Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Noise Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- ZP Theart - voce
- Herman Li - chitarra
- Sam Totman - chitarra
- Vadim Pruzhanov - tastiere
- Dave Mackintosh - batteria


Tracklist: 


1. Through The Fire And Flames (07:24)
2. Revolution Deathsquad (07:52)
3. Storming The Burning Fields (05:19)
4. Operation Ground And Pound (07:44)
5. Body Breakdown (06:58)
6. Cry For Eternity (08:12)
7. The Flame of Youth (06:41)
8. Trail Of Broken Hearts (05:56)

Dragonforce

Inhuman Rampage

Se esiste un complesso che dimostra alla perfezione la capacità da parte della musica di unire persone apparentemente assai diverse, questo si chiama Dragonforce. Non è infatti comune trovare oggi un gruppo il cui cantante sia nato in Sud Africa, il batterista sia inglese, il tastierista abbia origini ucraine, un chitarrista abbia vissuto per moltissimi anni in Nuova Zelanda e l’altro venga addirittura da Hong Kong. Proprio così, i Dragonforce, nonostante abbiano ufficialmente sede a Londra, sono formati da giovani culturalmente e socialmente different. Nel 2006, dopo un esordio esplosivo come Valley Of The Damned ed un mezzo passo falso chiamato Sonic Firestorm, esce Inhuman Rampage, terzo capitolo della discografia dei Dragonforce. Dire che il disco si presenta malissimo è poco: il nome scelto per l’album è veramente orrendo e non è da meno la copertina, probabilmente una delle più insulse degli ultimi tempi. Fortunatamente si tratta solo di due aspetti secondari di Inhuam Rampage, è la musica a contare veramente per il giudizio finale, anche se di certo non dispiacerebbero a nessuno un titolo azzeccato ed un’allettante copertina.

Già dalle note iniziali di Through The Fire And Flames è percettibile il tipico sound dei Dragonforce: ritmi assurdi, riff orecchiabili e l’uso delle tastiere per rendere il tutto ancora più melodico. Quando ZP Theart comincia a cantare c’è solo la tastiera ad accompagnarlo, una tastiera dai suoni incredibilmente simili a quelli di un vecchio videogioco. L’assenza momentanea di batteria e chitarre rende maggiormente apprezzabile lo stile vocale del singer, delicato ed aggressivo allo stesso tempo. Le strofe sono incastonate fra loro alla perfezione ed il ritornello è di quelli che non si dimenticano tanto facilmente. Nella song c’è spazio anche per brevi passaggi cadenzati ed un assolo tanto ampio quanto elettrizzante. Through The Fire And Flames dura ben sette minuti e venti, ma, nonostante ciò, non annoia neppure dopo numerosi ascolti ed, anzi, risulta sempre più convincente. La durata media di tutti i pezzi è comunque sempre molto alta, come da tradizione per i Dragonforce, e Revolution Deathsquad, con i suoi otto minuti, lo dimostra benissimo. Ascoltando attentamente la seconda track di Inhuman Rampage ci si rende conto di quanto la copertina, per quanto orrenda sia, si sposi esattamente con le sonorità proposte nel disco. Sono infatti molto futuristici, proprio come l’artwork, alcuni effetti di tastiera, l’alterazione della voce di ZP Thaert e certe distorsioni di chitarra davvero particolari. Se Through The Fire And Flames non si distaccava molto dagli ultimi lavori dei Dragonforce, Revolution Deathsquad accentua notevolmente i nuovi elementi del sound. Il prologo di Storming The Burning Fields segue l’avveniristica strada intrapresa dalla song precedente. ZP Theart appare più in forma che mai e la sua voce, soprattutto nella sezione dove le tastiere la accompagnano costantemente, rende il brano davvero incantevole. Poco prima del ritornello accade una cosa veramente incredibile per questo tipo di disco: per un brevissimo istante, insieme al classico stile vocale di ZP Theart, si trova una parte cantata addirittura in screaming! Proprio così, i Dragonforce hanno voluto stupire, naturalmente con moderazione e prudenza, i tanti metal kids che li accusano di monotonia e di ripetitività. Nella seconda frazione di Storming The Burning Fields largo spazio alle distorsioni e ad alcuni suoni veramente durissimi! Gli assoli dei Dragonforce sono, compreso questo, tutti strabilianti e ciò appare abbastanza normale se si pensa che l’assolo è effettivamente l’unico momento della canzone in cui le chitarre hanno la possibilità di ritagliarsi un proprio spazio. Straordinariamente esaltante è il preludio di Operation Ground And Pound, nel quale tutti gli strumenti suonano in un’armonia sconcertante. Il pezzo vero e proprio raggiunge poi velocità assurde, al limite umano, rimanendo sempre e comunque melodico e gradevole. Il refrain è eccezionale: travolgente, diretto, orecchiabile ed assolutamente eccitante. Pure Operation Ground And Poud presenta le consuete innovazioni, di poco antecedenti al primo assolo, superbo come non mai, a metà pezzo. I maestosi cori trascinano l’ascoltatore tra un solo di chitarra e l’altro. Al termine della track ci si rende conto della sua durata, sette minuti e quaranta, e non si riesce a credere di aver ascoltato con tale entusiasmo questa song tutt’altro che breve. In definitiva Operation Ground And Pound risulta il brano più convincente di quelli analizzati fino ad ora.

Quei numerosi pseudo-esperti così avversi ai Dragonforce potranno dire ciò che vogliono a proposito di Inhuman Rampage, ma hanno l’obbligo di tacere riguardo alla tanta osannata tediosità della musica proposta dal complesso di Londra. Ormai appare chiaro che i Dragonforce si vogliono prendere una netta rivincita in seguito alle tante critiche ricevute per il loro secondo album, Sonic Firestorm, e Body Breakdown è la quinta traccia di questo riscatto, chiamato appunto Inhuman Rampage. Le prime note del brano ricordano una famosa hit dei Children Of Bodom, tuttavia, proseguendo con l’ascolto, l’impressione viene presto dimenticata. La complessità di Body Breakdown, pur rimanendo in ambito Power, è veramente spiazzante. L’ascoltatore rimane di stucco in seguito ai vari inserimenti elettronici ed all’impressionante assolo di tastiera. Ormai è inequivocabile: i Dragonforce hanno centrato il bersaglio e Cry For Eternity ne è l’ennesima conferma. La composizione è la più lunga del platter, tuttavia, proprio come le altre canzoni di Inhuman Rampage, non annoia in nessun caso. L’assolo iniziale appassiona, la voce di ZP Thaert si riconferma fra le migliori in ambito Power Metal, ma è anzitutto il tastierista Vadim Pruzhanov a stupire per la sua abilità, la sua tecnica e la sua grinta. Cry For Eternity è ricca di assoli, assai vari se comparati, e per poterla valutare appieno occorre più di un ascolto, specie per la sua interminabile durata. Dopo un prolungato esordio strumentale comincia The Flame Of Youth, penultima song dell’album. Lo stile musicale segue quello che ormai è lo standard del disco, se non che, a metà brano circa, è presente un breve stacco strumentale con sonorità alquanto particolari, le quali evocano deserti, piramidi ed antichi riti: Egitto! La sensazione di essere tornati indietro col tempo scompare ben presto però, a causa dell’ennesimo, fulmineo, assolo, durante il quale l’intreccio fra chitarre e tastiere raggiunge il culmine di tutto Inhuman Rampage. Vale spendere qualche parola anche per Dave Mackintosh, che, dietro le pelli, si evidenzia per la sua costanza e per la sua precisione. E’ principalmente dell’ex drummer dei Bal – Sagoth, complesso britannico che intitola i propri brani in modo perlomeno originale, il merito della grande potenza di cui i Dragonforce sono dotati. Non c’è disco del complesso londinese senza ballad e Inhuman Rampage non fa eccezioni. Trail Of Broken Hearts viene aperta da un’introduzione tetra, a cui si sostituiscono poi note di tastiera davvero romantiche. La voce del vocalist ZP Thaert raggiunge livelli altissimi, sicuramente i più elevati dell’opera, ed il gruppo stesso non rinuncia alle insolite componenti elettroniche di cui Inhuman Rampage è colmo. Sebbene la song sia dolce, elegante e leggiadra non è affatto confrontabile alla più passionale ballata scritta dalla band, ovvero Starfire. Non bisogna comunque fermarsi a dei semplici paragoni: Trail Of Broken Hearts, con la sua grazia e soavità, non potrebbe chiudere meglio un album così vivace ed esuberante. Non è tutto: per gli appassionati di collezionismo è interessante sapere che, come ormai di consuetudine, l’edizione giapponese del disco, reperibile già da qualche tempo sul mercato, contiene un’esclusiva bonus track, intitolata Lost Souls In Endless Time.

Inhuman Rampage, disco maturo e sufficientemente ricercato, è quanto di più intenso e prestante si possa trovare nel Power Metal. Tutti i brani sono melodici ed irrefrenabili allo stesso tempo. I vari pezzi risultano inoltre assai meno diretti rispetto a quelli contenuti in Sonic Firestorm. Pioveranno, come sempre, centinaia di critiche a sfavore dei Dragonforce, ma la band, ancora una volta, continuerà sulla propria strada ignorando accuse e rimproveri. Questo è il Power Metal, che lo si voglia o meno.

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