Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Bridge Nine Records/Goodfellas
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Bryan - voce
- B-Roll - chitarra
- Dave X - chitarra
- Frankie - basso
- Dan - batteria


Tracklist: 

1. Intro (01:15)
2. Count Me In (02:23)
3. Nowhere (02:08)
4. Break Through It All (03:01)
5. Curl Up And Die (02:20)
6. Behind Your Eyes (02:23)
7. Fuck It All (02:07)
8. See It Through (02:31)
9. Nothing But Agony (01:49)
10. Infected (01:41)
11. Take Me Away (01:40)
12. Still Standing (02:08)
13. Boston Belongs To Me (02:31)

Death Before Dishonor

Count Me In

Provengono da Boston, città che in fatto di Hardcore vanta una certa tradizione (Society System Decontrol, Slapshot, Ten Yard Fight fino ad arrivare a Bones Brigade e Bane), e incidono per Bridge Nine, etichetta di riferimento nel settore. Bastano questi due semplici elementi per rendere i Death Before Dishonor una delle maggiori promesse in campo HC, perlomeno sul suolo nordamericano. E’ infatti da circa cinque anni che la band di Boston mette a ferro e fuoco Stati Uniti e Canada grazie a numerosi ed indiavolati live show, attirando così chiaramente l’attenzione di noi appassionati d’oltreoceano. Dopo tanta attesa è finalmente arrivato un nuovo full lenght per il combo della East Cost, il primo pubblicato da Bridge Nine Records e distribuito in Italia tramite Goodfellas. Count Me In, questo il titolo dell’opera, ha il difficile compito di bissare il successo ottenuto nel 2005 dall’EP Friends Family Forever, più di un semplice campanello d’allarme per fan ed amanti dell’Hardcore più losco e tamarro.

L’album si apre con la banalissima e trascurabile Intro, che sfocia poi nella potente titletrack del disco. Il sound dei cinque statunitensi non è cambiato di una virgola rispetto al precedente mini, anzi, sembra quasi di avere a che fare con il medesimo lavoro. Avevate qualche dubbio per caso? I Death Before Dishonor rappresentano infatti una determinata corrente dell’Hardcore, paragonabile a quella che negli anni ottanta rappresentarono Agnostic Front e Sick Of It All, non certo Hüsker Dü o Fugazi. Se ancora non vi è chiaro chi sono i Death Before Dishonor non vi resta che guardare il videoclip di Break Through It All, girato appositamente per promuovere Count Me In e disponibile presso il MySpace ufficiale del gruppo. Tornando a parlare del disco in sé, non possiamo non citare fra le sue influenze più evidenti band ormai affermate come Terror, Madball e Hatebreed.

A prescindere da questi chiari influssi musicali e non, i Death Before Dishonor riescono comunque a suonare una musica tutto sommato personale. Grazie anche al possente stile vocale utilizzato dal singer Bryan, il gruppo di Boston dà l’impressione di cavarsela davvero egregiamente, optando per soluzioni di peso ed in perfetta sintonia con la propria, scanzonata, attitudine. A livello di singoli brani la qualità è veramente altissima (su tutti Count Me In e Break Through It All), mentre in blocco l’album perde parte della sua carica a causa di una discreta omogeneità sonora. Di certo Count Me In darà il suo meglio in sede live, quando finalmente verrà riproposto con la giusta atmosfera. Dopotutto i Death Before Dishonor sono nati come live band e continueranno ad esserlo anche dopo la pubblicazione di questo Count Me In. Alcuni brani meritano tuttavia di essere nominati in quanto particolarmente avvincenti e caratterizzati da un riffing che, spesso e volentieri, attinge dalla tradizione Thrash: Nowhere To Turn, Nothing But Agony e Take Me Away. Da non perdere inoltre la cover finale, Boston Belongs To Me, raccolta in eredità dai padrini dell’Oi! britannico Cock Sparrer e riconvertita in un imponente Hardcore anthem.

Profeti di un sound classico e poco incline alle novità, i Death Before Dishonor non hanno deluso le attese ed hanno regalato ai propri fan un lavoro compatto e granitico, uno di quegli album che ti fanno amare l’Hardcore con il profondo cuore. Non è dato sapere se e quando il gruppo di Boston lascerà gli States per imbarcarsi in un nuovo tour europeo, non resta che attendere fiduciosi. Nessun cambiamento, nessuna innovazione, anche perché, in fin dei conti, a noi piace così.

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