Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Reprise
Anno: 
2008
Line-Up: 

David Draiman - Voce
Dann Donegan - Chitarre
John Moyer - Basso
Mike Wengren - Batteria

 

Tracklist: 

1. Indestructible – 4:38
2. Inside the Fire – 3:52
3. Deceiver – 3:49
4. The Night – 4:46
5. Perfect Insanity – 3:57
6. Haunted – 4:42
7. Enough – 4:20
8. The Curse – 3:25
9. Torn – 4:09
10. Criminal – 4:16
11. Divide – 3:36
12. Façade – 3:45

Disturbed

Indestructible

Indestructible (Reprise, 2008), quarto album dei Disturbed, segna un ulteriore progresso della band nel passaggio da nu-metal ("genere" predominante in The Sickness, il debutto del 2000) ad una particolare forma di hard-rock misto a post-grunge (già ascoltabile nelle parti chitarristiche del secondo disco Believe, del 2002); è interessante anche notare come sia la prima volta che i Disturbed riescano a rimanere per due dischi di fila alla stessa label, senza andarsene (come accadde con la Giant) o venire cacciati (come accadde con la Warner).

Complessivamente, questo quarto capitolo è anche il peggiore nella discografia della band: se con il precedente Ten Thousand Fists, del 2005, si era notata una positiva capacità di rinnovamento e di ritrovata freschezza (specie nel riffing), con Indestructible si assiste ad un deciso ed evidente calo qualitativo.

In realtà l'incipit dell'album è più che discreto, tra la suggestiva title-track (un po' una summa degli svariati marchi di fabbrica del quartetto: riffing a singhiozzo, voce di Draiman che passa da sincopata ed epilettica a melodica, arrangiamenti dai tocchi orientaleggianti), l'eccellente Inside the Fire (primo singolo estratto, nonché vero e unico capolavoro dell'album, dalle ritmiche e melodie travolgenti, e con un ispirato assolo chitarristico) e l'ascoltabile Deceiver (che avrebbe potuto figurare bene su Believe); ma ciò che segue è un vero e proprio crollo, una serie di tracce hard-rock/post-grunge senza alcuna ispirazione o tratto esaltante, che sembrano quasi uscite dai mediocri dischi degli ultimi Sevendust o Ill Niño.
Tra la rimanente tediosa successione di pezzi tranquillamente dimenticabili, riescono a spiccare solamente Perfect Insanity (il secondo singolo estratto, con almeno qualche idea trascinante), il chorus post-grunge melodico e modulato di Torn, il riffing groove-metal iniziale di Criminal (la quale poi però si perde tra auto-plagi poco riusciti dai pezzi nu-metal di The Sickness), e forse le cavalcate caotiche (nel riffing chitarristico sposato alla sezione ritmica) della conclusiva Façade.

Improbabile che valga la pena spendere altre parole riguardo al disco, c'è solo da biasimare un ritorno di una piattezza e ripetitività simili dopo ben tre anni di pausa e senza alcuno sconvolgimento in sede di label o line-up (ovvero le condizioni perfette per lavorare ad un buon album).
 

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