Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Beggars Banquet
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Conrad Standish - Voce, Chitarra, Basso
- Tom Carlyon - Voce, Chitarra
- Hugo Cran - Batteria, Percussioni

Tracklist: 

1. Black Ice
2. Oh Me, Oh My
3. Rosa
4. The Pest
5. As Sparks Fly Upward
6. Mistakes
7. The Face Of Love
8. An Avalanche Of Stars
9. The Saddest Sound
10. Misericordia

Devastations, The

Yes, U

Fondamentalmente sono tutto e non sono niente questi tre australiani conosciuti ai più con il nome di The Devastations, band che di devastante non ha assolutamente nulla, ma che di personalità e qualità ne ha, e come se ne ha. Dopo precedenti uscite sicuramente più che soddisfacenti, il gruppo ritorna in questo 2007 che di sorprese già ce ne ha date abbastanza: Yes, U è un disco che in parte ripercorre ciò che i The Devastations hanno messo in mostra nell'interessante Coal, ma che si distingue per un modo di comporre ancora più personale ed riflessivo, poco complesso ma ricchissimo di sfumature. C'è del trip hop, una leggera elettronica, musica noir, lievi aloni di post rock, insomma, una miscela stilistica affascinante e resa con notevoli capacità. Sembra un pò di entrare in un salone stracolmo di artisti in cui i The Devastations fanno ingresso prendendo furtivamente spunto da ognuno di loro, salutando Nick Cave e Bauhaus, scambiando quattro chiacchiere con Brian Eno e intraprendendo con i Bark Psychosis un misterioso gioco di sguardi.

Nonostante gli spunti provenienti da tali band siano tanti ed evidenti, i The Devastations riescono a non sembrare mai banali, caratterizzando ogni singola canzone con la personalissima vena creativa che li contraddisitingue. Ogni brano brilla infatti di luce propria, le somiglianze tra una traccia e un'altra sono invisibili se non per quanto riguarda le strutture portanti che sporadicamente si ripetono: la caliginosa Oh Me, Oh My, grande esempio di equilibrio e di ordine compositivo, col suo fluido e lento scorrere è un fiume che ci trasporta come morti a galla in un sogno senza farci annegare nelle sue acque; Rosa splende invece grazie a intrecci strumentali raffinati ed eleganti, riconducibili al post rock di stampo mogwaiano con quei fraseggi distorti e trascinanti, mentre la conclusiva Misericordia coinvolge nella sua ricchezza strumentale, in cui inquietanti effetti elettronici si sovrappongono equilibratamente al pianoforte di fondo che tesse melodie quiete ma a tratti quasi disorientanti.

I ritmi e le sonorità trip hop della opener Black Ice, o ancora di An Avalanche Of Stars, sono un altro esempio di come i The Devastations sappiano muoversi in tutti i frangenti musicali senza commettere errori: le strutture strumentali sono sempre arrangiate con grande acume, le sperimentazioni sonore sono equilibrate e mai fuori dalle righe, le atmosfere si distinguono come al solito per particolarità e intensità. Se poi The Pest è silenziosa e furtiva nei suoi arrangiamenti elettronici, Mistakes si contraddistingue per le dinamiche e per un andamento altalenante, ricco di crescendo e di sfumature, di refrain che si rinvigoriscono e che poi ritornano al loro "sonno" primordiale, al contrario delle lente The Face Of Love e The Saddest Sound, due canzoni commoventi e toccanti, sicuramente tra le meglio riuscite dell'intero album.

Definire Yes, U in un genere è pressapoco impossibile per quanto siano varie le sue strutture e le sue virate stilistiche perchè in questo bel disco vi si può trovare di tutto, dal noir all'elettronica, dal dream pop al post rock passando per frammenti di wave ed elementi trip hop sempre azzeccati.
I The Devastations si sono confermati un gruppo interessantissimo e allo stesso tempo tremendamente sottovalutato, mai visto troppo di buon occhio, mai pubblicizzato in maniera adeguata, sempre vissuto nell'ombra e quasi "sfrattato" dalla critica. Sperando che Yes, U sia in grado di invertire questa ingiusta tendenza.

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