Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Warp
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Brian Eno - musiche, programming
- Rick Holland - testi

Guest musicians:
- Grazyna Goworek - voce
- Carole Wildi - voce
- Laura Sapgnuolo - voce
- Elisha Mudly - voce
- Ayle Cooke - voce
- Nick Robertson - voce
- Anastasia Afonina - voce

Tracklist: 

Disc one:
1. Bless This Space
2. Glitch
3. Dreambirds
4. Pour It Out
5. Seedpods
6. The Real
7. The Airman
8. Fierce Aisles of Light
9. As If Your Eyes Were Partly Closed As If You Honed the Swirl Within Them and Offered Me... the World
10. A Title
11. Sounds Alien
12. Dow
13. Multimedia
14. In the Future
15. Cloud 4
16. Breath of Crows

Disc two (instrumental):
1. Seeded
2. Pour
3. Bird Dreaming
4. Itch
5. Fiercer Aisles
6. Real
7. Spaced 
8. Dense Air
9. Another Title
10. Nikkei
11. Cloud 5
12. Alienated
13. As If Your Eyes
14. Monomedia
15. Crows

P.s: Il secondo disco (interamente strumentale) è presente solo in uno speciale cofanetto, contenente anche un libro di immagini inedite di oltre quaranta pagine.

Brian Eno

Drums Between the Bells

La parabola vitale del Brian Eno come totem musicale/artistico è stata ed è tutt'ora una delle più insolite - ma al contempo significative - della musica moderna. Partito come giovane e aitante polistrumentista, trasformatosi più in là nella sua stessa negazione (l'ormai abusato termine "non-musicista", farina del suo sacco) e, infine, approdato al tanto agognato ruolo di produttore/mecenate del pop moderno, Eno si ritrova a sessant'anni suonati come un alieno ex-umanoide che fa ritorno sul suo pianeta natìo. Nonostante la quantità interminabile di collaborazioni e produzioni incessanti, il non-musician britannico riprende il percorso tracciato dal precedente Small Craft On a Milk Sea, ma acuendone il senso di alienazione, di vero e proprio allontanamento dal concetto di prodotto musicale moderno.

Per questa sua nuova avventura, Brian Eno si avvale della collaborazione con il poeta Rick Holland, nel tentativo di costruire un tempio poetico/tecnologico in grado di rispecchiare il respiro della metropoli contemporanea (sfigurata nell'enigmatica copertina dell'album) e del suo opposto. Ad intersecarsi con gli edifici, le pulsazioni incalzanti e i suoni industriali della città, c'è infatti un flauto di Pan che trasporta l'ascoltatore verso oasi atmosferiche dilatate e sognanti, nido naturale che in Drums Between the Bells (questo il titolo della sua nuova fatica) funge da spazio angelico contro il caos sintetico della Terra.
Si cammina così durante Drums Between the Bells, a metà tra il battito cardiaco della metropoli tutta fumo e grattacieli elettronici e la dolcezza di un mondo iperuranico. Una sorta di tribalismo ambient-elettronico per la città futurista che si amalgama però col doloroso anelito ad un mondo lontano e sbiadito. 

Sin dai suoi primi movimenti, l'album concentra la sua ricerca in tale contrasto atmosferico-sensoriale, con Dreambirds e Pour It Out che interrompono bruscamente i sotterranei toni elettronici delle prime due tracce Bless This Space e Glitch, abbandonando ritmi e pulsazioni sintetiche per distendersi in un ovattato limbo ambientale. Poi c'è Seedpods, che rievoca il tribalismo elettronico tanto caro a Eno ma in maniera estremamente dolce, sciogliendosi in una danza sintetica molto etno-new age; e poi ancora The Real, episodio onirico e spaziale, Sounds Alien (che spezza letteralmente l'andamento del disco e la sua atmosfera criptico/ambientale, perferendovi toni kraftwerkiani e arrangiamenti che strizzano l'occhio alla disco dei '70s), The Airman, inquietante e obliqua, e Fierce Aisles of Light, oscura e alimentata da un sottile fuoco industriale di sottofondo che amplifica l'atmosfera cupa e alienante dell'album.

Continuamente trasportate da voci narranti femminili che traducono le creazioni poetiche di Rick Holland in un mondo alienante e intangibile, le visioni di Eno si dirigono verso un ideale artistico affascinante ma eccessivamente ermetico e freddo, il cui significato - pur cogliendolo nella maniera più concentrata e contemplativa - continua a rimanere troppo distante. L'atmosfera c'è, ma in molti casi pare una mera finzione tecnologica; la suggestione fa altrettanto e il fascino anche (episodi come la conclusiva Breath of Crows, poesia lunare ipnotica e rarefatta, colpiscono in profondità ma, una volta terminato l'ascolto, sembrano svanire per sempre). Insomma, Drums Between the Bells è un disco che, in molti tratti, più che sulla musica pare puntare su un ambiente concettuale in perenne divenire (ne è dimostrazione la quindicesima traccia del disco, Silence, basata per l'appunto su un minuto di silenzio assoluto). Un processo di sviluppo poetico-sonoro che però rimane intrappolato nella sua stessa libertà creativa ed interpretativa nel momento in cui, ripetendo costantemente il medesimo contrasto atmosferico e lo stesso registro compositivo, la particolarità delle invenzioni enoiane comincia progressivamente a perdere spessore e, soprattutto, a stancare.

Drums Between the Bells è un disco che, al di là dell'affascinante alchimia poetico-sonora di base, risulta freddo e difficilmente penetrabile. Forse perchè frutto di una mente creativa troppo superiore rispetto al resto del mondo (ipotesi da scartare), forse perchè - più semplicemente - il deus ex-machina che vi è nascosto dietro un Dio non lo è più.  

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