Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Etichetta: 
My Kingdom Music/Masterpiece
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Roberto Cardinali - batteria
- Lorenzo Morresi - voce
- Daniele Tiberi - basso
- Massimiliano Wosz - elettronica
- Stefano Wosz - chitarra sette corde


Tracklist: 

1. Tmesis
2. That Blind
3. They
4. The Drop
5. The Lesson Betrayed
6. Contemplate
7. Trust In Me
8. As Water
9. Insect
10. Day Zer0

Edenshade

The Lesson Betrayed

Se si vuole cercare tra le realtà musicali italiane più promettenti, bisogna dire che la My Kindom Music sta svolgendo un importante lavoro a questo proposito. Si capisce questo soprattutto se si ascolta l’ultimo lavoro degli Edenshade, band di Roma, esplosa a livello europeo nel 2003 con Ceramic Placebo For A Faint Heart. Ora nel 2006, il combo italiano è pronto a tornare in scena con un secondo full-length davvero mirabile, che si permette di fare scuola alle produzione straniere in campo prog/death. The Lesson Betrayed è infatti un esemplare caso di fusione tra il tipico sound svedese degli In Flames e dei Dark Tranquillity con il genio progressive di gruppi come Pain of Salvation o Dream Theater. Sono quarantadue minuti di euforia, abilità tecnica e grande varietà stilistica che dimostrano quanto gli Edenshade abbiano conquistato in fama. Subito la prima track, Tmesis, inizia in modo deciso, elegante, con il blocco guitars-bass urtante, tagliente appunto. Il vocal esprime poi in modo preciso la sintesi tra i due generi con un vocal potente, molto espressivo, e un growl ruvido, selvaggio. Anche qui però non mancano i colpi di scena. Sono molte le sfumature vocali che creano varie sfere emotive le quali a loro volta rendono sicuramente il sound più ricco. Sono toccati punti in cui le linee vocali sono più graffianti; in altre parti le si può scambiare con Mikael Akerfeldt (Opeth) o anche con Daniel Gildenlöw (Pain of Salvation). La batteria poi incide pesantemente sul sistema sonoro complessivo della band: è studiata molto attentamente, in modo da non sembrare eccessiva, facendo lo stesso molto apprezzare il suo contributo. Tmesis presenta anche una tempesta di virtuosismi dei singoli strumenti: a cominciare dalla chitarra, con effetti splendenti, elettrizzanti, fino al basso con un riffing davvero elegante. I cambi di velocità sono poi molto importanti nel quadro delle singole track. Riprese e interruzioni sonore si legano in questo modo a determinati filoni lirici ed emotivi. Si comprende quindi, come da tutto ciò la carica energica che viene a investire l’ascoltatore sia di grandi proporzioni.

Proseguendo l’ascolto la successiva That Blind regala ancora altre peculiarità al sound della band. Infatti si fa portavoce delle soluzione melodiche che ovviamente non possono mancare a questo tipo di sound. Prima cinque minuti di progressive death metal sono esemplari sotto ogni punto di vista, strumentale, vocale, originale per le liriche (tre voci uniche nella persona, ma distinte nell’essenza: quella dell’odio, quella della paura eclettica e instabile, in stile Pain of Salvation e quella apparentemente integrale della persona in clean o in growl); poi inizia una parte melodica con chitarra ed effetti di keyboards caldi, onirici, accompagnati in modo riflessivo dal basso. Le linee di questo sono protagoniste anche nella successiva They, nella quale l’andamento molto ragionato e violento della song trascina in modo vorticoso l’ascoltatore, tra i meandri di un sound duro e avvolgente, interrotto solo da una parte centrale melodica e da una pluralità colorata di soli che lasciano estasiati. Parallelamente le tematiche del dialogo interiore su amore, morte e Dio proseguono anche qui e termineranno solo con la fine del disco. The Drop inizia a questo proposito un lungo soliloquio di quello che l’uomo sarebbe nella sua integrità (what I am), coronato tra l’altro da un solo di grande effetto. E’ su tali livelli anche la title-track, quinto capitolo, che si presenta originale per l’andamento appena frammentato e la sfuriata strumentale successiva, che si sciolgono poi in due tipi di giri di keyboards: il primo malinconico e cupo, il secondo addirittura sinfonico, più un terzo giro di piano finale. Da qui si viene rimandati con Contemplate alle sonorità dei PoS con un bellissimo riffing che segue un vocal sussurrato e scattante. Il blocco strumentale si fa molto violento e pesante poi nella parte centrale, dove scandisce in modo titanico l’andamento di un esilarante solo di guitar. Come se non bastasse diversi parti melodiche di chitarra arricchiscono il brano in un crescendo emotivo e sonoro di basso e drums.

La brevissima Trust in Me (0.29) cede il passo tematicamente a As Water. Stilisticamente è apprezzabile per il suo passaggio continuo da situazioni quasi drammatiche a parti furenti in growl. Con la nona Insect ci si avvicina alla fine dell’album attraverso soli travolgenti, riff potenti e parti di batteria ritmate. Infine Day Zer0 introduce per la prima volta un sound totalmente calmo, ma nella drammaticità, con un giro di piano molto riflessivo, supportato poi da un vocal straziato. Questo sale in un climax emotivo fino a far parlare per la prima volta la voce del passato (what i was), sussurrata, quasi stanca, con sotto esclusivamente un bellissimo accompagnamento di batteria.
Si tratta di una chiusura degna dei grandi album, che consacra di diritto The Lesson Betrayed tra quei lavori essenziali nel panorama contemporaneo che dovrebbe quindi essere ascoltato da tutti. Gli Edenshade se continueranno su questa strada si guadagneranno un posto tra i grandi nomi del mondo progressive/death europeo.

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