Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Ferret Music/Andromeda
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Mike Hranica - voce
- Jeremy DePoyster - chitarra e voce
- Chris Rubey - chitarra
- Andy Trick - basso
- James Baney - tastiere
- Daniel Williams - batteria


Tracklist: 

1. Goats On A Boat (04:22)
2. Number Three, Never Forget (03:41)
3. HTML Rulez D00d (03:55)
4. Hey John, What's Your Name Again? (03:46)
5. Don't Dink And Drance (02:59)
6. You Can't Spell Crap Without "C" (03:30)
7. This Song Is Called (04:25)
8. Reptar, King Of The Ozone (03:09)
9. The Scorpion Deathlock (03:50)
10. Nickels Is Money Too (04:07)

Devil Wears Prada, The

Plagues

I The Devil Wears Prada sono uno di quei gruppi che passeranno alla storia soprattutto per il proprio nome: uno dei più ridicoli degli ultimi dieci anni. Eppure, la nascita della band di Dayton (Ohio) risale ad un periodo precedente rispetto all’uscita del celebre film intitolato The Devil Wears Prada. Il gruppo statunitense, comunque, afferma apertamente di rifarsi alle pagine dell’omonimo romanzo,  riletto dai sei amici e musicisti in chiave religiosa. Da questo semplice aspetto si deduce l’attitudine dei The Devil Wears Prada, ennesimi esponenti di quel sottogenere nato pochi anni fa e che porta il nome di Christian Metalcore. Il termine non tiene spesso in particolare condizione le sonorità dei singoli gruppi che rientrano nella suddetta scena e risulta quindi abbastanza riduttivo in alcuni casi, come accade appunto per i The Devil Wears Prada. Attivi da soli tre anni, i sei statunitensi hanno già alle spalle tre lavori discografici, di cui il più recente è il qui recensito Plagues, prodotto per il mercato europeo dalla Ferret Music.

Sebbene poco conosciuti qui in Italia, i The Devil Wears Prada rientrano fra le giovani promesse del panorama Metalcore statunitense, o perlomeno così sembra. Costantemente in tour per tutto il Nord America, la band di Dayton pone le sue basi su un consenso di pubblico tipico di questi ultimi tempi. Uno dei punti di forza del combo - così si legge su riviste e webzine di settore - è infatti quello di poter contare su oltre centosettantamila (!) “amici” nel proprio profilo MySpace. Pur riconoscendo l’ormai immenso potere della rete, non bisogna comunque trascurare l’aspetto prettamente musicale della band americana, che in questo senso può dirsi pienamente soddisfatta dei progressi mostrati nell’ultimo anno. Dear Love: A Beautiful Discord, questo il nome del debutto sulla lunga distanza dei The Devil Wears Prada, aveva messo in luce delle lacune davvero imbarazzanti, rivelandosi fin dai primissimi ascolti una delle opere più vergognose del 2006. In Plagues, fortunatamente, si respira subito un’atmosfera totalmente diversa.

Grazie anche all’esperienza accumulata sui palchi di U.S.A. e Canada, i The Devil Wears Prada hanno sviluppato in modo veramente esemplare le idee mostrateci in Dear Love: A Beautiful Discord, album a tratti quasi inascoltabile per la sua totale dissonanza. I brani contenuti in Plagues (dieci, per un totale di musica inferiore ai quaranta minuti) non rivelano particolari passi in avanti per quanto concerne la proposta stilistica. I miglioramenti si vedono soprattutto alla base delle tracce, innanzitutto con la scomparsa di quei momenti morti che caratterizzavano Dear Love: A Beautiful Discord. Nonostante questo, The Devil Wears Prada restano una band destinata ad un pubblico abbastanza ristretto, e stupisce quindi la loro incredibile popolarità. Le coordinate del gruppo ci portano infatti ad esplorare territori marcatamente Screamo, su cui si ergono possenti riff di stampo Metal uniti ad una forte componente Noise. Il risultato è piuttosto singolare, anche grazie agli improvvisi innesti melodici, con tanto di cantato pulito in pieno stile Emo. I brani contenuti in Plagues sono tutti validi, poco inclini alle classiche strutture che ci si potrebbe aspettare da un album etichettato come Metalcore, merito specialmente delle influenze tipicamente Noise.

Se cercate qualcosa di diverso rispetto al solito Swedecore di tendenza, date pure un’opportunità a questi ragazzi dell’Ohio, che, nonostante monicker, titoli ed attitudine discutibili, hanno davvero molto da offrire. Noi, prendendo in considerazione lanche ’enorme passo in avanti rispetto al loro precedente lavoro discografico, abbiamo voluto assegnare ai The Devil Wears Prada un voto di tutto rispetto, che funga magari da incoraggiamento per il futuro.

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