Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Etichetta: 
Relapse Records
Anno: 
2009
Line-Up: 



- John Gallagher - voce, chitarra
- Sean Beasley - basso, voce
- Trey Williams - batteria

 

Tracklist: 



1. Your Treachery Will Die With You
2. Shepherd's Commandment
3. Hopeless Insurrection
4. Conceived Into Enslavement
5. Atrocious By Nature
6. Descend Into Depravity
7. At What Expense
8. Ethos Of Coercion

Dying Fetus

Descend into Depravity

Sesta fatica discografica in full-length per i Dying Fetus con la pubblicazione di questo nuovo album, Descend into Depravity. La copertina si fa subito notare per la sua grafica, in bilico tra un film di azione con richiami a registi quali Tarantino e Rodriguez e una sorta di videogioco. Tutto ciò stupisce, un po’ come farà la musica qui contenuta. Di anni ne sono passati solo due dall’album, più che buono , War of Attrition anche se la line-up è già stata rimodellata rispetto al recente passato con la dipartita del chitarrista Mike Kimball (presente nei due album precedenti) e il batterista Duane Timlin. Al posto di quest’ultimo è arrivato Trey Williams mentre il posto di chitarrista vacante non viene riempito da nessuno, lasciando la band con il solo John Gallagher alla chitarra e voce, coadiuvato dal bassista Shane Beasley al basso e seconda voce.  

Come dicevo in precedenza, la musica su Descend into Depravity stupisce un po’ per il leggero cambio di rotta avvenuto in fase di mixaggio poiché il suono che ne viene fuori è più crudo ed essenziale, senza la pulizia a volte eccessiva (cfr. Stop at Nothing). Non considero ciò un pregio o un difetto, ma ci tengo solo a precisare che gli strumenti suonano leggermente più “impastati” ma non per questo meno potenti. Tutto sembra più naturale e spontaneo, come il fatto di voler utilizzare una sola linea di chitarra al posto di due, come a voler dare una dimensione più “live” al disco. Dalla batteria meno triggerata alla chitarra con una chiare inflessione thrash metal nella distorsione, i Dying Fetus propongono questo leggero viramento. Ad ogni modo, non temete voi puristi e fan del gruppo poiché la formula musicale rimane intatta e votata al solito estremismo sonoro che li ha contraddistinti finora. Il solito mix letale di death, hardcore e grind non è scomparso affatto.  

A provarlo, troviamo immediatamente Your Treachery Will Die With You con il classico ritmo schizoide e i repentini cambi di tempo. Gli elementi hardcore rivivono in modo pesante nei mid-paced breaks per fare scapocciare pesantemente, mentre le restanti partiture sono sempre infarcite dal mix letale di grind e death con tassi elevatissimi di tecnica. Da notare l’ottimo lavoro della chitarra solista con i suoi fraseggi eseguiti alla velocità della luce. I tempi incontrollabili e il riffing incarognito di Shepherd's Commandment spesso e volentieri lasciano spazio anche ad ampie aperture a base di doppia cassa, senza dimenticate il solito groove dei riffs che fa da sottofondo ai tempi rallentati creando un mix a dir poco esaltate. Non c’è un attimo di tranquillità in questa marea di riffs al limite dell’umano per velocità e tecnica, perciò Hopeless Resurrection sarà un’altra occasione per gustarvi del sano estremismo con un orecchiabile ritornello posto verso la fine.  

In Conceived Into Enslavement sono le parti groove che convincono di più, specialmente quando i chiari influssi thrash fanno capolino attraverso dei tremolo che non esaltano in alcune parti. Stesso discorso per alcune sezioni in blast beats di Atrocious By Nature le quali risultano essere leggermente confusionarie anche se esse sono in numero limitato rispetto a quelle buone con un riffing roccioso come supporto. A dir poco grandiose le aperture groove con tanto di grande lavoro di doppia cassa della title-track o i vari stop and go. Anche At What Expense scorre via facilmente senza esaltare. Tutto risulta nella norma anche se alcune aperture melodiche sono veramente azzeccate per donare aria alla composizione e renderla in qualche modo più riconoscibile, prima di terminare il disco con Ethos Of Coercion, una mazzata in piena regola con alcune aperture melodiche e groove veramente interessanti, adatte a  porre il punto esclamativo ad un buon ritorno per i Dying Fetus

A parere di chi scrivere, Descend into Depravity non raggiunge i picchi degli album passati e a volte risulta essere un tantino monocorde con poche idee fresche. Sicuramente la registrazione e il riffing un tantino più thrasheggiante fanno si che ci si possa divertire con questo disco anche se non si rivela come una delle più grandi sorprese del 2009.     
 

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