Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Lifeforce Records/Andromeda
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Sabine Weniger – voce, tastiere
- Johannes Prem – voce
- Sebastian Reichl - chitarra
- Gert Rymen - chitarra
- Thomas Huschka - basso
- Tobias Graf - batteria


Tracklist: 

1. World Domination
2. We All Shall Bleed
3. Code Of Honor
4. Losers’ Ballet
5. Dark Cell
6. Crown Of Creation
7. End Begins
8. As Words To Bullets
9. Praeludium II
10. Bloodpact
11. To Where The Skies Are Blue

Deadlock

Wolves

Dieci anni di attività per i teutonici Deadlock e tre album all'attivo, ultimo dei quali proprio in questo 2007. La band di Schwarzenfeld ha ufficializzato in line-up la bella Sabine, ormai collaboratrice fissa dei nostri fin da The Arrival del 2002. Ma cosa aspettarsi dunque da questo Wolves?

Un album che scorre semplice e lineare, che segue alla lettera i dettami del death melodico di matrice svedese e che ha in Sabine un punto non dico necessariamente di forza, ma di sicuro interesse. L'abbinare il growl al clean non è cosa nuova, e nemmeno l'utilizzo delle voci femminile (Dark Tranquillity e In Flames, ad esempio, ce li ricordiamo tutti), ma non in modo così massiccio; con tutte le distanze del caso, potremmo accostrali ai nostrani Lacuna Coil, dove Cristina ha sempre più prepotentemente eclissato Andrea fino a farlo in pratica scomparire. Adesso i Deadlock non hanno eliminato Prem, che rimane una presenza forte all'interno della release, tuttavia alla nostra sono affidate sempre più parti, come in Code Of Honor, il singolo, dove in pratica canta da sola.
Per carità, assolutamente nulla in contrario ad un uso copioso della voce femminile, anzi, la resa della citata canzone è scontata, il classico singolo da riff decisi che non sorpendono i fan del genere, ottime metriche e arrangiamenti, oltre che un prodotto finale che scivola fino alla fine senza una mezza nota storta, ne dai bridge ne dall'assolo. Di certo l'ammorbidirsi del suono dei tedeschi è palese, ripercorrendo il percorso degli svedesi Arch Enemy, che risultano tuttavia più aggressivi dato il timbro di Angela.

Ma non c'è solo death melodico in questa fatica, c'è molto heavy metal, tutto incupito dai synth anch'essi affidati a Sabine, conferendo l'appellativo "dark metal" che ormai viene anche fin troppo spesso utilizzato. Nel complesso, senza bisogno di citare traccia per traccia, ci troviamo di fronte ad un full maturo ed intelligente, in quanto è l'album che piace al mercato: non impegnativo o elaborato, ma scorrevole ed immediato, questo Wolves è come la doppia in schedina, la sua commerciabilità è praticamente scontata. Le parti lenti quasi gothic che elevano la Weniger contrapposte alle parti più grezze e veloci dove è Johannes a cimentarsi dietro al microfono sono l'esempio più lampante della filosofia dei tedeschi.

Senza dunque divulgarsi ulteriormente, album facile facile, adatto a chiunque, vista la sua indiscutibile accessibilità, e tutto sommato, resa. Certo è che è spesso troppo leggero, e con un paio di episodi senza troppo nervo, che potrebbero far storcere il naso a chi, del death svedese, preferisce ad esempio band come gli Hypocrisy. Nulla di sconvolgente così come nulla di banale, il classico disco che non si rimpiange di aver acquistato così come di non averlo fatto.


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente