Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Novunque
Anno: 
2011
Line-Up: 

-Pier Giorgio Pardo - Voce, piano

-Diego Palazzo - Voce, chitarra e piano

-Christian Clemente - Chitarra

-Fabrizio Bucceri - Basso

-Davide Debenedetti - Sintetizzatori

-Giacomo Carlone - Batteria

Tracklist: 

01. Umano, Troppo Umano

02. L' Uomo Qualunque

03. Credo

04. Come un Eroe della Marvel

05. Ragazze + Ragazzi

06. Non si Uccidono così anche i Cavalli?

07. Sirene

08. Con Stile

09. Una Vita

10. Universo

11. Non Mi hai Fatto Male

12. Parabole

Egokid

Ecce Homo

"Mamma italiana fammi un figlio non lo vedi che non abbiamo i soldi..."

La caratteristica che il pop in Italia si sta portando dietro da diversi anni? Quella di non suonare più pop. Si preferisce usare gli strumenti convenzionalmente tradizionali, definendosi in questo caso rock ( gli effetti derivanti da questo termine, naturalmente, sono molteplici, vedi Le Vibrazioni), oppure crearsi basi dance di seconda mano per inseguire a tutti i costi il David Guetta mondiale. Non ci sono più le canzoni di una volta e si stava meglio quando si stava peggio anche in musica, certo, ma sembra che i canoni del pop italiano siano mutati, talent televisivi a parte, verso nuovi percorsi che, a parer mio, non stanno portando da nessuna parte questo genere, se non in un circolo di commercializzazione e sfruttamento dell' immagine dannoso per tutti. E mentre Caparezza nel suo nuovo album trasmette il problema ( gesto che approvo, perché in fondo a pochi sembra stare a cuore veramente la musica oggi), i Linea 77 provarono ad illuminare la via che sembrava più percorribile, ovvero quella di ripartire dall' underground per gettare importanti fondamenta per la musica che verrà. Ma il paese non si dimostrò così reale, in particolare perché mandato avanti da gruppi attivi dagli anni '80 con capolavori in catalogo ma per molti ancora anonimi ( Afterhours in primis) che sotto del finto buonismo celavano una voglia matta di farsi pubblicità. Ripartire da quelli giovani, quei pochi che si potrebbero presentare anche all' estero, sembra essere il modo più sincero per cercare di risalire la china.

Gente ancora in palla come gli Egokid, che ha idee chiare sul suono da adottare, e la ha ancora più chiare su come evolvere questo di album in album. Si passa dalla psichedelia lo-fi di The Egotrip of Egokid all' avanguardia di The K Icon, per continuare con il britrock di Minima Storia Curativa ed arrivare ad Ecce Homo abbastanza grandini. Ma per fortuna che la loro crescita si sia ben espressa anche dal punto di vista musicale, considerando che il nuovo disco rappresenta oltre che il loro picco massimo, anche una delle più belle uscite di musica pop da venti anni a questa parte. Il pregio più evidente di questi "Baustelle gay" ( come li definisce sarcasticamente la più nota webzine musicale italiana) è il fatto di sapersi applicare nella stessa maniera tra filosofismi stimolanti e peripezie ottantiane, da cui ne esce una versione new wave degli Elio e Le Storie Tese. Non è affatto facile immergersi in questa atmosfera piuttosto obsoleta secondo i canoni dell' ascoltatore di nuova generazione, abituato a passare dalle hit easy listening alle più complesse trame musicali, perché semplicemente Ecce Homo possiede entrambe le caratteristiche. Adorabili alla stessa maniera, sia quando a prevalere sono le montature melodiche di facile appeal, sia quando il mood si fa più intimo e solista, tanto da annullare gli eccessivismi sinth pop delle prime che i ritmi narcolettici delle seconde. Altrettanto invidiabile è la capacità di pescare dal britpop mainstream ( la cover dei Blur tradotta ne è l' esempio più lampante) quanto dalla tradizione nostrana, dalla disco sempre accesa e convincente fino alle orchestrazioni dall' inevitabile sapore sanremese.

L' Uomo Qualunque, preceduto dall' intro Umano, Troppo Umano, si mostra nel suo kashmir di puro Alan Sorrenti alle prese con i figli delle stelle, ed anche il Barbarossa & Friends di Credo, suonata con un bel tiro elettro-rock, non tradisce le premesse. In Come Un Eroe Della Marvel si ha l' impressione di sentir suonare Cocciante in versione pianobar, con tromboni e chitarre al seguito, visto il mood malinconicamente romantico, ma anche Ragazzi + Ragazze ( Girls & Boys reprise), sebbene estiva e spensierata nei repeat di cori susseguiti da tastiere colorate, non scherza in quanto a nostalgia. Non Si Uccidono Così Anche I Cavalli? è il miglior brano del disco, che unisce senza sprezzo del pericolo un testo alla Numero 6 ( o Non Voglio Che Clara, se preferite) miscelato con un sinth pop alla Humpty Dumpty alle prese con le sue brasiliane ed una wave intrisa di chitarre piene di filosofia in casa Amor Fou, che rappresenta la cosiddetta ciliegina sulla torta. La confidenziale Sirene fa riprendere fiato al gruppo formato da ben sei elementi, producendosi in un' odissea sentimentale, una vera e propria melodia alla Hooverphonic, per poi riattaccare con il rock distorto di Con Stile, molto Battiato nello stile ma meno piaciona nel galleggiamento pop ancora una volta composta da tastiere. Infine Una Vita e Universo pescano ancora dal miglior pop nostrano ( il primo con un ritornello à la Raf) e le conclusive Non Mi Hai Fatto Male e Parabole chiudono ( quest' ultima con un fare tipico dei più sicuri Pooh) Ecce Homo.

La fotografia più chiara che si può scattare degli Egokid dopo quaranta minuti abbondanti li ritrae ormai adulti, consapevoli di quanto è già stato fatto ed anche piuttosto abili, soprattutto nella strada intrapresa in questo Ecce Homo, ovvero quel caro e vecchio pop che abbiamo perso di vista negli ultimi anni. Optano spesso per il singolo di facile successo, e per questo non rientrano nella categoria di dandy cantautoriali fin troppo affollata, ma allo stesso tempo sanno applicare buone basi su testi a dir poco intelligenti e genuini, ricchi senza dubbio di una falsa felicità che pare più come un gesto fugace in tempi bui. Ecce Homo è un disco molto interessante, divertente, colorato ed impeccabile in ogni suo elemento, che sicuramente conquisterà gli amanti della musica italiana, che ne sapranno apprezzare la varietà di stili e qualche scelta intraprendente. Musica aperta a tutti e non anonima o figlia delle mode, questo è il segreto. Per alcune riviste è già disco dell' anno, io ci andrei coi piedi di piombo. Di sicuro però il suono di Ecce Homo, arricchito dall' ottima registrazione di Taketo Gohara ( Baustelle, Vinicio Capossela) e prodotto da Sergio Maggioni e Giulio Calvino ( Hot Gossip, Syria), è qualcosa di raro ed ignoto a molti.

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