Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Prophecy Productions/Audioglob
Anno: 
1996
Line-Up: 

- Ulf Theodor Schwadorf (Markus Stock) – Voce, Batteria, Chitarra, Basso
- Andreas Bach – Tastiere

Guest:
- Nadine Moelter - Flauto

Tracklist: 

1. Moonromanticism - 02:00
2. Under Dreamskies - 10:10
3. The Franconian Woods In Winter`s Silence - 10:55
4. The Yearning - 08:41
5. Autumn Grey Views - 03:56
6. Ordain'd To Thee - 11:14
7. A Gentle Grieving Farewell Kiss - 02:00

Empyrium

A Wintersunset...

Il 1996 vide debuttare una band che, nel proprio piccolo, sarà capace di influenzare numerosi epigoni e di dare vita ad un piccolo nucleo di lavori di grande importanza e straordinaria bellezza: i lavori degli Empyrium saranno infatti d'ispirazione per larga parte della produzione successiva targata Prophecy Productions (label fondata, praticamente, per pubblicare il qui recensito lavoro), un’etichetta che negli anni si è ampliata notevolmente, accogliendo fra le proprie fila alcuni fra gli acts più interessanti del mondo del Metal e del Dark Folk.

La storia della band inizia in realtà un paio d’anni prima, con la pubblicazione di un demo di quattro tracce, “...Der Wie Ein Blitz Von Himmel Fiel...”, e la definizione delle coordinate tematico-musicali che guideranno il progetto in questa priam fase di carriera. Questo debutto, come già anticipato, è la prima pubblicazione in assoluto della Prophecy, e viene registrato nel Gennaio del ’96 dalla primigenia formazione degli Empyrium, che all’epoca erano formati dal leader indiscusso Markus Stock, cantante, batterista, bassista e chitarrista noto con lo pseudonimo di Ulf Theodor Schwadorf, e dal tastierista Andreas Bach: al duo si aggiungeva la bella Nadine Moelter, moglie di Markus, per addolcire con il suo flauto i momenti più riposanti e soavi.

I paesaggi idilliaci di “A Wintersunset...” sono disegnati in un quadro dipinto con le tinte nebbiose del Doom Metal, cui si aggiungono però elementi completamente diversi: i colori bruni del Doom (i ritmi cadenzati, le chitarre soliste lente ed ipnotiche) costituiscono semplicemente lo sfondo del quadro, mentre la rappresentazione dei soggetti in primo piano è affidata a colori pastello dalle sfumature ben più calde (le influenze Folk, gli arrangiamenti sinfonici delle onnipresenti tastiere e la voce immatura, piena e poderosa di Markus); l’affresco è completato da freddi schizzi di tempera Black/Gothic (le ronzanti chitarre elettriche, l’acida voce in screaming), occasionalmente capaci di inserirsi nel contesto poetico per aggiungervi una vena di rimorso e dolore.
A livello di tematiche, il disco è completamente votato all’esaltazione e alla rappresentazione della Natura: ogni secondo musicale del disco, ogni commovente orchestrazione delle tastiere di Bach, ogni singulto romantico della voce di Markus è ispirato dalla poesia delle interminabili foreste, delle notti solitarie, dei laghi cristallini che il gruppo ama: ne è un esempio la splendida “Under Dreamskies”, un lunghissimo brano introdotto dalla delicatissima ouverture “MoonRomanticism”. Nella seconda traccia vediamo già condensarsi in una creazione di immenso fascino tutte le caratteristiche di questo primo disco degli Empyrium: i lamenti delle chitarre annegano negli sconfinati arrangiamenti dei sintetizzatori, gli stacchi atmosferici si alternano a scatti brucianti di passione, e la voce di Markus si modella, alternativamente, in un rauco scream di deriva Black o in canto sostenuto e maestoso, non ineccepibile sotto il profilo tecnico ma adattissimo al mood sinfonico e ricco di “A Wintersunset...”.

L’aura di magia e tensione emotiva è palpabile, perfino eccessiva nei momenti più orchestrati, e si propaga per tutti e cinquanta i minuti del disco: l’introspettiva “The Franconian Woods in Winter Silence” è superbamente intessuta dall’incrocio di sintetizzatori e liquide/languide chitarre, ma è affascinante nella sua accelerazione colma di rancore a metà brano; altrettanto varie le altre composizioni, con la penultima “Ordain’d to Thee” a esemplificare al meglio pregi e difetti di questa release: le emozioni sgorgano a fiotti, inondando le partiture di Stock e Bach di trovate da brividi; tuttavia, la lunghezza è forse eccessiva e alcune soluzioni e melodie scelte hanno un feeling leggermente troppo stancante, costruito ed estenuante per essere apprezzabili totalmente.

Un quadro intenso, talmente ricco di idee che queste spesso non sono rifinite come meriterebbero; un disco costituito di composizioni lunghe, articolate, cariche di influenze classiche e di intermezzi folk: nonostante la perfezione del successivo “Songs of Moors and Misty Fields” rimanga lontana, “A Wintersunset...” resta tutt’oggi uno dei dischi più poetici della scena Metal. Nonostante la relativa immaturità della band e la scelta di soluzioni musicali talvolta ancora da limare e perfezionare, questo debutto degli Empyrium è da considerarsi null’altro se non il primo di quattro capolavori.

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