Voto: 
8.6 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Dragonheart/Audioglobe
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Deathmaster - voce
- The Forger - chitarra
- Guardian Angel II - chitarra
- Dark Omen - basso
- Grom - batteria


Tracklist: 

1. Shores Of Vinland (07:43)
2. Onward Into Battle (On The March Again) (07:42)
3. The DoomSword (07:48)
4. MCXIX (05:22)
5. For Those Who Died With Sword In Hand (07:27)
6. The Youth Of Finn Mac Cool (05:40)
7. Resound The Horn: Odin's Hail (08:29)

Doomsword

Resound The Horn

I cambi di line up caratterizzano la storia di molte band, a prescindere dalla provenienza e dal genere. A volte la sostituzione del cantante o di un musicista può gravare in modo determinante sui futuri lavori del gruppo. In altrettante occasioni però, risulta molto efficace e può portare al successo il complesso. Ciò accade fortunatamente ai Doomsword nell’album Resound The Horn. Rispetto al primo disco, uscito nel 1999, infatti, Deathmaster è passato dalla chitarra alla voce, rimpiazzando Guardian Angel. Anche se inferiore in tecnica al suo predecessore, il carismatico singer risulta molto più idoneo alle sonorità della band italiana, rendendo le atmosfere dell’album veramente epiche. Quando si impugna Resound The Horn ci si trova davanti ad un curatissimo digipack, raffigurante in copertina un altrettanto splendido lavoro di Peter Nicolai Arbo. Il dipinto si intitola “Olav Haraldsson i bønn før Stiklestad-slaget” ed è uno dei tanti capolavori eseguiti da questo bravissimo artista. Se si apre il booklet si nota con assoluto piacere che tutto è stato curato nei minimi particolari, a partire dai testi scritti in caratteri gotici. All’intero della confezione si trova, sotto il logo della band, una frase che presenta benissimo la mentalità di questa: Our fate is written: sword and shield, born to die on the battlefield. Gia dai particolari si può immaginare di avere tra le mani un autentico gioiello di musica epica. I Doomsword sono infatti tra i possibili eredi di band leggendarie quali Omen e Cirith Ungol.

Resound The Horn si apre con un temporale ed un’imbarcazione che solca le temibili acque del nord. Facile intuire che questa non sia una semplice nave, bensì un potente drakkar. Quando inizia il riff di chitarra si ha la certezza della bravura del complesso italico. Shores Of Vinland è uno dei migliori brani mai scritti dai Doomsword: potente, aggressivo ed evocativo come pochi prima di lui. La song narra le eroiche gesta di Leif Ericsson e della sua traversata atlantica verso il nord-america. La traccia è molto lunga (quasi otto minuti) e dimostra le capacità tecniche di tutti i componenti del gruppo. La situazione non cambia anche durante la seconda, splendida, canzone. Onward Into Battle è un autentico capolavoro: niente complesse orchestrazioni o strani effetti di tastiere , solo grande cuore e voglia di stupire, ma con semplicità. Inutile ribadire come la voce di Deathmaster si trovi in perfetta sintonia con la musica proposta dai Doomsword. L’album contine “solo” sette tracks ma una più emozionante dell’altra, nessuna delle quali scende sotto i cinque minuti di durata. Probabilmente il pezzo dalle sonorità più doom del platter è proprio il successivo The Doomsword. La song tratta di vicende fantasy come nel primo, omonimo, disco del gruppo. The Doomsword è la sola, in Resound The Horn, a narrare di avventure fantastiche, poiché i testi del gruppo, da questo album in poi, avranno come temi dominanti soltanto fatti storici realmente accaduti. Un esempio di tale scelta si può ammirare nella traccia seguente. Un rintocco di campana ed un riffing davvero tagliente: così inizia MCXIX. Si tratta di un pezzo, dotato di un ritornello molto travolgente, composto da melodie che ricordano lontanamente l’oriente. Il ritmo molto incalzante e la profonda voce del singer caratterizzano il brano, a dir poco superbo. Le liriche narrano di vicende storiche appunto, a dimostrazione che anche dalla musica si possono conoscere alcune nozioni davvero interessanti.

Dopo il rintocco finale si apre quello che è il capitolo più gradevole e passionale di Resound The Horn: For Those Who Die With Sword In Hand. Composizione molto Heavy, ricorda chiaramente i gruppi storici degli anni ottanta, a partire dai Manowar. Tra un verso e l’altro, passando per il trascinante refrain, si giunge poi all’assolo: semplicemente sconvolgente. Si tratta di un guitar-solo micidiale, uno di quelli che si ascoltano per poi voler imparare a suonare la chitarra. Ma la strada è ancora lunga per chi sceglie di seguire questa determinata via, dal momento che l’assolo è veramente un'inimitabile dimostrazione professionale di tecnica e talento di Guardian Angel II. L’ascoltatore viene devastato dalla potenza della chitarra elettrica e ci vorrà del tempo perché si riprenda. Non sono affermazioni esagerate: chiunque è invitato ad ascoltare l’assolo con attenzione, dal momento che esso, da solo, vale l’acquisto del cd. Purtroppo la song termina ma lascia, senza dubbio, in buona compagnia il proprietario dell’album. The Youth Of Finn Mac Cool non tradisce le aspettative e si presenta come la canzone più diretta del lotto. Il ritornello è molto deciso ed, anche in questo caso, il ritmo risulta davvero incalzante, in pieno stile Epic Metal. Si giunge quindi all’ultima track dell'opera. L’arduo compito di chiudere un album quasi perfetto spetta alla titletrack: Resound The Horn: Odin’s Hail. Un altro pezzo di alta classe: eroico, bellico e maestoso. Sarà sicuramente difficile, in sede live, resistere alla tentazione di fare del sano headbanging all’esecuzione di questa song. Il ritornello si stampa nella mente e non la abbandona facilmente. Anche il quieto intermezzo risulta senz’altro piacevole. Si tratta dunque dell'ennesima perla, scritta da una band che diventerà presto un punto di riferimento per quanto concerne l’Heavy Metal italiano e non solo.

Il disco del 2002 rappresenta certamente una delle migliori uscite italiane degli ultimi anni. L’Epic Metal è finalmente tornato a guerreggiare in modo degno e valoroso, a distruggere con violenza assassina i falsi e la loro musica, a far gioire numerosi nostalgici di quei tanto amati primi anni ottanta. C’è poco da aggiungere: Resound The Horn è un vero must. Buy or die!


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