Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Where Are My Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Destroyalldreamers - Tutte le musiche

Tracklist: 

1. Wish I Was All Flames
2. Cendres En Trans
3. Automne
4. A Summer Without You
5. Le Pianiste Météorologique
6. My Eyes Were On The Dancefloor
7. Perdre Est Une Question De Méthode
8. Her Brother Played The Riot (Pt.1)
9. Her Brother Played The Riot (Pt.2)
10. Her Brother Played The Riot (Pt.3)

Destroyalldreamers

Wish I Was All Flames

Il Canada è un paese che di certo non brilla per una grande tradizione musicale e che è indubbiamente fuori dall'Olimpo degli stati guida nell'arte sonora; stranamente, però, ogni qualvolta esce un nuovo gruppo o un nuovo disco dalla landa nordamericana, si tratta sempre di qualcosa di sorprendente e di originale. Nessuna grande tradizione, una storia di certo non troppo ricca di contenuti (se si laciano da parte i più ampi movimenti country/folk e cantautorali di cui Neil Young è la massima espressione), eppure una forta estensione creativa spinta sempre verso il futuro, verso il nuovo e verso tutto ciò che non è ancora stato sperimentato. Pensate ai Godspeed You! Black Emperor , senza ombra di dubbio uno degli act canadesi più famosi di sempre, un gruppo uscito all'improvviso nella confusione generale dei '90 e che ha rivoluzionato il modo di creare, comporre e concepire la musica e i suoi suoni. Ma il Canada è anche la terra di Devin Townsend , dei Voivod, degli oramai storici Rush , degli Arcade Fire , tutti gruppi che, in un modo o nell'altro, hanno dato il loro (tutt'altro che trascurabile) contributo in materia. Ma ciò che in effetti splende di più in terra canadese è la grande ondata alternativa/sperimentale di questi ultimi anni, un rinato fermento culturale che ha attraversato tutto l'oceano per approdare fino in Europa, come è successo ai Destroyalldreamers che, dopo il silenzioso successo del primo À Coeur Léger Sommeil Sanglant, ritornano sulla scena con l'ancor più valido Wish I Was All Flames.

Chissà per quale motivo proprio loro sono tra i maggiori gruppi di punta del "nuovo" Canada musicale: la raffinata commistione di post rock e shoegaze e le grandi suggestioni atmosferiche evocate penso possino bastare ad inquadrarli come una band originale e creativa. Abbiamo già visto come, soprattutto in Europa, il post rock e lo shoegaze abbiano trovato molti punti d'incontro e le fusioni dei due generi non si sono verificate solo sporadiche volte; i Destroyalldreamers anche compiono quest'unione, questo etereo abbraccio stilistico ma lo fanno con una particolarità ed un'eleganza da tramandare ai posteri. Wish I Was All Flames si contraddistingue infatti per una ricercatezza atmosferica pacata e sapientemente gestita dal combo canadese: niente schitarrate inutili o parti strumentali ingombranti, niente barocchismi di alcun tipo, soltanto un grande gusto compositivo che si combina a piacevoli atmosfere dal retrogusto molto etereo e astratto.
L'accoppiata di titletrack e della successiva Cendres en Transe (formanti una sola canzone divisa in due parti) che apre il disco è un esempio lampante, anche se di sicuro non il più coinvolgente: chitarre distorte evocano ombre e paesaggi onirici in cui l'ascoltatore viene catturato attraverso fini intrecci melodici, non eccessivamente brillanti a livello emotivo, di più sotto il profilo prettamente espressivo. Il viaggio che si intraprende con Wish I Was All Flames è un perpetuo passaggio dal sogno alla veglia, una lunga serie di salti mortali dalla notte al giorno in cui l'occhio vede ciò che è reale e immagina ciò che invece non esiste galleggiando lungo fantasie e visioni. Automne alleggerisce decisamente i ritmi e le atmosfere con il suo andamento sognante, variopinto e ricco di sfumature, mentre con la stupenda Summer Without You ci si perde in nebbie fumose ma estremamente penetranti, levigate con cura, soffici e ondulate. I classici stilemi del post rock sembrano in qualche modo svanire e anche l'oramai abusata tecnica emotiva dello shoegaze si discosta dalla sua natura primordiale. I Destroyalldreamers compiono tutto questo con una spontaneità di cui c'è solo ed esclusivamente da meravigliarsi, tutto è così fluido e slegato, libero e sognante. Le Pianiste Météorologique è la conferma di tutto questo, un episodio commovente che fa della finezza strumentale il suo punto di forza: anche quando i ritmi crescono e le accelerazioni cominciano a venir fuori, i fili emotivi non si spezzano mai, anche quando le onde sonore si increspano l'insieme musicale rimane sempre leggero e sfumato, come un sogno le cui atmosfere sono impossibili da distinguere e che noi però continuiamo ad inseguire.

L'unico motivo per cui Wish I Was All Flames non cambia mai rotta è semplicemente quello che di ulteriori rotte da seguire nei sogni non ce ne sono. Il disorientarsi in questo cielo nuvoloso e stellato è talmente piacevole che ritornare coi piedi per terra finirebbe per annoiarci tremendamente. Chi ha visto L'Arte del Sogno di Michel Gondry (anche lui canadese guarda un pò) troverà sicuramente nei Destroyalldreamers qualcosa di simile se non di perfettamente congruente: come nel film l'ascoltatore si ritrova infatti in groppa a cavalli di pezza viventi a correre lungo praterie desolate, o su barchette di carta che tagliano il mare spinte dal vento della poesia. La creatività di cui la band canadese da sfoggio suggerisce questo e altro, non solo voli pindarici senza ritorno, ma anche momenti di disequilibrio (My Eyes Were on the Dance Floor) o di intensa riflessione, come ci mostra il trittico finale Her Brother Played the Riot (part I, II, III) magnifica conclusione a cavallo tra scioltezza post rock, atmosfere shoegaze e quiete rifiniture ambient.
Per non so quale motivo mi sento costretto a rimanere critico e abbastanza oggettivo, onde non sfociare in eccessivi elogi del disco che però, almeno a livello personale, sarebbero da fare. I Destroyalldreamers hanno confezionato un lavoro intenso, poetico, incredibilmente espressivo: se non si da ascolto ad esperimenti artistici come questi che "creano" invece di ritirare spudoratamente fuori le solite e abusate radici stilistiche, allora è normale che si parlerà di "rock morto", di "ricerca musicale senza futuro" o di simili commenti superficialmente critici e provocatori. Complimenti ai Destroyalldreamers sperando che un pò di Canada possa arrivare anche in Europa.

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