Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Blackend Records
Anno: 
1997
Line-Up: 

Nornagest  - Guitars (lead), Vocals (backing) 

Lord Sabathan  - Bass, Vocals, Keyboards 

Nebiros  - Guitars

Cernunnos (R.I.P. 1997)  - Drums 

Da Cardoen  - Drums  su quest’album

André Gielen  - Keyboards 

Tracklist: 

1. Satan's Realm  02:04   instrumental 

2. The Ultimate Horde Fights  04:43  

3. Ha Shaitan  04:46  

4. Evil Church  04:40  

5. The Antichrist Summons the Black Flame  03:54  

6. The Forest of Nathrath  04:29 

7. Dusk of Forgotten Darkness  05:15  

8. Throne to Purgatory  03:41  

9. When Horny Flames Begin to Rise  05:04  

10. Hertogenwald  05:32  

11. Final Armageddon (Epilogue)  01:00   instrumental 

Enthroned

Towards the Skullthrone of Satan

Il  19 aprile del 1997 accadde un fatto che sconvolse per sempre gli Enthroned che da solo due anni avevano debuttato con il leggendario Prophecies of Pagan Fire. Il co-fondatore Cernunnos si tolse la vita al suo venticinquesimo anno di età, impiccandosi. Lord Sabathan, suo inseparabile amico, fu sconvolto. Con un album pronto per essere registrato e tante idee per il futuro, questo fatto rivoluzionò il corso della band. In fretta e furia venne trovato un session drummer, Da Cardoen, affinché le sessioni di registrazione potessero partire. All’ultimo arrivato, il pesante compito di seguire le linee di batteria già impostate da Cernunnos e completare il lavoro in studio. Il risultato fu Towards the Skullthrone of Satan, lavoro anch’esso leggendario nella cultura black metal, degno successore dell’album di debutto.

Una registrazione per certi versi più grezza e minimale conferisce ai brani un tocco maligno degno di nota, mentre l’ultimo arrivato dietro le pelli si adatta come può nel suo pesante ruolo. La sua tecnica non è affatto sopraffina anche se discretamente precisa ma deficita di carattere e fantasia; qualità in possesso del suo predecessore. In fin dei conti la sedia dietro alle pelli scottava e va bene anche se possiamo ritrovare alcune stecche o i suoi blast beats a volte non si fanno sentire a dovere. Ciò che possiamo notare anche, è come le nuove composizioni della band fossero notevolmente accelerate rispetto a quelle datate 1995. Un segno di come gli Enthroned fossero sempre più affascinati della brutalità musicale sino ad arrivare a creare un album scontato come Armoured Bestial Hell.

La cupa introduzione di Satan's Realm con Cronos dei Venom come ospite alla voce ci dà il benvenuto in questo viaggio. L’irruenza musicale del gruppo si mostra chiara grazie The Ultimate Horde Fights, song dalla violenza inaudita ma sempre ben alternata a stacchi rallentati dal tocco epico raggelante. Sabathan dietro al microfono vomita blasfemie con il suo classico scream dal timbro maligno, riconoscibile e potente come non mai sino ad arrivare alla due composizioni che rendono quest’album veramente immortale:  Ha Shaitan e Evil Church. La prima segue binari molto diretti, con le chitarre a creare un vero  proprio muro da alternare a momenti maggiormente accessibili come preludio di una ritornello che ti si conficca in testa on una facilità disarmante. Gli stop and go delle chitarre e la sezione solista prima della ripartenza a metà canzone sono entrate di diritto nella storia del genere. Da antologia la seconda traccia delle due, introdotta da uno dei giri di basso più celebri del black metal. La melodia macabra e “rituale” in un certo senso che gli Enthroned conferiscono a questa traccia è qui per rimanere e forse non verrà mai più eguagliata nella storia della band.

Le campane e le tastiere di sottofondo offrono un’ottima base per la violenza di The Antichrist Summons the Black Flame, traccia diretta ma dal riffing sempre orecchiabile ed evocativo, soprattutto durante le sezioni rallentate. Ne segue lo stesso stile anche la successiva The Forest of Nathrath, impreziosita dalla prova migliore del batterista, tra svariati cambi di tempo e rullate precise. Arrivati a Dusk of Forgotten Darkness possiamo notare ancora una volta quanto la melodia fosse importante allora per il gruppo, giacché il chitarrista Nornagest non perde mai occasione per deliziarci con stacchi solisti di ottima fattura al fine di accrescere la sensazione di oscurità che ammanta una traccia in costante bilico tra velocizzazioni in blast beats e momenti più ragionati. Sporadici intermezzi di tastiera arricchiscono la proposta, passando attraverso la diretta e tagliente Throne to Purgatory sino arrivare agli arpeggi iniziali di una decisamente meno irruente When Horny Flames Begin to Rise, canzone che mostra il suo lato migliore durate le sezioni in tempi medi ove le chitarre possono esprimersi al loro meglio.

Volgendo alla fine dell’album troviamo le oscure partiture di Hertogenwald, song inizialmente dall’andatura rituale arricchita da cori femminili. Successivamente la canzone esplode in blast beats. I momenti rallentati mostrano ancora una volta il lato migliore del sound, grazie anche all’apporto delle tastiere, mentre i riffs in tremolo a supportare i tempi veloci si assomigliano leggermente, pecca che comunque potrete notare anche ascoltano alcune canzoni in precedenza. Il disco termina con  Final Armageddon (Epilogue), outro plumbeo che mette il punto esclamativo su di un lavoro di classe. Le piccole sbavature sopra menzionate non diminuiscono il valore dell’album, né ne scalfiscono l’importanza che esso riveste nell’ambiente black metal. Il successivo The Apocalypse Manifesto ne seguirà grossomodo le coordinate, con una produzione migliore, prima che un periodo buio rischiasse di minare la stabilità di questa eternamente sottovalutata band.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente