Voto: 
9.6 / 10
Autore: 
Roberto Boasso
Genere: 
Etichetta: 
Norma Evangelium Diaboli
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Hasjarl - Chitarra

- Mikko Aspa - Voce

Il resto della lineup non viene dichiarato.

Tracklist: 

1. I (15.45)

2. II (11.25)

3. III (09.09)

Deathspell Omega

Kenose

Sembrava impossibile riconfermarsi dopo lo splendido Si Monumentum Requires, Circumspice e comporre un disco all’altezza di tale bellezza, e forse lo era davvero per qualsiasi altro gruppo; i Deathspell Omega, invece, sorprendono ancora un volta, e producono un album per certi versi addirittura migliore e più curato di quanto proposto finora dal gruppo francese. Non è comunque il continuo della trilogia iniziata con il precedente acclamato lavoro, ma solo una sorta di “preparativo” a quello che sarà il secondo capitolo di questo monumentale progetto. La durata complessiva è intorno ai 35 minuti, quindi meno della metà di Si Monumentum Requires, Circumspice; bastano però a creare un altro capolavoro, incredibilmente curato in tutti i suoi aspetti, dalla musica ai testi, senza dimenticare la splendida confezione che lo avvolge, contenente un libretto di oltre quaranta pagine, ricco di immagini inquietanti e misteriose. Per quanto riguarda il lato musicale, ci troviamo di fronte al perfetto continuo di quanto sentito nell’ultimo album, con tre lunghissimi brani, articolati lungo numerose variazioni, nei quali vengono accentuate ancora di più le “sperimentazioni”. Non bisogna farsi ingannare dalla parola sperimentazione associata ai Deathspell Omega: chi collega questo termine a tastiere e parti con voce pulita, alla Arcturus o alla Borknagar, troverà questi ultimi due dischi del gruppo tutt’altro che innovativi, in quanto non appaiono mai queste caratteristiche. Ma sempre di Black sperimentale si tratta, con un diverso uso dei riff e delle atmosfere, non più usati per “ricordare” foreste innevate o semplici inni al satanismo; in Kenose e in Si Monumentum i suoni sono molto più cupi, riuscendo a ricreare un clima di pura malvagità, in grado di entrare nella mente di un ascoltatore attento e di trasportarlo nell’oscurità più totale. Davvero difficile trovare dischi in grado di rivaleggiare con questi due sull’aspetto emotivo.

Il primo brano vede una lunga introduzione atmosferica, lugubre e tetra nel lento ritmo di batteria che la sostiene e nel malinconico arpeggio; le voci in sottofondo rendono ancora più cupa l’atmosfera, che tocca l’apice nell’esplosione dei cori, interrotti dall’entrata delle chitarre elettriche, dalla potente batteria e dall’aggressivo growl; non dura molto la parte a tutta velocità, dopo poco tempo arriva infatti uno dei tanti rallentamenti, perfetto nel fermare per qualche attimo la violenza scaturita dal gruppo. Vari riff si alternano a sorreggere la canzone, che raggiunge il culmine nel finale, quando i ritmi sono ancora più veloci, per poi essere bloccati inaspettatamente dall’ingresso di un passaggio acustico, che si dilungherà fino alla conclusione del brano, che sorprende un po’ quando ci si rende conto che è durato oltre i quindici minuti, visto che, se ascoltato con la dovuta attenzione, il tempo sembra scorrere molto più in fretta.
Il secondo capitolo si apre con uno splendido riff, di una violenza incredibile; non sarà l’unico così bello tra quelli contenuti in questa traccia, altra grandissima composizione; come nel precedente album è davvero difficile trovare un brano meno interessante, anche perché, mentre in Si Monumentum qualche minimo calo all’interno delle tracce comunque c’era, qui si mantiene una costanza straordinaria, sicuramente difficile da riscontrare in altri album, anche nei migliori del genere.
Un altro grandissimo riff apre la terza traccia, forse la migliore di tutto il disco; dopo appena due minuti il Black Metal si ferma per lasciare spazio ad un intermezzo atmosferico, di una tenebrosità senza limiti. Il continuo del brano vede praticamente intrecciarsi le due metà, quella del Black Metal più violento e quella atmosferica, in una miscela che ricorda un po’ gruppi come i The Axis Of Perdition, tanto per confermare che questa è la miglior composizione dell’album.

Insomma, i Deathspell Omega non deludono e riescono a creare un altro capolavoro, certamente all’altezza del precedente prodotto; chi ha amato il predecessore non potrà non essere soddisfatto per Kenose, mentre chi ha reputato noioso e inconcludente Si Monumentum, difficilmente troverà più interessante questo nuovo prodotto di quello che ormai si può considerare come uno dei migliori gruppi non solo di oggi, ma della storia del genere.

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