Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Meri Tadic – vocals, violin
- Chrigel Glanzmann – vocals, mandola, tin and low whistles
- Anna Murphy – vocals, hurdy gurdy, flute
- Pade Kistler – bagpipes, tin and low whistles
- Sime Koch – guitars
- Ivo Henzi – guitars
- Kay Brem – bass
- Merlin Setter – drums

Guests:
- Torbjorn “Thebon” Schei – additional vocals on (Do)minion
- Brendan Wade – uillean pipes on Otherworld, Setlon and The Liminal Passage
- Dannii Young – spoken voice on Otherworld and The Liminal Passage

Tracklist: 

01. Otherworld (intro) – 1:57
02. Everything Remains As It Never Was – 4:25
03. Thousandfold – 3:20
04. Nil – 3:43
05. The Essence Of Ashes – 3:59
06. Isara (instrumental) – 2:44)
07. Kingdom Come Undone – 3:22
08. Quoth The Raven – 4:42
09. (Do)minion – 5:07
10. Setlon (instrumental) – 2:36
11. Sempiternal Embers – 4:52
12. Lugdunon – 4:01
13. The Liminal Passage – 2:15

Eluveitie

Everything Remains (As It Never Was)

La prova offertaci in occasione di Evocation I - The Arcane Dominion, quasi 10 mesi or sono, aveva destato numerose perplessità, oltre a qualche insondabile dubbio: al di là della stessa decisione di cimentarsi in un album prettamente acustico, tanto opinabile quanto estremamente naturale per una formazione dall’anima prevalentemente folk, era stato il risultato finale di questa operazione a lasciare in particolar modo perplessi, in quanto gli Eluveitie  avevano dato alle stampe un album piuttosto spento e monocorde, ben lontano dal trionfo internazionale conquistato col suo  predecessore, l’acclamato Slania. Appresa solo in parte la lezione, visto che il progetto di dare un seguito a Evocation I - The Arcane Dominion non è stato affatto accantonato ma, al contrario, troverà suo compimento proprio nel corso dell’anno corrente, la band svizzera è però tornata sui propri passi riproponendo le medesime sonorità elettriche del suo precedente capolavoro, del quale il loro nuovo album non è che l’ideale completamento.

Everything Remains (As It Never Was) è, sotto tutti gli aspetti, il manifesto programmatico degli Eluveitie: nonostante sia il terzo capitolo discografico, forse proprio perché del terzo capitolo discografico si tratta in effetti (Evocation I - The Arcane Dominion ha inaugurato, a prescindere dalla sua reale consistenza e dalla sua opinabile ragion d’essere, una sorta di percorso artistico parallelo), l’ultimo lavoro della band elvetica ne sintetizza ed esprime, nella loro più vivida pienezza, tutte le caratteristiche essenziali, come mai prima d’ora era accaduto, nemmeno in occasione del gemello Slania. Questa affermazione potrà certamente andare incontro a parecchie remore, soprattutto da quanti si aspettassero da una qualsiasi band sempre e comunque qualcosa di nuovo e diverso, nel caso specifico costituito dagli Eluveitie in maniera ulteriormente decisa alla luce dello straordinario successo ottenuto proprio dal succitato Slania. Oltre alle analogie più superficiali, riscontrabili sin dalla struttura stessa della tracklist (soliti intro ed outro strumentali, così come 2 brillanti intermezzi ogni 2-3 song), non si può negare che Everything Remains (As It Never Was) non faccia che riproporre in toto quanto già espresso all’epoca di Slania: oramai si sa che gli Eluveitie propongono un melodic death metal fortemente contaminato da echi folk di chiara ispirazione gaelica, è questa la via stilistica che hanno intrapreso, è questa la loro dimensione più congeniale, è questa la loro natura artistica, ed è ampiamente giustificabile, lecito, giusto addirittura che non abbiano voluto abbandonarla.

E’ evidente che non possiamo sapere a priori quali siano le ragioni ultime di questa precisa decisione, tanto più che si potrebbe tranquillamente sospettare, in maniera positiva o negativa a seconda della prospettiva personale, che abbiano avuto un po’ di comprensibile timore a proseguire imperterriti su una direzione acustica che si era rivelata un vero e proprio e fallimento, preferendo di conseguenza riconquistare l’affetto dei propri estimatori riportandosi sui sentieri già battuti. Tuttavia, ciò che più conta è che una simile impresa, giacché superare la qualità di Slania non era assolutamente compito abbordabile, sia stata completata in maniera pressoché perfetta: se qualcosa poteva effettivamente essere migliorato, gli Eluveitie l’hanno fatto nella maniera migliore possibile, facendo di Everything Remains (As It Never Was) una versione aggiornata, riveduta e corretta del suo eccellente predecessore. Tecnicamente più ispirato, emotivamente più coinvolgente, strumentalmente più curato e gradevole, melodicamente più vario e raffinato, l’ultima fatica della formazione elvetica va a costituire un punto di riferimento determinante per quanti vorranno, d’ora in avanti, inserirsi lungo il cammino tracciato dalla formazione originaria della terra dei Quattro Cantoni. Poco importa che sia di fatto la bella copia di Slania, poco importa che quest’ultimo sarà sempre e comunque considerato l’album firmato Eluveitie per eccellenza in quanto superlativo e seminale allo stesso tempo: Everything Remains (As It Never Was) gli è superiore in tutto e per tutto e non riconoscerne il merito sarebbe certamente una grave ingiustizia nei confronti di un gruppo assolutamente fondamentale della scena folk metal moderna.     

Difficile, a nostro avviso, trovare punti deboli in questo imprescindibile gioiello musicale moderno, a partire dagli stessi episodi strumentali: intro ed outro sono essenziali e ammiccanti allo stesso tempo, grazie a spoken words intuitive e fascinose sin dal primo ascolto, mentre Isara e Setlon mantengono ben desta l’attenzione promuovendo linee melodiche intuitive ed ammalianti che, sebbene ripetute, non sfociano mai nella noia o nel desiderio di skippare brutalmente – proprio questo era uno degli aspetti, seppur relativamente insignificanti, in cui difettava Slania, i cui intermezzi strumentali evidenziavano una prolissità davvero deleteria. Le songs vere e proprie, del resto, alternano situazioni musicali che, sebbene mantengano sempre saldo un preciso filo conduttore, non offrono mai il fianco a cali di tono, momenti di stanca, attimi di delusione o noia, con la sola eccezione di quella titletrack che davvero pare brano incerto, incolore, impalpabile: Thousandfold, infatti, giustifica perfettamente la scelta discografica di primo singolo estratto, accompagnandosi a Nil con grande potenza sonora e spaventoso coinvolgimento emotivo, entrambe recitando un ruolo pressoché speculare alle Inis Mona e Slania’s Song del secondo capitolo discografico degli Eluveitie; lo stesso discorso trova accoglimento anche nel caso di Kingdom Come Undone, più asciutta e brutale delle precedenti, mentre l’anima folk più delicata e sognante riemerge nei momenti conclusivi, come Sempiternal Embers e Lugdunun. Non mancano nemmeno situazioni più solide e bellicose, dotate di quella compattezza epica tipicamente mitteleuropea che, in alcuni frangenti, quasi si lascia andare ad intriganti reminiscenze simil-viking, come nel caso di The Essence Of Ashes, Quoth The Raven o (Do)minion, pezzo straordinariamente trascinante ed evocativo, in assoluto l’episodio più interessante e profondo del platter in questione.

Ecco, proprio questo è forse il modo migliore per concludere questa meritata celebrazione, ovvero provare ad ipotizzare quali potrebbero essere gli scenari futuri della band svizzera, perché, dopo l’enigmatica ouverture del debutto, ovvero Spirit, ed il fragoroso crescendo di Slania, con Everything Remains (As It Never Was) gli Eluveitie possono finalmente dire di aver completato l’opera. Molto dipenderà dalla riuscita di Evocation II, seconda parte di un lavoro poco più che discreto, seguito di un episodio discografico che in parte rischia di aver già precluso loro un possibile nuovo orizzonte: non ci augureremmo di certo un secondo tracollo, al contrario, tuttavia non possiamo certamente trascurare il fatto che quella stessa vocazione acustica potrebbe essere tranquillamente incanalata ed espressa in un album più misterioso e non a lei interamente dedicata, magari proprio in compagnia di quei fuggevoli squarci che ci suggeriscono come la band rossocrociata potrebbe serenamente oltrepassare il ristretto confine dell’irish folk tradizionale e del melodic death metal di pragmatica provenienza svedese. Solida consapevolezza tecnica, comprovata maestria compositiva, invidiabili abilità strumentali e una sensibilità melodica discreta e mai retorica: tutto questo sono gli Eluveitie, tutto questo è Everything Remains (As It Never Was).   

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