Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Alfredo Capozzi
Genere: 
Etichetta: 
Merge
Anno: 
2011
Tracklist: 

 

1. Chinatown  
2. Blue Eyes  
3. Savage Night at the Opera
4. Suicide Demo for Kara Walker  
5. Poor in Love
6. Kaputt
7. Downtown
8. Song for America
9. Bay of Pigs (Detail)
Destroyer

Kaputt

A molti il nome di Daniel Bejar, anima e mente dell’ensamble denominato Destroyer, continua a non dire molto. Ed è un vero peccato, perché chi conosce un po’ la storia del pop-rock dell’ultimo decennio, sa bene che la scena canadese è stata ed è una di quelle più prolifiche e qualitative. Egli rappresenta per il fertile movimento musicale di quel Paese, sorto tra la fine del passato millennio e l’inizio del nuovo, un punto di riferimento; e tante band ed artisti, da The New Pornographers, band di cui fa parte, a molti della premiata scuderia Arts & Crafts, guardano a lui come ad una sorta di guru.

L’ultimo suo lavoro, Kaputt, dopo gli imperdibili Trouble in Dreams (2008) e Destroyer’s Rubies (2006), conferma tutte le sue qualità di fantasioso, sensibile ed imprevedibile songwriter, risultando, nonostante la sua sia già una brillante e ricca discografia, forse il migliore della sua carriera. Il genere al quale il disco appartiene è sicuramente il pop, ma Bejar è uno dei musicisti più ricco d’influenze che io conosca e, soprattutto, capace di cambiare registro per ogni composizione, rimanendo sempre fedele al suo credo, al suo lussureggiante e un po’ barocco ideale musicale. Come unica concessione quella di aver posto il brano più lungo, gli undici e passa minuti di Bay of Pigs, alla fine e non all’inizio, al contrario di ciò che era capitato con Rubies (9:25 min.) nel precedente lavoro, posto a mo’ di sensuale rito d’iniziazione.

A darti il benvenuto qui c’è, invece, una perfetta pop song, Chinatown, arricchita da un ritmica un po’ anni 80’, un sax molto soul e da una voce femminile, quella di Sibel Thrasher, che doppia quella del nostro. Con cotanto viatico addentrarsi nell’album sarà più facile, ma le sorprese, le generose e ricche sonorità  di Dan, sono pronte a stupirti. Ci sono due brani, che insieme contano una ventina di minuti, che sparigliano le carte: il citato Bay of Pigs, l’ambient che non ti aspetti, partenza minimale, in odore di elettronica, per poi virare in una specie di disco-music, e Suicide Demo for Kara Walker, forse il brano più ambizioso dell’album, che riesce a combinare magnificamente il pop alla Prefab Sprout, la disco anni ’70 e dei fiati spaziali.  Ma tutti i brani, da Savage Night at the Opera, una vera delizia che cita con coraggio Enola Gay nel finale, alla sublime, ariosa, dolcemente malinconica, Downtown, con la voce di Sibel in evidenza, mostrano le rare doti di Dan, barbuto mago che produce nel suo calderone dorato incantesimi non da poco.

Un album, in definitiva, raffinato, fantasioso, con citazioni tanto numerose quanto calibrate, con testi mai banali, con un gusto per l’ibridazione intelligente, con tante (troppe?) qualità da farci temere di essere poco adatto per questi tempi vili. Speriamo di sbagliarci.

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