Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
V2
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Nicola Cerantola – voce
- Davide Zenorini – batteria
- Luca Dal Lago – chitarra
- Matteo Tabacco – basso, voce
- Alessandro Costa – tastiere


Tracklist: 

1. Nexiest Luces (02:53)
2. Root Is a Flower That Disdain Fame (03:25)
3. Baba Yaga (03:38)
4. Un Lungo Sacrificio (03:48)
5. Readymade Complaints (03:47)
6. Fashion Kills Romance (03:25)
7. Opera (04:03)
8. Under Pressure... You Retract! (03:44)
9. Un Fuoco Dentro (04:13)
10. Siamo Tutti Illusi Di Essere Nel Giusto (03:38)
11. A Word That Rimes With Shame (18:11)

Dufresne

Atlantic

E’ il caso di allacciarsi le cinture, qualche istante prima di inserire Atlantic nel lettore cd. Regna un senso di grande sorpresa, di fronte a questi novelli dell’Hardcore. Neanche troppo novelli, a dire il vero, perché nonostante i Dufresne siano all’esordio sul mercato, scopriamo presto che questi cinque ragazzi di Vicenza suonano da un bel po’. Ed hanno alle spalle tante di quelle esperienze live (anche al fianco di band del calibro dei Linea 77, ad esempio) da far impallidire.
Hanno fatto le cose per bene, non c’è che dire, ed il loro primo contratto è un botto eccezionale: dal marzo del 2006 la band è a pieno titolo nel roster della V2 Records, etichetta semi-indipendente che annovera anche importanti nomi come The Blood Brothers, oppure Alkaline Trio.
Partire con un bel contratto da major in tasca non è cosa da poco, tanto per puntualizzare.
Con Atlantic i Dufresne presentano il lavoro che non t’aspetti. Undici tracce in cui l’hardcore in varie sfumature, il rock e un pizzico di sano metal creano un connubio di valore. Undici tracce dal doppio volto, puntualizziamo, dato che Nicola Cerantola (voce) e compagni si esprimono in italiano così come nella più appetibile lingua inglese.
Non ci nascondiamo: a noi è lo stampo tricolore ad averci convinto maggiormente, non fosse per il senso di grande novità portato dai Dufresne.

Il lavoro è di pregevole fattura, dicevamo. Si sente lo zampino di produttori navigati come David Lenci (che ha curato One Dimensional Man e Blonde Redhead, tra gli altri) e dell’americano Darian Rundall (già in cabina di regia per Pennywise e Yellowcard, oltre che per i Suicidal Tendencies).
Fin dalle prime battute di Nexiest Lucies emerge il suono che ci accompagnerà per tutto il decorso del disco. Non c’è nulla di impossibile, anche per un orecchio non allenato. E’ la semplicità a farla da padrona, ma la voce di Cerantola è meritevole di elogio per la capacità di alternare note soffuse, quasi sussurrate, ad urla che impreziosiscono l’impianto simil hardcore che distingue i Dufresne. Le tracce in italiano sono di maggiore impatto, dicevamo in apertura. Ce ne rendiamo conto con la bellissima Baba Yaga, in cui anche le parti alla tastiera di Alessandro Costa giocano un ruolo fondamentale. E’ un pezzo orecchiabile e melodico, ma non corre il rischio di stancarci, ecco la sua migliore peculiarità. A metà percorso, invece, la virtuosa Fashion Kills Romance è un pugno allo stomaco. Il momento più violento dell’intero full-lenght si consuma in poco meno di tre minuti e mezzo. Quanto basta.
Potrebbe confondere la commistione di italiano e inglese che i Dufresne ci propongono nei brani di Atlantic, ma senza dubbio questo full-lenght è una prova di rilievo per essere un disco d’esordio. Ne troviamo ulteriore conferma con Opera, altra traccia cantata in italiano, in cui la voce di Cerantola raggiunge toni molto alti ed impegnativi ed in cui emergono anche le altre componenti che caratterizzano il suono dei Dufresne: dalla batteria di Davide Zenorini alla chitarra di Luca Dal Lago, per finire con il basso di Matteo Tabacco. Con Under Pressure… You Retract! è ancora la tastiera a metterci lo zampino, creando un’atmosfera di grande impatto.
Non troviamo nemmeno tracce acustiche, altro dato significativo viste le mode che si sono imposte di recente sulla scena internazionale. Atlantic mantiene la propria struttura da cima a fondo.

Esordio vincente, quindi, che può e deve rappresentare un punto di partenza importante per una band sulla rampa di lancio che di punto in bianco è finita agli onori delle cronache. Ne sono prova le loro apparizioni al fianco di tante band con un passato consolidato alle spalle, come quella dell’ottobre 2006 al Taste Of Chaos di Bologna, al fianco di Underoath, Saosin e Tacking Back Sunday.
Insomma, le premesse ci sono e sono pure interessanti. I Dufresne hanno tra le mani un biglietto da visita di rara importanza: un disco valido e ben congegnato, un contratto con una major, esperienza live di notevole valore. Cosa volere di più? Agli amanti del genere non resta che sperare in una evoluzione del loro suono, perché è pur vero che questi ragazzi non scoprono nulla di nuovo, ma va considerato che si dedicano alla loro musica con passione e grande impegno. E non è cosa da poco.

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