Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Gold Standard Labs
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Max J Hansson - voce, chitarra
- David Hagberg - batteria
- Oskar Andersson - basso


Tracklist: 

1. Like Ashes, Like Millions (04:47)
2. Manoeuvres (03:18)
3. Numb Boys (03:09)
4. Anticipation (02:59)
5. Damaged (04:00)
6. Such Verve (03:02)
7. Rival Trial (02:59)
8. Just Pornography (For M.E.) (04:09)
9. The Dull Miles (Exit Decades) (06:02)

Cut City

Exit Decades

Partiamo da un assunto fondamentale: la Svezia, oltre che essere rinomata perchè terra popolata da ragazze di avvolgente bellezza, si conferma culla di band di un certo spessore. Lo avevamo già notato, anche a sostegno di chi da tempo afferma che in quell'antro di terra nordica regni la culla di un certo tipo di Rock 'n Roll. Ne abbiamo la conferma, oggi, con i Cut City, trio che dell'energia grezza e spontanea del Post Punk di ultima corrente ha fatto l'arma migliore.
Mezz'ora di musica, condensata in nove pezzi omogenei e privi di sbavature: eccoli qui i tre ragazzi del nord Europa. Disco d'esordio, Exit Decades, ha tutte le carte in regola per rappresentare una delle carte a sorpresa nel panorama dell'Indie Rock di matrice europea in questo 2007.

Basti pensare che i Cut City, dalla fredda e affascinante terra svedese, sono finiti dritti sulle spiagge californiane della Gold Standard Labs, sotto la cui egida questo primo full-lenght (dopo un primo EP) ha fatto la sua inizialmente timida comparsa. Poco ci vuole a capire che questi tre ragazzi scanzonati sono pronti a stupire. L'iniziale Like Ashes, Like Millions, ad esempio? Uno spettacolo, nel vero senso del termine. Il suono è essenziale, con la chitarra a ripetere ostinatamente un paio di note, fatta eccezione per qualche acuto distorto, il basso oltre modo pungente e la sezione ritmica incalzante e, in certi momenti, forsennata.
Suonano così, fuori dagli schemi e senza odiosi clichè, i Cut City. Suonano forse sulla corrente di certe sonorità Post Punk di questi ultimi tempi, ma lo fanno con stile e senza cadere nello scontato.

Non è cosa da poco, ne siamo certi. Exit Decades è un fiume in piena. La voce roca ed effettata di Max J Hansson è perfettamente condensata con la sezione musicale. Ricorda qualche passaggio dei primi At The Drive-In, ma i Cut City hanno la fantastica peculiarità di brillare di luce propria. I passaggi delle chitarre scorrono veloci e divertono l'ascoltatore. Allora immaginiamo: come devono essere, i Cut City, in un locale sufficiente grande da contenere un paio di centinaia di ragazzi in ebollizione? Aspetteremo di avere la risposta constatando l'eventualità di persona, intanto proseguiamo con Exit Decades che ci regala la bellissima Manoeuvres, con l'assolo di chitarra finale a spegnersi sul più bello. Senza dimenticare l'anima Rock ‘n Roll di Anticipation o la dimensione new wave di Such Verve, in cui il basso di Oskar Andersson prende le redini e punge l'orecchio a non finire. Il cantato è ancora in prima linea, con una personalità che ancora una volta ci sorprende.

Exit Decades finisce con i sei minuti di The Dull Miles (Exit Decades), pezzo ispiratore anche del titolo del full-length. E' il caso di premere di nuovo il tasto d'avvio, una volta terminato l'ascolto del disco, perchè Exit Decades provoca assuefazione. Complimenti alla Svezia, ancora una volta.


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