Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Hellcat Records
Anno: 
1998
Line-Up: 

- Mike McColgan - voce
- Rick Barton - chitarra
- Ken Casey - basso e voce
- Matt Kelly - batteria

Tracklist: 

1. Cadence To Arms (01:49)
2. Do Or Die (01:50)
3. Get Up (02:06)
4. Never Alone (02:54)
5. Caught In A Jar (02:19)
6. Memories Remain (02:25)
7. Road Of The Righteous (02:56)
8. Far Away Coast (02:41)
9. Firestarter Karaoke (02:18)
10. Barroom Hero (02:57)
11. 3rd Man In (02:18)
12. Tenant Enemy #1 (02:13)
13. Finnegan's Wake (02:19)
14. Noble (02:34)
15. Boys On The Docks (Murphys Pub Version) (02:33)
16. Skinhead On The MBTA (03:49)

Dropkick Murphys

Do or Die

Al giorno d’oggi Dropkick Murphys è ormai divenuto un sinonimo di grande qualità, ma chi l’avrebbe mai detto nel 1996, anno di nascita della band di Boston? Inizialmente il pugno di amici si riunisce nel seminterrato di un loro amico barbiere, suonando i brani dei loro artisti preferiti. In pianta stabile ci sono il vocalist Mike McColgan, il chitarrista Rick Barton ed il bassista Ken Casey, mentre alla batteria si susseguono diverse persone, fino all’arrivo di Matt Kelly nel 1997. Grazie ad una fortunata serie di EP (Fire And Brimstone, Tattoos & Scally Caps, Boys On The Docks), la band attira l’attenzione della Hellcat Records, importante label americana che coglie l’occasione al volo e li mette subito sotto contratto. Il debutto su full lenght arriva nel 1998 e si intitola Do Or Die, una vera e propria dichiarazione d’intenti da parte del complesso statunitense. In copertina sono raffigurati loro, quelli a cui il disco è dedicato: gli operai, i proletari, i ragazzi di South Boston a cui la band si sente molto legata.

Apre le danze in maniera apparentemente solenne Cadence To Arms. Le melodie della cornamusa riprendono quelle di Scotland The Brave, leggendario inno nazionalista scozzese. La sensazione di magnificenza svanisce quando, dopo circa un minuto, il brano si trasforma in uno sporco, rozzo e coinvolgente tripudio Punk. Cadence To Arms dimostra fin da subito la carica sprigionata dai Dropkick Murphys, una carica dovuta alla mescolanza di due generi quasi opposti come il Punk Rock ed il Folk. Quest’ultimo proviene innegabilmente dalla tradizione scoto-irlandese, a conferma dell’influenza che i migliaia di coloni gaelici hanno esercitato sulla città Boston nel corso degli anni. Si prosegue poi con la titletrack, Do Or Die, dove prevalgono senza dubbio gli elementi Punk. Il breve pezzo vanta riff taglienti, ma al tempo stesso evidenzia le carenze tecniche del singer Mike McColgan, il quale, poco dopo la pubblicazione dell’album, abbandonerà il complesso americano. Get Up, invece, tributa un gruppo imprescindibile della scena Punk europea, ovvero i Stiff Little Fingers, a cui Mark e compagni si ispirano in più di un’occasione. In Never Alone è possibile apprezzare un discreto gioco di voci, mentre il sound si fa aggressivo e pesante. Nelle liriche del brano emerge inoltre l’attitudine di strada del gruppo, con continui riferimenti alla dura vita dello skinhead. Caught In A Jar, a sua volta, apre la grandiosa serie di canzoni da osteria scritte dai Dropkick Murphys nel corso della loro sbalorditiva carriera. Non si è ancora ai livelli della superba Black Velvet Band (2003), ma i primi passi del combo bostoniano in questo campo restano tutt’oggi più che rispettabili.

Davvero travolgenti sono Memories Remain e 3rd Man In, nelle quali, tanto per cambiare, le componenti Folk dell’opener vengono accantonate in favore di un impeto inverosimile. Do Or Die non è infatti il full lenght più adatto se si vuole apprezzare il Folk Punk targato Dropkick Murphys, in quanto si ha a che fare con una band agli esordi, ancora ignara del proprio incredibile potenziale. Particolarmente avvincente è comunque l’assolo di Memories Remain, uno dei capitoli migliori dell’intero album. In Road Of The Righteous fa la sua comparsa il ritmo in levare, ottenendo risultati alquanto sorprendenti. Si torna finalmente ad assaporare la terra d’Irlanda con Barroom Hero, primo pezzo scritto dai ragazzi del Massachusetts. Ancora una volta il fascino delle immense praterie celtiche si unisce alle melodie accattivanti del Punk, per una canzone da brividi. Noble si distingue dalle altre tracce per la sua vena melodica, accentuata ulteriormente da un ottimo uso di cori, mentre Tenant Enemy #1 e Fightstarter Karaoke si configurano come due buon mid tempo ma nulla più. Senz’altro apprezzabili, al contrario, le ballate Far Way Coast e Finnegan's Wake, quest’ultima nata nell’Irlanda di metà ‘800. Chiudono il disco infine due magnifiche canzoni: Boys On The Docks (Murphy's Pub Version), a buon diritto un cavallo di battaglia del gruppo (qui in una versione acustica perfetta per le sbronze serali), e Skinhead On The MBTA, pregevole riproposizione in chiave Punk del classico The MTA Song. Scritto originariamente nel 1948 da Jacqueline Steiner e Bess Lomax Hawes, il brano racconta di uno skinhead alle prese con la metropolitana di Boston, denominata appunto Massachusetts Bay Transportation Authority.

A suo tempo Do Or Die sconvolse il mercato Punk americano, classificandosi addirittura come uno dei migliori debut album di sempre in ambito undeground. A distanza di otto anni dalla pubblicazione, l’opera mantiene intatto gran parte del suo fascino, nonostante i lavori successivi dei Dropkick Murphys, anche grazie al propizio cambio di singer, siano di ben altra portata. Do Or Die, in ogni caso, rappresenta il primo tassello nella carriera di una band cui futuro è più che roseo e come tale va ascoltato, dagli appassionati ma non solo.

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