Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Emanuele Mancino
Genere: 
Etichetta: 
Frontiers Records
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Olaf Senkbeil - Voce

- Helge Engelke - Chitarra

- Torsten Lüderwaldt - Tastiere

- Ole Hempelmann - Basso

- C.C. Behrens - Batteria


Tracklist: 

1. What You Believe In
2. Ten Years Blind
3. Come With Me
4. Dreamers
5. Crashed
6. Your Life
7. Moment Of Truth
8. Sundance
9. Heaven Knows
10. Promised Land
11. I Take The Weight Off Your Shoulders
12. Cross The Line
13. Phoenix Tears

Dreamtide

Here Comes The Flood

I Dreamtide nascono all’indomani di un triste scioglimento per la scena AOR europea, quello dei Fair Warning, eccellente formazione tedesca che in quasi dieci anni, con la sua inconfondibile miscela di classe e melodia, è stata capace di donare alla Musica quattro gioielli di puro hard rock melodico. Dopo l’abbandono dell’appena citata band da parte del bassista Ule Ritgen, del chitarrista Andy Malacek e soprattutto dello storico lead singer Tommy Heart, i rimanenti C.C. Behrens e Helge Engelke non si danno per vinti e, raccolta l’eredità stilistica dei Fair Warning, si lanciano in una nuova importante avventura, che prende il nome appunto di Dreamtide. Al loro fianco troviamo Torsten Lüderwaldt alle tastiere, Ole Hempelmann al basso ed Olaf Senkbeil al microfono, già noto quest’ultimo nel ruolo di corista dei Blind Guardian. Ma la spina dorsale di questa nuova b and resta comunque il chitarrista Helge Engelke, la cui firma compare su ognuno dei tredici pezzi che vanno a comporre l’album d’esordio Here Comes The Flood.

Si parte in gran stile con What You Believe In, una stupenda cavalcata iniziale davvero d’impatto; a tratti pare proprio di sentire i vecchi Fair Warning, ma questa prima impressione tende a cambiare man mano che si va avanti con l’ascolto: ben presto i tratti stilistici tipici dei Dreamtide si distingueranno da quelli che immancabilmente richiamano la precedente band. La seconda Ten Years Blind nasce dall’interessante incontro tra ritmi tribali e suoni elettronici, sui quali si sovrappongono poi la chitarra ruggente di Engelke supportata da un ritmo ben cadenzato. Le tastiere di Torsten Lüderwaldt instradano anche la terza traccia, Come With Me, forte e compatta; unica pecca: il ponte che collega le strofe ai ritornelli stona un po’ perché è troppo festoso rispetto al resto della canzone, che, tutto sommato, si colloca comunque a buoni livelli musicali, g razie anche all’assolo di Engelke. La successiva Dreamers è un’affascinante ballata, impreziosita da sonorità quali quelle del flauto, del pianoforte e dei violini. Molto bello è il passaggio di batteria con cui C.C. Behrens scandisce l’incipit dell’assolo dopo il secondo ritornello; il batterista è davvero in gamba e non manca, come già aveva costantemente fatto nei Fair Warning, di darne inconfutabile prova in questa come anche in altre canzoni. Il pezzo si conclude con dei cori, fin qui già molto utilizzati. È la volta quindi di Crashed, che si apre con ritmi orientaleggianti, fortemente appesantiti da una chitarra arrabbiata e da una ritmica decisa; Olaf Senkbeil sa tenere bene la scena, ma, volendo fare un paragone, è lampante come raggiunga certi acuti con maggiore difficoltà rispetto a Tommy Heart, voce dei Fair Warning. Al sesto posto nella tracklist troviamo Your Life, una canzone più veloce e accattivante rispetto alla precedente, ma con un gran difetto: i cori di supporto nei ritornelli sono talmente ripetitivi che, giunti alla fine, diventano ingombranti e fastidiosi, portando il brano ai limiti della sopportazione. Non si può dire lo stesso di Moment Of Truth, la seconda rock ballad dell’album, nascente da un ottimo connubio tra violino e chitarra elettrica; Olaf Senkbeil sembra riuscire a dare di più in questi pezzi caratterizzati da sentimento e melodia, anche se la carica emotiva che infonde resta comunque inferiore a quella che riusciva a dare Heart. C’è però da precisare che questo tipo di confronti è utile fino ad un certo punto, perché i Dreamtide sono una realtà diversa dai vecchi Fair Warning e come tale andrebbe considerata; anzi, volendo fare un equo paragone, dei cinque componenti della band di Hannover, Helge Engelke e C.C. Behrens sono sicuramente quelli che, grazie a questo Here Comes The Flood, hanno meglio saputo cavarsela dopo lo scioglimento (si prenda, ad esempi o, come termine di confronto i Soul Doctor di Tommy Heart). L’ottava traccia (e soprattutto il suo inizio), Sundance, mette più di altre in evidenza un elemento molto ricorrente in questo debut album: una sorta di richiamo al misticismo, che i Dreamtide operano tramite atmosfere, effetti, suoni particolari (ad esempio, come già detto, motivi orientali, oppure ritmi e cori tribali e così via). Heaven Knows è una ballata solenne, profonda e stupendamente melodica: senza dubbio uno dei passaggi più riusciti di tutto il disco. Dei dolci archi (quasi come per continuità) dipingono l’intro della canzone seguente, Promised Land, che sfocia poi in un travolgente hard rock melodico, rapido ed appassionante; ottima la prova di Senkbeil, che risoluto si prende la rivincita stupendo l’ascoltatore con inaspettati quanto vertiginosi acuti. L’AOR torna nitido ed inconfondibile nell’undicesima traccia, dal lungo titolo I Take The Weight Off Your Shoulders; q ui la melodia è di fondamentale importanza: lo dimostra l’incredibile compattezza armonica di tutti i componenti della band. Non si cambia registro con la penultima Cross The Line, anzi più dolce e calma della precedente. Here Comes The Flood si chiude con Phoenix Tears, un bellissimo pezzo strumentale, intenso ed emozionante.

Ottimo esordio per i Dreamtide, che hanno saputo andare oltre le fortissime influenze a cui erano strettamente legati; merito soprattutto del talento di Helge Engelke, decisivo a livello di song-writing e di esecuzione musicale. Anche se non è il caso di gridare al capolavoro, Here Comes The Flood lascia intravedere in questa nuova formazione delle grandi potenzialità, forse non ancora del tutto sfruttate.

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