Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Atti - voce, chitarra, basso
- Ardog - batteria


Tracklist: 


1. Never Happy
2. Give Me Hell
3. Holy Song
4. Anything Will Do
5. Painted In A Corner
6. Try Another Way
7. Riot Or Rot
8. Poser Loser
9. Out Of My Way

Drop Alive

Drop Alive

Giunge a pubblicazione il debutto autoprodotto dei pavesi Drop Alive, duo formato dal chitarrista e cantante Atti (che ha registrato anche le linee di basso sul full-lenght) e dal batterista Ardog, che propongono un Hard Rock di chiara derivazione ottantiana e non privo di influenze dai primi Bon Jovi o dai celebri Skid Row e Widow Maker.

La matrice di fondo dei pezzi presentati sull’esordio discografico rimane comunque un Heavy Metal roccioso e diretto, che potrà appassionare gli irriducibili delle sonorità della NWOBHM: l’unico tratto di differenza è costituito dalla voce, più legata ai meandri del glam degli americani Cinderella nel suo tono a volte dimesso e a volte travolgente.Tecnicamente parlando i Drop Alive sono abili e preparati, perché le canzoni che si susseguono nel platter sono ben strutturate ed eseguite; una nota di demerito è purtroppo la registrazione, non ancora così professionale da far risultare puliti e chiari tutti gli strumenti, ma per una band underground questa può essere considerata come una caratteristica di secondaria importanza. A livello di song-writing vengono appunto ripercorsi gli ordinari intrecci Hard Rock che hanno contraddistinto un’epoca come quella degli Ottanta e sono diventati propri di bands quali Gotthard o Motley Crue, soprattutto nell’approccio delle chitarre. Pertanto non viene mostrato nulla di innovativo dal duo pavese, che si limita ad interpretare efficacemente gli stilemi del passato: basta accostarsi alla seconda Give Me Hell per comprendere quale sia la direzione adottata nel binomio chitarra distorta-voce, del tutto conforme al genere eseguito sebbene coinvolgente ed impetuosa.
I patterns di batteria sono abbastanza elaborati e permettono di dare un’impronta ancora più decisa alle tracce, come dimostrano la terza Holy Song o la più moderna Painted In A Corner, unico esempio di divergenza dallo stile dei sopra citati acts.
In definitiva si sarebbe preferito un lavoro si sarebbe preferito un lavoro che rispecchiasse maggiormente la personalità del duo (trio in versione live) lombardo, perché la rivisitazione dei modelli dell’Hard Rock è una fase ancora troppo acerba. Tuttavia alcuni buoni spunti presenti in Drop Alive fanno auspicare in un futuro più originale, in cui la band possa esprimersi al massimo delle proprie potenzialità. Si consiglia l’ascolto del disco a chi desideri avvicinarsi comunque alle realtà dell’underground Rock italiano, che potrà rimanere piacevolmente colpito dall’impegno profuso dai due musicisti pavesi.

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