Voto: 
5.9 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2008
Line-Up: 

:
- Joacim - voce
- Anders - chitarra
- Peter - chitarra
- Paul - basso
- Markus - batteria

Tracklist: 

:
1. Knew You Would
2. Disgrace
3. Blizzard of Nails
4. Blowtorch
5. Never Debate

Deadists, The

The Deadists

I Deadists si formano a Gothenburg in Svezia nel 2001 dall'incontro di Anders Ek, Markus Bolechowski Franklin e Andreas Podda, appassionati di musica che si ritrovano di tanto in tanto durante le superiori a suonare insieme. Dopo sei anni però rimane solo Anders, mentre gli altri componenti cambiano spesso.
Una volta trovata una formazione stabile, comunque, i Deadists iniziano a comporre diverse canzoni e a farsi notare in sede live: il risultato arriva nell'ottobre 2008 con l'omonimo EP di debutto.
In esso la formazione svedese si ispira particolarmente ai principali nomi dello stoner rock (Kyuss, Monster Magnet, Queens of the Stone Age, High on Fire), ma anche a gruppi hard & heavy più classici (Black Sabbath, Blue Oyster Cult) e a diversi nomi del panorama doom/sludge in un raggio che va dai Cathedral ai Melvins. Il gruppo comunque cita anche Tool e King Crimson fra le proprie influenze, ma rimangono in secondo piano.
Il disco si presenta come un lavoro ancora acerbo per via dell'inesperienza nelle composizioni, il che lo rende necessitante di una rifinitura adeguata per quanto riguarda la freschezza del sound (in certi momenti dotato di una verve interessante, ma che poi si appiattisce mostrando ancora qualche debito nei confronti delle muse ispiratrici del gruppo). Nonostante tutto è dotato di diversi spunti che mostrano un certo potenziale: le cinque canzoni sono tutte dense e dure, con fumose atmosfere malinconiche a permeare lo sfondo. Un promettente punto di partenza per scrivere qualcosa di coinvolgente e più personalizzato in futuro.

Knew Your World è una graffiante sequenza di riff catchy e distensioni melodiche, a sostegno della voce che per questa canzone ricorda molto Serj Tankian dei System of a Down. Nulla di inaudito, ma si lascia ascoltare scorrevolmente e possiede sufficiente carisma.
Disgrace inizia con un effetto che sembra ripreso dai bassi effettati di Powertool dei Gardenian. Rapidamente si inserisce la decisa e cadenzata sezione ritmica, mentre le chitarre tessono giri melodici di note che non tardano a trasformarsi in distorsioni basse e magmatiche. La voce qui è più spenta e meno trascinante, il ritornello cerca di compensare con un sottile risvolto emozionato ma l'impatto è minore che nella precedente canzone.
Blizzard of Nails è un inquietante pezzo maggiormente doom-oriented, è molto meno originale e scorre via abbastanza anonimamente nonostante alcuni riff alienanti ed efficaci nel ricreare un'atmosfera oscura, a tratti quasi maligna.
Blowtorch cerca di rimescolare un hard rock/stoner non molto ispirato a piccoli fraseggi vicini al metal di Gothenburg in una versione stemperata, non convince al 100% ma i refrain si lasciano ascoltare senza peso.
La conclusiva Never Debate è uno stoner convenzionale, saturo e psichedelico, buono nel riffing monolitico e nelle parentesi di chitarra clean, ma poco personale, ancora troppo immatura come canzone.

Non azzardiamo previsioni sul futuro della band, ancora giovane e con molta strada davanti. L'attitudine (almejno dichiarata) che cercano di buttare dentro il songwriting è quella dell'essere trascinanti ma creativi, il che potrebbe lasciar sperare in una maturazione costante e costruttiva dei sei svedesi nelle prossime release, ma devono anche svecchiare i tratti meno freschi del loro stile, valorizzando gli aspetti positivi per non affossarsi nel marasma di gruppi mondiali arrivando a proporre canzoni derivative e prive d'originalità.


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