Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Regain Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Emperor Magus Caligula (Masse Bromberg) - Vocals, Bass
- Lord Ahriman (Micke Svanberg) – Guitars
- Chaq Mol (Bo Karlsson) – Guitars
- B-Force – Bass
- Dominator (Nils Fjellström) - Drums 
 

Tracklist: 

 
1. The End of Human Race 04:43
2. The Birth of the Vampiir 04:50
3. Stigmata 05:06
4. My Funeral 05:30
5. Angelus Exuro pro Eternus 05:04
6. Demons of Five 04:48
7. Declaration of Hate 05:24
8. In My Dreams 06:30
9. My Latex Queen 05:21 

Dark Funeral

Angelus Exuro pro Eternus

Sesto album per i Dark Funeral da Stoccolma, una delle realtà di spicco della scena black metal mondiale. Angelus Exuro pro Eternus ce li ripropone con i soliti cliché sia dal punto di vista lirico che musicale. Loro sono una delle pochissime band ad non aver mai cambiato attitudine durante la loro carriera iniziata nel 1993 e perciò preparatevi nuovamente ad un assalto di black metal veloce, dal taglio gelido e dissacrante. A dir il vero è difficile battere la malvagità e la bontà di songwriting di Diabolis Interium o di The Secrets of the Black Arts, tuttavia anche questo nuovo lavoro potrà fare la gioia dei loro più accaniti sostenitori.  

Se Emperor Magus Caligula alla voce e Lord Ahriman alla chitarra rimangono lo zoccolo duro della band, ecco che come ennesimo nuovo arrivato abbiamo un batterista devastante, Dominator, dal passato in altre band molto meno famose. Il suo stile differisce da Matte Modin, drummer dal 2000 al 2007, poiché sembra nettamente più selvaggio e meno “calcolatore”. La velocità del ragazzo dietro le pelli si può già saggiare con l’attacco di The End of Human Race, canzone che mostra tutti gli elementi classici del gruppo: riffs gelati, blast beats alternati ad up tempo e sezioni da far rabbrividire per quel tocco di melodia che fa calare il grigio in un attimo. La voce di Magus dà prova di forza e resistenza, con le solite urla in scream per le sezioni veloci, alternate a quelle in growl per le parti più oscure. The Birth of the Vampiir  seppur proseguendo su binari molto veloci non ci risparmia ottimi breaks nei quali le linee soliste della chitarra spruzzano una melodia oscura sulla canzone, rendendola più accattivante e macabra allo stesso tempo. 

A mio parare, una delle canzoni migliori dell’album si ha con Stigmata: una lenta marcia a base di linee soliste da parte della sei corde e growl fa velocemente spazio alla velocità. I riffs, pur essendo sempre uguali in stile trasmettono potenza e glacialità, specialmente durante le sezioni rallentate che sporadicamente appaiono prima del facilmente riconoscibile ritornello. My Funeral risulta un pelino troppo forzata e lunga col suo tempo medio a voler donare importanza ad un’atmosfera che non molte volte colpisce nel segno. Si prosegue con la veloce Angelus Exuro pro Eternus, la title-track, e qui si incominciano ad intravedere i primi segni di un inaridimento di idee poiché i riffs non sono più così tanto incisivi e si scende nella mera mediocrità. La base veloce c’è, la cattiveria non manca ma le idee sono poche e portate al limite dall’eccessiva durata della canzone. Meglio allora ascoltarsi l’epica e pesantissima Demons of Five destreggiarsi in buona maniera tra i tempi medi, con buon accompagnamento delle sei corde. 

Se Declaration of Hate vive di tempi veloci, ecco che i Dark Funeral fermano ancora una volta la loro vena impulsiva per presentarci la lenta ed a volte triste (!?) In My Dreams. Spesso e volentieri le chitarre disegnano riffs pregni di malinconia pur conservando la loro distorsione e questo stupisce parecchio, mentre ciò che non sorprende è la chiusura veloce affidata a My Latex Queen, introdotta da una sezione solista di batteria al cardiopalma per proseguire con i blast beats. In questo caso, possiamo dire che il refrain è decisamente buono perché riconoscibile e meno impulsivo di parecchie altre strutture in questa canzone. In fin dei conti, ci troviamo al cospetto di un prodotto discreto con una registrazione, come al solito, eccelsa. Ci sono dei spunti molto buoni come anche alcuni momenti di fiacca, complice anche l’eccessiva durata per un disco black metal di questo tipo. Tuttavia, l’esperienza del gruppo nel mischiare canzoni tirate ad altre più lente fa si che questo nuovo lavoro si faccia apprezzare.   

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