Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Relapse Records/Self
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Greg Puciato - voce
- Ben Weinman - chitarra
- Liam Wilson - basso
- Gil Sharone - batteria

Guests:
- Dimitri Minakakis - voce nella prima traccia
- Brent Hinds - voce nella dodicesima traccia


Tracklist: 

1. Fix Your Face (02:41)
2. Lurch (02:03)
3. Black Bubblegum (04:04)
4. Sick On Sunday (02:10)
5. When Acting As A Particle (01:23)
6. Nong Eye Gong (01:16)
7. When Acting As Aa Wave (01:33)
8. 82588 (01:56)
9. Milk Lizard (03:55)
10. Party Smasher (01:56)
11. Dead As History (05:29)
12. Horse Hunter (03:11)
13. Mouth Of Ghosts (06:49)

Dillinger Escape Plan, The

Ire Works

Pur proponendo una miscela musicale adatta ad un pubblico sicuramente ristretto, i The Dillinger Escape Plan hanno sempre goduto di una certa stima da parte di appassionati e stampa specializzata. E come potrebbe essere altrimenti, quando si ha a che fare con una delle band più innovative ed irresistibili degli ultimi dieci anni? Nati esattamente nel 1997 in New Jersey, i The Dillinger Escape Plan sono stati fra i primi esponenti della cosiddetta scena Mathcore, nata proprio grazie soprattutto alla band americana. Insieme ai connazionali Converge, fautori di una proposta comunque differente, i The Dillinger Escape Plan continuano a rappresentare una delle più interessanti avanguardie artistiche dei nostri tempi. E’ inutile negarlo: da quando ha messo piede sul mercato discografico, il gruppo capitanato da Ben Weinman ha rivoluzionato il modo di vivere e concepire la musica, influenzando una serie quasi infinita di giovani musicisti. In seguito al successo ottenuto dal clamoroso Miss Machine nel 2004 e dopo gli esperimenti a sfondo elettronico dell’EP Plagiarism, i The Dillinger Escape Plan tornano a far parlare di sé con una release destinata a lasciare il segno: Ire Works. Prodotto dall’esperto Steve Evetts nei suoi studi di Los Angeles, l’album esce il tredici novembre 2007 su Relapse Records.

Il disco, fino a qualche giorno fa interamente disponibile per l’ascolto sul MySpace del gruppo, è il primo a non vedere la presenza, dietro le pelli, dello storico drummer Chris Pennie, sostituito dall’altrettanto abile Gil Sharone, già negli Stolen Babies. Pur dovendo inizialmente collaborare con la band per le sole registrazioni di Ire Works, Chris accompagnerà i The Dillinger Escape Plan anche durante il loro tour di dicembre. Non è dato sapere, però, se egli entrerà a far parte del combo statunitense in maniera definitiva. Oltre a Chris Pennie, Ire Works vede le partecipazioni esclusive di Dimitri Minakakis, primo e mai dimenticato singer della band, e di Brent Hinds, membro dei grandi Mastodon. Le novità non riguardano però soltanto la line up del disco, esse investono, irrimediabilmente, tutti gli aspetti di Ire Works, partendo da quelli grafici. L’artwork, infatti, ricorda più qualche esperimento grafico del passato che non la copertina di un album firmato The Dillinger Escape Plan. L’effetto comunque, neanche a dirlo, è assolutamente strepitoso.

Ben Weinman e compagni, si sa, sono ragazzi imprevedibili; inutile aspettarsi quindi una sottospecie di lavoro preconfezionato. Opener del disco è Fix Your Face, uno dei brani più canonici (se così possiamo definirlo) del lotto. Nessuna introduzione, nessun orpello inutile, ma una semplice e durissima mazzata sonora. Lo stile del pezzo ricorda il classico sound della band, la sua particolarità sta invece nel cantato, curato sia dal solito Greg Puciato che da Dimitri Minakakis. Le ritmiche serrate e convulse di Fix Your Face si ripropongono nella successiva Lurch, dove violenza ed impulsività hanno un ruolo assolutamente predominante. Ben più curiosa è Black Bubblegum, che per quanto riguarda parti vocali rimanda alla memorabile cover di Like I Love You (Justin Timberlake) presente su Plagiarism. Il brano raggiunge il suo apice nel pacchianissimo refrain, senz’altro uno dei passaggi più divertenti dell’intero disco.

Dopo gli apprezzabili esperimenti sonori di Sick On Sunday troviamo When Acting As A Particle, breve introduzione della fulminea Nong Eye Gong. Il pezzo, ennesimo highlight di Ire Works, mette in evidenza, ancora una volta, quanto chitarre e batteria siano un elemento importante all’interno del sound firmato The Dillinger Escape Plan. Si discosta invece dal classico stile della band Milk Lizard, nella quale è possibile rintracciare una certa vena Southern. La composizione, assolutamente irresistibile, è impreziosita da tromba e pianoforte, i quali, pur rivestendo un ruolo secondario, riescono a lasciare comunque la propria impronta. Non sono da meno le successive Party Smasher e Dead As History, che, sebbene assai diverse fra loro, rendono ugualmente giustizia a tutta la creatività di cui i The Dillinger Escape Plan sono capaci. Si arriva poi a Horse Hunter, dove troviamo il secondo ospite dell’album: Brent Hinds. La canzone si rivela abbastanza canonica rispetto agli standard del gruppo, tuttavia alcuni passaggi in particolare contribuiscono non poco all’ottima riuscita del brano, specie nel finale. Davvero notevole inoltre la conclusiva Mouth Of Ghosts, lunga traccia dalle coordinate stilistiche molto particolari ed intriganti.

Gli anni passano, ma la vena creativa di Puciato e compagni non sembra risentirne minimamente. In Ire Works c’è tecnica, sperimentazione, impeto e tanta voglia di stupire, la stessa che da sempre contraddistingue i The Dillinger Escape Plan. La classe e la genialità del complesso americano sono ormai sotto gli occhi di tutti, impossibile negarlo. Alla luce dei fatti, Ire Works rappresenta senza dubbio una delle uscite più interessanti di questo 2007. Perderselo, ve lo assicuro, sarebbe un vero peccato.

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