Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Eulogy Recordings/Andromeda
Anno: 
2007
Line-Up: 

- The Rev. White Devil - voce
- Rynearson - batteria
- Jefe - chitarra
- Kayhan - basso


Tracklist: 


1. Making A Killing
2. The Story Of Our Lives
3. Fuck The Imperialists
4. To Forget Civilization
5. Graven Images
6. Your Trusted Friend
7. Distant Memories
8. Desperate Hope
9. Lonely at the Top
10. Carried By Visions
11. Ghost Towns
12. In Limbo
13. The Dying Atheist
14. Become The Change
15. Reiteration

Die Young TX

Graven Images

Sintesi tra il sound di storiche bands come Earth Crisis e Integrity e di formazioni della new school dell’Hardcore, quali Terror e Blacklisted, i texani Die Young TX non costituiscono una realtà estremamente interessante, poiché il loro stile si inserisce nella troppo florida e prolifica scena Hardcore senza aggiungere nuovi elementi. La voce del cantante, The Rev. White Devil, è sicuramente inferiore rispetto alle aggressive voci delle bands sopra citate, poiché rimane troppo uguale in tutta la lunghezza di Graven Images, terzo full-lenght degli Americani, pubblicato sotto la Eulogy Recordings.

Nelle quattordici tracce che formano il disco vengono ripercorsi tutti i canoni dell’Hardcore più tradizionale, ma il risultato è scadente oltre ad essere privo di innovazione. I riffs di ogni canzone dei Die Young TX sono piatti e gli spunti degni di nota sono relativamente rari, poiché i brani procedono sugli ordinari tessuti Hardcore, fatti di sfuriate e di stacchi, di progressioni e di violente risposte. Il tutto comunque si mantiene su un livello medio-basso di song-writing poiché le marcate influenze dai Trial o dagli Earth Crisis sono praticamente inutili in un disco Hardcore pubblicato nel 2007. Il genere soffre da anni a questa parte l’inserimento di troppe formazioni nel panorama americano, che hanno causato una rarefazione del genere: ciò si può evincere anche dall’andamento di un album insipido e privo di un approccio vocale incisivo e trascinante come dovrebbe risultare. L’album riesce a scuotersi dalla sua staticità solo verso la conclusione, quando intervengono tracce di qualità discreta, come Ghost Towns o Become The Change, intervallate da passaggi di tregua come In Limbo. Tuttavia il punto di debolezza dei Die Young TX è la voce, insapore e uniforme, priva di una dente alternanza di registri ed improntata a rimanere lineare e amorfa.

Pertanto si deve ammettere che nonostante l’assidua attività live svolta in questi anni i Die Young TX non riescono ad emergere dalla mediocrità, raffigurando il caso di una di quelle centinaia di bands incapaci di esprimere la propria personalità introducendo nel genere qualcosa di inaudito o di vario: di certo l’Hardcore è spesso rimasta volutamente ancorata alle proprie radici passate, ma giunti nel 2007 si auspica che un disco non appaia come l’emulazione tecnica dei capolavori della tradizione, imitazione che segue anche il piano tematico di stampo socio-politico e non solo quello musicale.

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