Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Susanna Moro
Genere: 
Etichetta: 
Metal Blade Records/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Nate Olp - voce, basso
- Ben Parrish - chitarra
- Scott Wilson - chitarra
- Dustin Boltjes -batteria


Tracklist: 


1. Never Enough Road
2. Expression of Immunity to God
3. Knuckle Eye
4. Leprosaic Belief
5. Language of Oblivion
6. Tusk and Claw
7. Appreciation for Misery
8. Engineer
9. Celebration of Damage
10. Acid Lung
11. Stress Fetish
12. Blackish Silver

Demiricous

Two (Poverty)

Thrashers di tutto il mondo unitevi… L’appello è dedicato a tutti quelli che non ne hanno mai abbastanza di trapanarsi le orecchie con riffs spaccapietre, giri di batteria killer offerti da un paio di braccia e gambe instancabili, e voci che trasudano talmente tanto odio e cattiveria che Charlie Manson ascoltandole avrebbe terribili incubi. E’ proprio questo che propongono i Demiricous, band di death-thrashers di Indianapolis, dove sembra che il seme dell’odio gettato dai primi thrashers vent’anni fa  sembra essere germogliato ed inizia a dare i suoi frutti.
Two (Poverty), il loro secondo lavoro, è un concentrato di  violenza, pesante, veloce, un mix di thrash, grind e death metal. Una pallottola dritta in testa.

Ma purtroppo, come la maggior parte delle band nate nell’ultimo decennio, anche questi cinque ragazzi soffrono di sindrome da imitazione. Anche se a differenza del loro primo lavoro, One (Hellbound) che denotava sonorità old style, in questo album il sound è decisamente più moderno, tutte le 12 tracce potrebbero benissimo essere state scritte dagli Slayer; nel pezzo Expression of Immunity to God c’è un brevissimo solo di batteria inquietante e simile all’intermezzo di Angel of Death; i riffs sono un po’ scarni, gli assoli denotano il tipico stile noisy di Kerry King, e sarebbe difficile dire qual è la differenza tra la voce del vocalist e quella di Tom Araya. L’ultima canzone, il pezzo strumentale Blackish Silver si differenzia dalle altre in quanto ha un sound molto più doom, ma anche qui, a nessuno non verrebbero in mente i Black Sabbath ascoltandola.
In generale l’album non è completamente da scartare, ci sono alcuni pezzi notevoli, come Tusk and Claw o Acid Lung anche se lo spirito dei quattro thrashers di L.A. è molto presente, sempre e comunque.
Almeno è da apprezzare il tentativo dei Demiricous di catturare il sound degli anni d’oro della band californiana, ma l’effetto finale risulta un po’ troppo da simile. Ora, plagio è una parola forse esageratamente forte, ma è chiaro che i Demiricous amino gli Slayer; con ogni probabilità Two (Poverty) non diventerà mai il vostro album preferito, ma ascoltarlo è un buon passatempo in attesa di un prossimo capitolo, si spera, un po’ più originale.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente