Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Sebastian Formella - chitarra
- Jim Patrick - batteria
- Sascha Bath-Ahmer - basso
- Johannes Formella - voce


Tracklist: 

1. The Personal Revolution
2. Project Hoax
3. Welcome Overboard
4. The Appeal
5. Daeva
6. Escape The Living Plan
7. Rebel Press
8. Walk In Step With The March Of History
9. The Frequency
10. Neurosis And Projection
11. With A Modern Punk Flavor
12. Mithra

Destiny Program, The

Subversive Blueprint

La Germania non sembra arrestarsi nella scena Hardcore/Metalcore, perché dopo le pubblicazioni di bands come Caliban, Deadsoil, Maroon e Heaven Shall Burn, anche i The Destiny Program fanno capolino tra le formazioni che desiderano portare alta la bandiera del proprio Paese nel genere. A differenza degli appena citati acts tedeschi, i The Destiny Program hanno alle spalle una casa discografica come la Nuclear Blast che, oltre al metal estremo, sta enormemente puntando sulle nuove leve nel panorama Core: Subversive Blueprint è il terzo capitolo discografico di un gruppo che per anni ha militato nell’underground, giungendo all’importante contratto con la Lifeforce e bruciando progressivamente tutte le tappe.

Il platter del 2007, formato da dodici tracce, si presenta come un’opera a cavallo tra le nuove sperimentazioni Metalcore americane (Norma Jean in primis), l’Hardcore di vecchio stampo e punte Alternative che cercano di garantire una varietà interna. La voce del cantante Johannes Formella, seppur ottima nel lamento Hardcore, fatica invece sulle sezioni clean, determinando una resa solo a tratti convincente. Le chitarre si esibiscono nei consueti riff quasi Noise Core in tracce come The Personal Revolution, ma lasciano spazio anche a parti più taglienti e brutali: ciò che stona davvero con il violento intreccio proposto è rappresentato dai ritornelli dal sapore quasi commerciale, per nulla consoni al contesto creato. Anche le ritmiche hanno un qualcosa di già sentito, che non permette all’album di acquisire una certa originalità, se confrontato con altri lavori: addirittura poi i ritornelli seguono quelli melodici ed insapori della nuova generazione di bands come Soilwork e Sonic Syndacate, senza disegnare un approccio simil-Deftones in una traccia come Welcome Overboard.
Il livello dell’album si alza con Daeva, che si sviluppa in un incedere più tenebroso ed inquietante, differente dalle altre realtà internazionali e per questo simbolo di una, seppur leggera, personalità.

Tuttavia considerando le aspettative dopo i precedenti mediocri dischi pubblicati, Subversive Blueprint rimane in quel calderone di prodotti senza futuro, capaci di vendere solo a pochi mesi dall’uscita e lontani dall’ideale di “classico del genere”. E’ ovvio che in stili vasti come l’Alternative o il Metalcore è difficoltoso realizzare qualcosa che si discosti dalla totalità delle proposte, ma un pizzico di inventiva avrebbe solo giovato ad una giovane formazione come i The Destiny Program.

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