Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
4AD Records
Anno: 
1984
Line-Up: 

- Lisa Gerrard - voce
- Brendan Perry - chitarra, voce, tastiere, sintetizzatori

Tracklist: 


1. The Fatal Impact
2. The Trial
3. Frontier
4. Fortune
5. Ocean
6. East of Eden
7. Threshold
8. A Passage in Time
9. Wild in the Woods
10. Musica Eternal

Bonus tracks:

11. Carnival of Light
12. In Power We Entrust the Love Advocated
13. The Arcane
14. Flowers of the Sea

Dead Can Dance

Dead Can Dance

Il duo dei Dead Can Dance viene costituito nel 1981 a Melbourne dall'australiana Lisa Gerrard, compositrice e cantante che studiava canto classico da soprano, e dall'inglese Brendan Perry, polistrumentista e cantante baritonale ex-membro del gruppo punk The Scavengers (dopo i quali sperimentò la musica elettronica).
Assieme a loro si aggiungono Simon Monroe al basso e Paul Erikson alle percussioni, ma dopo che il gruppo si trasferisce a Londra l'anno seguente la formazione si riduce ai soli Gerrard e Perry. Nonostante ciò, il duo conclude rapidamente un contratto con la 4AD Records, già nota nella scena inglese per il ruolo di primo piano avuto accanto al movimento dark & affini (dal goth al dream pop), e pubblica il suo primo disco.

Col tempo i Dead Can Dance sarebbero diventati un gruppo peculiare, noto per il proprio stile atmosferico influenzato da sonorità esotiche e medievali, col quale ottennero una personale visione musicale all'interno della dark-wave; ma per il momento, e stiamo parlando di questa prima metà degli anni '80 fino al 1984 in cui viene pubblicato il debutto omonimo, il duo rimane ancora saldamente ancorato agli stilemi dei gruppi goth rock (Siouxsie and the Banshees, Sisters of Mercy, Cure, Joy Division) e del periodo post-punk, seguendo la scia di molte altre formazioni venute prima di loro, giusto magari introducendo un approccio lirico più "mistico" e, occasionalmente, qualche soluzione sonora più vicina al nascente - in quegli anni - dream pop, spunti più atmosferici ed alcuni un pizzico più noisy; ma complessivamente il disco è ancora pienamente dark wave fin nel midollo.

Se pezzi come le iniziali The Fatal Impact (cupa ed esotica) e The Trial (più convenzionale), oppure la placida ma catchy East of Eden o la cureiana A Passage in Time, connettono strettamente la musica del duo alla fertile scena goth inglese, senza grossi scossoni o chissà quali rivoluzioni, sono per contro maggiormente interessanti parentesi più ricercate come ad esempio Frontier, dalle sonorità medio-orientali impreziosite dalla voce affascinante della Gerrard - ma anche con una struttura un po' ripetitiva -, oppure Ocean, la più vicina al dream pop dei Cocteau Twins. Altri pezzi come Fortune con i suoi droni gelidi o la melanconica Wild in the Woods permangono comunque nelle coordinate canoniche della scena dark, offrendo poche sorprese, svettano piuttosto Threshold grazie soprattutto alla vissutissima ed esotica voce di Lisa Gerrard o l'atmosferica conclusione ethnic-ambient di Musica Eternal, pezzo delicato ed onirico dove i vocalizzi femminili si fondono con la bassa e cullante voce di Perry per esaltare l'aura evanescente di sfondo. Quest'ultimo brano è il più suggestivo ed intrigante del disco, nonché quello che mostra le capacità espressive del gruppo nella loro cristallinità, può risultare giusto un pochino monotòno ma in maniera marginale.
Nell'edizione cd sono inoltre incluse, come bonus tracks, le canzoni presenti sull'EP successivo Garden of the Arcane Delights.

In definitiva i punti maggiormente positivi del disco sono proprio le due voci degli artisti, l'una eterea ma decisa, l'altra calda e avvlogente, entrambe dotate di notevole fascino nonché spessore artistico. Il disco in sè si rivela semplicemente un'uscita discreta, che non dice granché di diverso o peculiare da quello che altri blasonati gruppi hanno fatto (arrangiamenti, linee di basso, beats e drum-machine assolutamente ordinari, seppur combinati con una certa classe che rivela la raffinatezza compositiva del duo) ma che mostra alcuni semi che daranno vita alle maggiori e migliori caratteristiche dei Dead Can Dance, in primis il duo vocale fortemente espressivo e capace di far immergere nell'ascolto con evocatività profondissima. Un potenziale, insomma, che vedremo presto fruttare.

Un full-lenght che merita in ogni caso di essere ascoltato, per scoprire i primi passi di una formazione che sarebbe andata molto lontano sia come maturità artistica che come innovazione stilistica.

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