Voto: 
4.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Veronica "Boadicea" - vocals, percussions, keyboards
- Manuel - lead guitar
- Daniel - rythm guitar, acoustic guitar, vocals
- Fra88 - bass guitar
- Mick - drums, percussions

Tracklist: 


1. Mai più
2. Forse è tempo di riflettere
3. Forse c'è da lottare ancora
4. Miserabile
5. Anche se forse non ci vedremo più
6. Forse non è amore
7. Ore-Q
8. Indissolubile
9. Forse sei come un conflitto per me (per te)
10. Within You Without You

Day Jane

Forse non è amore

Gli abruzzesi Day Jane si formano nel 2008 dall'incontro del batterista Mick e della cantante Veronica Boadicea (nome d'arte ispirato ad una regina bretone che guidò la lotta contro il dominio romano) che rapidamente radunano un gruppo di ragazzi del luogo accomunati dalla passione per la musica inglese, in particolare britpop, dark-wave e synth pop.
Dopo qualche live ed un primo demo di due pezzi, il gruppo riesce a registrare il disco d'esordio Forse non è amore in breve tempo e lo rilasciano nell'autunno 2010.

L'album si rivela fortemente debitore dei gruppi pop/rock alternativi britannici, in particolare lo stile intenso e malinconico dei primi Radiohead (alla The Bends, per intenderci) leggermente incupito con qualche sottile richiamo agli Smiths ma capace anche di rari momenti più leggeri che si rifanno ai Blur più radiofonici.
Forse i Day Jane, complice l'età molto giovane, sono ancora immaturi: purtroppo ai cinque non riesce di sviluppare uno stile personale, troppo emulativo nei confronti dei gruppi d'oltre-Manica loro ispiratori, ed un songwriting convincente, che anzi si rivela spesso troppo ripetitivo e farraginoso, in cui le canzoni consistono tutte in brevi pezzi dalla medesima struttura ripetitiva e riciclanti diversi cliché.
In particolare il chitarrista Daniel, negli episodi in cui è al microfono al posto di Boadicea (la quale a sua volta pecca di espressività essendo le sue linee vocali troppo piatte e monotone), attua un palese quanto infelice atto di imitazione pesante nei confronti di Thom Yorke, compresi i suoi tipici falsetti.
L'unica peculiarità sono, forse, i testi, tutti comunque intrisi di un mood emotivo adolescenziale abbastanza ingenuo, cantati in italiano, ad eccezione del brano finale che però è una cover.

La prima traccia, Mai più, è, forse, il pezzo migliore, più che altro perché introduce la formula già stantia del gruppo e che poi il resto del disco non farà che riciclare salvo sporadiche eccezioni minori: introduzione con arpeggi mesti di chitarra elettrica clean, verso un po' più distorto che sfocia in un ritornello catchy, ancora arpeggi, di nuovo il ritornello, coda finale con crescendo sonoro.
Con il trittico successivo (Forse è tempo di riflettere, Forse c'è da lottare ancora, Miserabile) difatti il tutto viene riproposto senza variare tanto la proposta, se non negli inserti acustici della quarta traccia forse sottosfruttati, e suonando così, forse, fin troppo monotoni.
In realtà un timido tentativo di variazione c'è nella parentesi di Anche se forse non ci vedremo più che, forse, risalta proprio per questo motivo più che per bontà propria, essendo una tenue ballata interamente acustica come tante altre.
Si riprendono comunque i binari dell'album con la titletrack, forse il pezzo più relativamente oscuro di tutti con lievi intrecci melodici che fanno un velato riferimento ai Cure più docili ed un ritornello radioheadiano che, forse, ricorda un po' troppo Exit Music.
Per contro il gioco di parole di Ore-Q forse cerca di suonare un po' più spensierato, con il tamburello sempre in primo piano ed il chorus energico, anche se, probabilmente, il tutto è a suo modo ironico.
Indissolubile non aggiunge nulla a quanto già detto mentre la successiva Forse sei come un conflitto per me (per te) prova a coinvolgere con il duetto vocale e i climax passionali ma finisce per scadere in un eccesso di sentimentalismo.
Infine abbiamo Within You Without You, cover dei Beatles che forse è troppo fedele all'originale non offrendo spunti d'interesse per giustificarne l'esecuzione, se non la prova vocale di Veronica più riuscita della media.

Decisamente un esordio ancora fin troppo acerbo e impersonale, confidiamo nella futura crescita dei Day Jane di modo che possano migliorare soprattutto nella capacità di reinterpretare le proprie influenze e nelle composizioni, di modo da essere più coinvolgenti e meno spenti, perché la musica dell'album è ancora troppo debole, trita e monotona.
Infine andrebbero riviste anche le liriche (e i titoli) delle canzoni, non solo banali, ma anche fin troppo ripetitive e monotematiche. Ma questo, forse, l'avevate già capito.

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