Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Ohlone/ILG
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Gavin Hayes - Voce, chitarra
- Drew Roulette - Basso
- Mark Engles - Chitarra
- Dino Campanella - Batteria, pianoforte

 

Tracklist: 

1. Pariah (04:07)
2. Drunk Slide (01:27)
3. Ireland (03:41)
4. Stamp of Origin: Pessimistic (00:50)
5. Light Switch (03:30)
6. Gathering Pebbles (4:59)
7. Information (05:45)
8. Stamp of Origin: Ocean Meets Bay (00:30)
9. Saviour (03:56)
10. R U O K? (02:12)
11. I Don't Know (03:45)
12. Mourning This Morning (05:41)
13. Stamp of Origin: Take a Look Around (00:58)
14. Long Days and Vague Clues (01:52)
15. Cartoon Showroom (04:18)
16. Quotes (06:04)
17. Down to the Cellar (03:41)
18. Stamp of Origin: Horizon (02:20)

Dredg

The Pariah, the Parrot, the Delusion

The Pariah, the Parrot, the Delusion (Ohlone/Independent Label Group, 2009), quarto full-length dei californiani Dredg, presenta a prima vista un inganno: la sua struttura simil-concept, con tematiche liriche ricorrenti e pezzi "reali" separati da vari brevi intermezzi, sembra rappresentare un ritorno di forti influenze prog-rock nel sound della band, che invece è cambiato poco o nulla rispetto alla svolta catchy del precedente Catch Without Arms.

Le prime tracce del disco mostrano comunque uno stile discreto, sorta di versione edulcorata dei pezzi più alternative-rock di Leitmotif, con la quasi-title-track Pariah (seguita dall'intermezzo digestivo Drunk Slide) e la successiva più coinvolgente Ireland (con seguente intermezzo digestivo Stamp of Origin: Pessimistic), arrivando a centrare il pieno coinvolgimento con l'energica ed emotiva Light Switch.
Tale incipit in realtà confonde, dal momento che pare introdurre una versione più mainstream e pop del loro capolavoro Leitmotif prendendo tuttavia almeno un po' le distanze dalle melodie più corrive di Catch Without Arms, ma i successivi pezzi mettono in chiaro che quella fastidiosa patina radio-friendly è stata tutto fuorché distanziata: Gathering Pebbles e Information riprendono esattamente quegli stessi difetti, così come la più emo-pop Saviour (che si impegna presto ad accantonare gli accenni stratificati e dissonanti sbucanti brevemente a metà traccia).
L'unico momento a portare nuovamente una certa freschezza, ovvero la coinvolgente ed energica I Don't Know, arriva prima del crollo definitivo rappresentato dalle varie Mourning This Morning, Cartoon Showroom e Quotes, semplici pop-rock con leggere influenze emo-core e alternative-rock, che nei momenti migliori sembrano un riciclo dei Taproot ed in quelli peggiori un riciclo degli U2.
Un tentativo non troppo riuscito di inglobare alcune nuove tendenze è la seguente Down to the Cellar, sostanzialmente una strumentale post-rock che ormai non aggiunge nulla a quel panorama, mentre dei vari intermezzi che ricorrono lungo il disco riescono a dire qualcosa di interessante forse solo la quasi post-rock R U O K? (con un trascinante arpeggio portante) e Long Days and Vague Clues (con violini e pianoforte da freak show).

I Dredg hanno deciso di continuare lungo la loro scia più "rock" e vicina al formato-canzone, ma senza volere o riuscire ad abbandonare l'anima più pop, noiosa e già sentita che emergeva lungo soprattutto la seconda metà di Catch Without Arms, e anzi, in molti momenti i quattro musicisti sono anche riusciti a peggiorarla, privandola degli spunti più energici e catchy che pur erano riusciti a partorire le varie Bug Eyes o Hung Over on a Tuesday; di composizioni davvero coinvolgenti (come Ode to the Sun) o davvero emotive (come Matroshka), poi, non c'è proprio traccia, e il tutto si riduce ad un alternative-rock molto radio-friendly e abbastanza spento, il cui unico pregio è di risultare più elegante e autoriale rispetto alla media del mainstream.

L'album è dedicato a Chi Cheng, bassista dei Deftones (che sono stati una delle principali influenze sui primi lavori della band) rimasto vittima di un grave incidente stradale nello stesso periodo delle registrazioni.
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente