Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
I Scream Records/Andromeda
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Ca-ca - chitarra
- Rice - voce
- Sweet Pee - basso
- Deer in the Headlights - batteria


Tracklist: 


1. We Are Darkbuster
2. Stand And Deliver
3. Try To Make It Right
4. Rudy
5. Rise Up
6. Armageddon Time
7. Skinhead
8. Whiskey Will
9. Give Up Dope
10. Grandma Was A Nazi
11. No Future
12. D.J.
13. Cantaloupes
14. Let Me Go
15.Shoulda Known Better
16. London Town
17. Au Baul Licci Goe
18. Gurley's Cell Phone Number

Darkbuster

A Weakness For Spirit

Da Boston, patria del Punk contemporaneo made in USA, giungono i Darkbuster, gruppo che unisce Punk e altri stili (Hardcore e Ska in particolare), debuttando con A Weakness For Spirit; già dalla copertina del platter si evince quale sia lo stile proposto dai quattro statunitensi, un Punk parecchio votato a sonorità Street, ma che allo stesso tempo non disdegna influenze Ska spensierate e divertenti.

I pezzi contenuti sull’album sono addirittura diciotto, ma la lunghezza totale del disco è solo trentatre minuti, tempo abbastanza scarso: i Darkbuster puntano la loro proposta sull’impatto e sulla direzione nei confronti dell’ascoltatore e non cercano di costruire strutture o canzoni permeate da un timbro personale.
Ciò vale sia per We Are Darkbuster, presentazione della band che raffigura al meglio il contesto Punk americano dalle tendenze Street, sia per le successive tracce, parecchio veloci e semplici nel loro approccio verso il pubblico: la melodia che traspare in parecchie sezioni è scontata perché già stata esplorata da tempo, con risultati sicuramente migliori, da NOFX e Rancid. Il gruppo di Boston si differenzia certamente da questi due acts per la fusione di diversi generi, come lo Ska di Rudy e D.J., o una certa matrice Core che esce a tratti in alcune zone, ma il carattere di fondo è lo stesso filo conduttore che unisce centinaia di bands del panorama d’oltreoceano.
Le chitarre e la batteria sono pressoché uguali nella maggior parte delle tracce, se non si considerano le rivisitazioni Ska che contengono tastiere e fiati; neanche i pezzi più legati ad un’atmosfera di festa, come Au Baul Licci Goe, si distinguono per personalità e il lavoro rimane piatto, scorrendo via troppo rapidamente e senza incidere nella memoria dell’ascoltatore.

In definitiva non rimane che chiedersi quale senso abbia riproporre costantemente stilemi che dagli anni Ottanta sono ormai entrati a far parte della storia del Punk; per proseguire il genere e conferire nuova linfa da cui attingere, servono formazioni che abbiano la capacità di “osare” come i loro predecessori, allontanandosi dagli elementi del passato e ponendo le basi per qualcosa di concreto e consistente in futuro. Non si può certo affiancare a questa nuova corrente di bands i Darkbuster, bravi imitatori ed intrattenitori ma lontani dal saper destare l’attenzione dei cultori del genere: ininfluenti e di secondaria importanza.

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