Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Equilibre Music/Audioglobe
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Marc T. - chitarra, programmazione
- Christophe "Zomb" D. - samples, percussioni, voce
- Stephane L. - chitarra
- Hichem A. - basso


Tracklist: 

1. And Shall The Sky Descend (24:00)
2. The Birdies Wheel (11:40)
3. The Endless (17:58)
4. Glaring Light (19:32)

Dirge

And Shall The Sky Descend

Una delle opere più lunghe ed articolate della storia dello Sludge è rappresentata certamente da And Shall The Sky Descend, terzo lavoro dei francesi Dirge che propongono solo quattro canzoni, ma riescono a tessere ben 73 estenuanti minuti all’insegna di un Post Hardcore memore delle influenze di Neurosis e Cult Of Luna.
Dopo aver pubblicato Down Last Level nel 1998 e Blight And Vision Below A Faded Sun nel 2000, il quartetto parigino riesce a conciliare l’anima Sludge atmosferica e quella più votata agli intrecci delle massicce chitarre, costruendo un sound elaborato e complesso, che però può diventare alla lunga pesante e ripetitivo.

Il sound è quello dei Neurosis più opprimenti, ma i Dirge hanno ancora parecchia strada da percorrere rispetto ai maestri, come testimonia l’abrasiva opener And Shall The Sky Descend, soffocata nel rarefatto alone plasmato dagli effetti di chitarra.
Passaggi monolitici che ricordano i primi Pelican vanno a corrodere l’ascoltatore come i celebri album dei capostipiti del Post Metal, ma troppo raramente emergono soluzioni geniali che sorprendono: tra queste si possono menzionare solo l’impiego di un sound simile ad un violino nelle sezioni più malate e di reminescenza Doom/Sludge o l’uso di una voce sommessa che esplode in un crescendo di emozioni.
Gli spiragli di luce in un disco dove tutto sembra così denso e angosciante sono scarsi e liberatori, perché rompono quello schema granitico che permea le lunghe composizioni.
La seconda The Birdies Wheel è insostenibile perché monotona nei suoi undici minuti di durata, che si aprono troppo tardi per lasciar spazio all’intreccio chitarra clean-violino sopra citato.
Neanche la doomica The Endless e la conclusiva Garing Lights, ricca di momenti morti e vuoti, riescono a rialzare le sorti di un album in caduta libera perché incapace di emulare The Beyond dei Cult Of Luna o altri simili disperati full-lenght.

La quasi totale assenza di tono vocale è un altro punto a sfavore per una band che strumentalmente non ha la preparazione tecnica di Neurosis, la varietà stilistica degli Isis o l’inventiva dei Jesu. I Dirge hanno alcuni spunti interessanti, ma questi sono quasi completamente celati sotto un’asfissiante e tenebrosa dimensione che rimane uniforme nei 73 minuti di And Shall The Sky Descend.
Pertanto agli appassionati del genere si consiglia di continuare a seguire la scena più nota e celebre del Post Hardcore/Sludge, perché realtà come i Dirge, seppur desiderose di costruire un sound personale e fuori dagli schemi, non riescono ad esprimersi originalmente, scadendo nella banalità o nella mera imitazione.

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