Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
D.
Genere: 
Etichetta: 
Metal Blade/Audioglobe
Anno: 
1994
Line-Up: 

- Klas Morberg - chitarra, voce

- Stefan Pöge - chitarra solista

- Håkan Morberg - basso

- Thomas Johnson - batteria, voce




Tracklist: 

1. Life Shatters (05:24)

2. Left Behind (3:11)

3. A Closing Eye (05:28)

4. Taste Of Tragedy (03:53)

5. Bleeding (04:28)

6. Among Mortals (03:56)

7. Enslaved (04:43)

8. Winter (03:58)

9. Cold Bitterness (03:47)

Desultory

Bitterness

Se siete amanti del Death Svedese, in particolare di quello che imperversava verso la metà del decennio scorso, dovete assolutamente recuperare una copia di Bitterness, secondo album di questa ottima band della zona di Stoccolma che purtroppo ormai da molto non esiste più
Uscito per la Mitica Metal Blade e prodotto nei “classicissimi” Sunlight Studios da Tomas Skogsberg (assistito dal grande Fred Etsby, notissimo drummer dei Dismember) e dalla band stessa, questo disco si basa su quelle classiche cose che agli Svedesi sono sempre riuscite piuttosto bene, e cioè, aggressività, melodia e tecnica, con in più anche la stupenda voce di Klas Morberg a rendere i pezzi ancora più accattivanti; giusto per rimanere sul discorso della voce, si deve ammettere che difficilmente si è sentito un growl così pieno di sofferenza, non estremamente potente, ma le tonalità usate dal singer, hanno un qualcosa di speciale e si adattano magnificamente alla musica proposta dal combo di Stoccolma. Il genere, volendo, potrebbe essere considerato simile a quello dei concittadini Entombed e Dismember, anche se i Desultory danno l’idea di preferire delle soluzioni di più ampio respiro e lo fanno con molta classe.

Bitterness inizia con una splendida traccia intitolata Life Shatters, molto groovy anche se non eccessivamente aggressiva, anzi melodica ed atmosferica, cosa che potrebbe spiazzare i più, calcolando il genere proposto dalla band; tuttavia, la traccia funziona a meraviglia come opener e fin dall’attacco la voglia di ascoltare l’intero album (39 minuti circa) non manca, i riff sono ottimi, la produzione molto bella e poi questa voce così piena di sofferenza. Stupendo poi il break melodico a metà della traccia, l’unico neo forse possono essere gli assoli, carini e con un bel suono ma sinceramente niente di epocale.
Si passa poi Left Behind, più aggressiva e veloce dell’opener ma anch’essa molto ragionata, con molto “tiro” fino alla parte più cadenzata del ritornello; durante il coro, il suono del basso esplode veramente fuori e la cosa piace, visto purtroppo i numerosi dischi Metal dove il bassista è si presente nelle foto ma poi in realtà non lo si riesce a sentire suonare nemmeno una nota per tutto il disco.
Terza traccia è A Closing Eye: intro cortissimo di tastiera e basso e via, il pezzo si sviluppa in tutta la sua bellezza; siamo già alla quarta canzone del disco ed ancora non ci sono stati passaggi a vuoto da parte della band. Taste of Tragedy è una vera mazzata, potente e rapida, subito seguita da Bleeding, più atmosferica ma con un groove che saprà farvi scatenare.
Among Mortals ancora una volta alterna parti veloci ad altre con atmosfera e melodie, compresa un tappeto di tastiera qua e la ed uno stacco dal riff potentissimo e molto cadenzato.
Ma ecco che subito dopo giunge finalmente con il numero 7 sul display del vostro stereo il capolavoro dei Desultory, Enslaved, pezzo di poco meno di cinque minuti veramente da applausi, veloce ed violenta, ma con anche i giusti break melodici, con una parte ambientale semplicemente fantastica e con una voce pulita in sottofondo. Essa fa da lancio sia per un bel solo, sia per un riff veramente geniale, che viene prima proposto melodico ed in seguito più aggressivo, giusto per far ripartire la canzone su velocità molto sostenute.
Ancora una traccia cadenzata è l’ottima Winter, quasi Doom per certi versi, ma che poi si slancia più ritmata, in un crescendo dove la sezione ritmica la fa da padrona.
A questo punto siamo arrivati a Cold Bitterness, ultima canzone di questo splendido album, ancora una volta pregevole nel songwriting, forse una delle migliori dell’intero disco.

Probabilmente non si può fare a meno di pensare che forse il disco ha una durata un po’ limitata, ma il bello è che a questo punto farlo ripartire da capo è quasi un obbligo, oltre che un piacere.
Un’ultima cosa da dire su questo ottimo album datato 1994 è riguardo all’Artwork, splendidamente disegnato da Kristian Wahlin, noto anche come Necrolord ed autore di altre splendide cover per band quali At the Gates, Dissection, Edge of Sanity, Sacrilege e molte altre, oltre ad essere stato musicista in band mitiche quali Grotesque (pre At the Gates), Liers in Wait e Diabolique.

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