Voto: 
9.6 / 10
Autore: 
Roberto Boasso
Genere: 
Etichetta: 
Norma Evangelium Diaboli
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Hasjarl - Chitarra

- Mikko Aspa - Voce


Il resto della lineup non viene dichiarato.


Tracklist: 

1. First Prayer 05:43

2. Sola Fide I (05:13)

3. Sola Fide II (07:53)

4. Second Prayer (04:41)

5. Blessed are the Dead Whiche Dye in the Lorde (05:47)

6. Hetoimasia (07:08)

7. Third Prayer (03:57)

8. Si Monumentum Requires, Circumspice (06:31)

9. Odium Nostrum (04:45)

10. Jubilate Deo (O Be Joyful in the Lord) (06:07)

11. Carnal Malefactor (11:44)

12. Drink the Devil's Blood (04:31)

13. Malign Paradigm (03:39)

Deathspell Omega

Si Monumentum Requires, Circumspice

Bisogna aspettare più di dieci anni da quello che è considerato il periodo più prolifico del black metal per poter ascoltare uno dei capolavori del genere. È nel 2004 infatti che esce Si Monumentum Requires, Circumspice, firmato Deathspell Omega, senza dubbio uno dei gruppi migliori dell’ottima scena francese, che negli ultimi tempi ha sfornato grandi band come Nehemah o Ancalagon, ponendosi ai vertici di un’ipotetica classifica tra i gruppi di ogni paese.

Si Monumentum Requires, Circumspice, primo capitolo di una trilogia, è come un viaggio in un tunnel oscuro, dove non filtra luce se non alla fine del disco. Le composizioni sono cariche di malignità come ben pochi altri album; 78 minuti di sofferenza pura, tredici inni al demonio come raramente si era sentito in passato, in quanto a potenza e malvagità espresse, portate a livelli estremamente alti. La produzione aiuta molto nel creare queste atmosfere, indubbiamente migliore rispetto a quanto ci avevano abituato i Deathspell Omega nei vecchi album, risultando meno grezza ma comunque molto cupa, soprattutto nei suoni delle chitarre, rendendo l’ascolto un’esperienza davvero unica.
Ottima anche la cura dell’artwork e del booklet, con delle foto macabre che ben si sposano a quanto proposto musicalmente, e soprattutto dei testi, vere preghiere al signore del male.

L’apertura è affidata a First Prayer, bellissima strumentale che prepara nel migliore dei modi a ciò che arriverà dopo. Le melodie delle chitarre sono accompagnate inizialmente da dei cori lontani, dal sapore quasi ecclesiastico, sapore che però si perde dopo ben poco. I cori ritorneranno comunque più avanti, facendo da supporto alle chitarre. Dopo poco più di cinque minuti arriva la prima vera canzone dell’album: Sola Fide I, avviata da un riff a dir poco stupendo. È uno dei brani migliori di tutto il disco, ricoperto di un’atmosfera angosciante, oscura. Grandissima la prestazione vocale, così come quella strumentale. I riff creati sono tra i migliori che si possano sentire nel Black, la batteria e il basso (che contrariamente a molti album del genere si sente) aiutano molto bene le chitarre. È incredibile come si sia riusciti a creare delle atmosfere così cupe solo con gli strumenti “tradizionali”, ma in questo gioca un ruolo fondamentale proprio la produzione. Una parte solista di chitarra ci accompagna poi a Sola Fide II, bella quanto la precedente, ma tutto l’album non avrà cali, nonostante l’elevata quantità di brani. Anche qui riff eccelsi, poche volte se n’erano potuti sentire di qualità così elevata. I ritmi variano molto, dai classici “blast beats” a parti più cadenzate, ma si rimane sempre a livelli altissimi. Diverse anche le variazioni dei riff all’interno di ogni brano, come si può notare già da queste due Sola Fide. In questo terzo brano una nota di merito va senz’altro ai riff di chiusura, forse ancora migliori di quelli proposti fino a questo momento.

Si potrebbe definire una sorta di pausa invece Second Prayer, praticamente strumentale, visto i ritmi relativamente più lenti, ma certo non è una pausa per quanto riguarda la malvagità manifestata. Eccezionali anche qui le parti di chitarra, in particolare quella della parte centrale del brano, accompagnate bene dagli altri strumenti, in particolare le ritmiche. Si ritorna alla violenza estrema con la successiva Blessed…, altra grande traccia, caratterizzata come le precedenti da splendidi riff e da diverse variazioni,. Difficile dire se se sia superiore o inferiore alle precedenti, come è difficile dire quale sia il miglior brano del disco, perché è tutto un’opera unica, sempre di qualità eccelsa, senza particolari cadute di tono, come dimostra anche la seguente Heitomasia, contraddistinta da un inizio più lento degli scorsi capitoli; ma i tempi veloci non tardano ad arrivare nemmeno qui. Come al solito di grande qualità le parti strumentali, che ben supportano un ottimo growl. Forse però un brano leggermente inferiore rispetto a come ci eravamo abituati, ma per fortuna si ritorna subito a tale livello con la successiva Third Prayer, quasi interamente strumentale come le prime due. Stupende le melodie create in questo brano, leggermente più malinconiche in relazione a quanto proposto finora, ma ciò non ne compromette il risultato finale.

È ora il momento della title-track, una delle canzoni più violente del disco, e forse una delle meno incisive, soprattutto per i riff, lievemente inferiori a quelli sentiti nelle precedenti tracce, e per la minor varietà compositiva. Rimane comunque un ottimo brano, che però non spicca in un grande album come questo. Anche le due successive, Odium Nostrum e Jubilate Deo, sono tra le meno importanti del disco, nonostante siano migliori della title-track non raggiungono il livello eccezionale mostrato nei primi brani, livello che però viene ritrovato nella seguente Carnal Malefactor ennesimo capolavoro di questo Si Monumentum Requires, Circumspice. È il brano più lungo, con quasi dodici minuti di durata, durante i quali trovano spazio anche dei cori, come quelli sentiti nell’opener, oltre le classiche parti estreme, qui particolarmente belle. I cori occupano la parte centrale della canzone, a metà tra le due parti Black, riempiendo un intermezzo riuscito davvero bene, molto triste. All’improvviso però si ritorna al black e al growl, con splendidi riff, come splendidi sono quelli della successiva Drink The Devil’s Blood, altro brano eccezionale. Sempre carica di crudeltà e di oscurità l’atmosfera che si respira all’ascolto di queste canzoni, come anche nell’ultima Malign Paradigm, completamente strumentale; e non ci poteva essere conclusione migliore per questo gran disco che risponde al nome di Si Monumentum Requires, Circumspice, sicuramente uno dei migliori prodotti Black degli ultimi anni, ma non solo.

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