Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Candlelight Records/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Nathanael Underwood - voce, chitarra
- Daniel Rumbol - basso
- Brad Merry - batteria
- Dan 'Ropeman' Knight - chitarra


Tracklist: 

1. The Difference Engine (05:29)
2. Eyeballing (04:50)
3. Outside (04:37)
4. Mirror-Image Ritual (04:39)
5. Made Of Beasts (03:08)
6. Gangrene. Purulence. Impact (03:59)
7. A Wound That Never Heals (05:32)
8. New Quest (04:38)
9. This Has Nothing To Do With Apathy (04:09)

Dãm

The Difference Engine

Nati nel 1997 ed entrati dopo la pubblicazione di tre demo nell’importante scuderia della Candlelight Records, gli inglesi Dãm (nome di derivazione ebraica, traducibile come "Sangue") si presentano come una di quelle band che cercano di portare alta la bandiera del Death Metal più sperimentale e ricco di contaminazioni da generi non distanti, come Thrash e Black.
Dopo aver realizzato il debutto Purity: The Darwinian Paradox, i quattro musicisti di Londra ritornano a distanza di due anni con The Difference Engine, lavoro che si prospetta carico di incisività e di potenza fin dai primi fraseggi, ma abbastanza piatto per gran parte della sua durata.

I Dãm riescono a riunire in un unico genere le strutture complesse degli storici Cynic, le sferzate tipiche del Death più estremo e cadenzato ed i maestosi arrangiamenti del Black scandinavo di nuova generazione, giungendo così a comporre meandri colmi di un feeling folle ed apocalittico.
La title-track riassume tutte queste caratteristiche nel suo approccio vocale vario ed elaborato, un misto di screaming e di growl che potrà essere apprezzato dagli appassionati delle sonorità estreme.
Alcuni brani risultano però alquanto difficili da sopportare, anche a causa di una registrazione poco convincente in diverse sezioni: i Dãm faticano a sviluppare le canzoni in modo personale, ricalcando gli stilemi della scena scandinava senza aggiungere elementi innovativi rispetto al filone Black/Death sperimentale di Paesi come Svezia e Norvegia.
Tra le tracce più originali e meglio strutturate nel loro andamento tecnico di possono rammentare la veloce Mirror-Image Ritual, una cavalcata furiosa che sa esprimere aggressività ed impeto nel suo incedere ricco di cambi di tempo e di passaggi inaspettati: ciò che manca è però una direzione vocale davvero valida ed efficace, che non si riduca ad una serie di urla prive di continuità e di un filo conduttore.

In definitiva i Dãm non propongono soluzioni che possano destare l’attenzione del pubblico esperto della scena, perché un disco come The Difference Engine scorre senza suscitare emozioni e senza conferire la giusta carica all’ascoltatore; la causa di questi tratti negativi è forse da ricercare anche nei sei cambi di line-up che hanno caratterizzato la storia della band e che non hanno permesso di aumentare la coesione per un migliore song-writing. In questo caso neanche la raccomandazione di Samoth (Emperor), che ha consentito al four-piece inglese di accedere alla Candlelight, può far evolvere in modo convincente una situazione che appare da subito statica e povera.

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