaris producono un disco veramente discreto, sicuramente con alti e bassi, ma comunque degno di nota. Lo scream e le chitarre distorte regalano al disco una buona potenza, ben calibrata con la ricerca di melodie e di stacchi non propriamente scontati.

Si parte subito con Brittle, energetica opener nel quale lo scream del singer si intreccia con momenti più corali e melodici. La voce subito ci riporta, come influenze agli ultimi album dei Death, mentre il riff granitico è a cavallo tra Death Melodico e Progressive. Il brano, pur essendo molto potente e massiccio, pecca di leggera monotonia, e sostanzialmente non riesce a colpire appieno. La seconda canzone, Just Ask Yourself risulta essere molto più cangiante della precedente, e riporta la musica finora ascoltata a buoni livelli. Ogni musicista riesce a ritagliarsi un piccolo spazio, tanto che nel complesso ogni strumento risulta essere facilmente distinguibile. Mark It Zero invece varca i terreni più prettamente progressive degli Era Vulgaris, privileggiando una strofa molto melodica, per poi arrivare ad un chorus molto potente e coinvolgente.
In Limb From Limb la componente solistica dei chitarristi fa la sua entrata in scena, prepotente e determinante: le chitarre abbinate alla linea vocale danno alla canzone in questione un suono molto particolare, che la rende molto particolare. I Must Have Your Brain è la canzone più atipica del disco intero: le influenze degli Ephel Duath si fanno sentire parecchio, andando a creare una canzone contenente stacchi tipicamente fusion, riff al limite del crossover e momenti nei quali fanno capolino anche le tastiere.
Un breve dialogo ci introduce a Fate Draws A Curtain, al suo incedere più rallentato rispetto alle precedenti tracce. Il ritornello della canzone è la prima componente che salta all’orecchio al primo ascolto, ma tuttavia, analizzando bene tutte le altre parti ci si accorge del grande potenziale della band e della qualità di alcune soluzioni. Harmonic Discontent e Imram chiudono il disco: la prima a dir la verità passa abbastanza inosservata, se non per qualche spiraglio melodico degno di nota, mentre la seconda (ben undici minuti) risulta più varia e allettante. Le parti strumentali iniziali, sia in pulito che in distorto rendono molto bene l’idea di cosa verrà dopo, ovvero una suite molto ben strutturata e ispirata, ottima per concludere questo What Stirs Within.

Al loro disco d’esordio, gli Era Vulgaris hanno confezionato un disco convincente e sicuramente degno di più di un ascolto. Non si parla di un capolavoro, ma di un disco che convince e che mette in risalto le potenzialità del quartetto irlandese, sicuramente capace di far meglio e di poter, al prossimo capitolo discografico, stupire ancora di più.

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