Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Punishment 18 Records
Anno: 
2011
Line-Up: 

Med - Guitars 

Pondro  - Bass 

Ciardo  - Vocals

Thomas Lorenzi - Drums 

Tracklist: 

1. I Was     

2. Teveròn, The Sleeping Giant     

3. The Legend of Càzha Selvàrega     

4. Artiglieria Alpina     

5. The Guardian     

6. 33 Days of Pontificate (Vatican Inc)     

7. An Old Dusty Dream Vajont, 9 ottobre 1963     

8. Life Before Nothing     

9. Scream of 2000 Screams     

10. The Memory 

Delirium X Tremens

Belo Dunum, Echoes from the past

I bellunesi Delirium X Tremens ai tempi della loro creazione e dei loro primi concerti furono immediatamente considerati la nuova rivelazione italiana del death metal. Un death metal tecnico ed intricato che li portò a comporre il debutto CreHated From No_Thing (2007), sotto l’ala protettrice della Punishment 18 Records. A distanza di quattro anni da quel lavoro, sempre sotto la stessa etichetta discografica, il combo veneto è ritornato con questo Belo Dunum, Echoes from the past, album che ripercorre concettualmente alcune leggende delle loro terra natia. Storie di giganti, streghe, demoni, inverni lunghi fanno da contorno ad un disco che si sposta anche su tematiche più attuali o di stampo prettamente storico come il disastro del Vajont o la prima grande guerra nelle Dolomiti. Un lavoro, quindi, molto personale e pronto a stupirci; distaccandosi dalle abusate, classiche tematiche del metal estremo.

Il disco si apre con la solenne ed oscura I Was ove influenze dei Morbid Angel rivivono sporadicamente tra riffs dissonanti, breaks improvvisi e vocalizzi di una potenza veramente notevole. Il riffing delle chitarre è nero come la pece e le sezioni in blast beats sono reminiscenti pure dei migliori Vader in questa marcia forsennata ma anche pregna di sorprese. Citiamo a dovere alcuni cori in voce pulita ed alcune sezioni acustiche veramente particolari e dal tocco addirittura occulto. Tutto a contorno di una traccia perfetta nello stile, adatta ad introdurci in questo viaggio nel passato. Si continua con i veloci blast beats ed il riffing tendente al black metal di Teveròn, The Sleeping Giant,canzone che successivamente si sviluppa in modo diverso. Il groove prende possesso della struttura tra i vari stop and go della chitarra. Non mancano comunque sezioni maggiormente impulsive ed incalzanti per proseguire alla grande un inizio di disco veramente destabilizzante.

La terza traccia, The Legend of Càzha Selvàrega, si fa notare per le sue atmosfere molto solenni che in alcuni punti possono ricordare i miglioriNile ma con tutta la personalità che contraddistingue il gruppo. I cambi di tempo si sprecano e le chitarre lavorano incessantemente. Possiamo notare dal punto di vista lirico alcune sezioni in italiano. I cori alpini sono l’elemento di maggior sorpresa in Artiglieria Alpina, traccia epica, a tratti violenta ma con un retrogusto di tristezza che non può che stupire. La breve The Guardian serve come introduzione alla violenta 33 Days of Pontificate (Vatican Inc), traccia dedicata ai misfatti del Vaticano con la morte di Papa Luciani. La rabbia del gruppo si sfoga attraverso prolungate sezioni in tempi veloci anche se non manca l’atmosfera, puntualmente apportata dal solismo della sei corde e dai cori in latino. La tragedia del Vajont trova sfogo nella roboante An Old Dusty Dream Vajont, 9 ottobre 1963 che con il suo mood oscuro, i suoi testi e la sua ferocia d’esecuzione accusa e colpisce dritto al cuore.

La doomeggiante Life Before Nothing aggiunge un senso di asfissia all’atmosfera del disco. Alcuni intermezzi folk e sporadici riffs più accessibili da parte delle chitarre si sposano alla perfezione con una base lenta e massiccia. Non mancano improvvise accelerazioni che sfociano nella successiva Scream of 2000 Screams ma la band mostra di aver sempre un occhio di riguardo per la parte atmosferica del loro sound e questo contrasto crea sezioni veramente esaltanti. Ottima anche l’idea di usare il dialetto nel testo al fine di rendere ancora più personale la proposta. Chiude il lavoro l’introspettiva The Memory, canzone semplicemente a base di arpeggi e cori lievi a salutare un’opera dallo stampo antico, polverosa come i migliori libri di storia ed incredibilmente personale. Un grande ritorno questo dei Delirium X Tremens. I quattro anni di silenzio sono serviti al gruppo e se i risultati sono questi, vale la pena aspettare così tanto per un prossimo lavoro. Intanto gustiamoci quest’ultimo, grande omaggio alla nostra storia.  

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