Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Beggars Banquet
Anno: 
1989
Line-Up: 

- Ian Astbury – voce, percussioni
- Mickey Curry – batteria
- Billy Duffy – chitarra
- Jamie Stewart – basso
- John Webster – tastiere

Guests:
- Iggy Pop - voce

Tracklist: 

1. Sun King
2. Fire Woman
3. American Horse
4. Edie (Ciao Baby)
5. Sweet Soul Sister
6. Soul Asylum
7. New York City
8. Automatic Blues
9. Soldier Blue
10. Wake Up Time For Freedom
11. Medicine Train

Cult, The

Sonic Temple

L'incontro tra Ian Astbury, per lui anche una breve e poco fortunata esperienza con i Doors a sostituire il mito della sua infanzia Jim Morrison, ed il chitarrista Billy Duff, protagonista nella scena Dark del periodo con i Theatre Of Hate, favorì la tendenza dei Cult a tener d’occhio e sperimentare in diverse direzioni e stili, proprio a causa della differente estrazione dei due leader del gruppo, guidati sempre dallo sciamanesimo e dal romantico intimismo del loro frontman, senza mai peraltro rinunciare alle loro molteplici e diverse influenze che andavano dai Doors ai Led Zeppelin, ma anzi facendo tesoro di queste stesse influenze utilizzandole quasi spudoratamente nella loro musica. Però i Cult hanno la capacità di non cadere mai nel plagio o nella semplice scopiazzatura nonostante il loro camaleontico approccio alla musica ed hanno il merito, o criticabile demerito, di sapersi adattare alla moda dettata dal momento, così se i primi due lavori Dreamtime e Love sono caratterizzati da venature Dark/Gothic, già dal successivo Electric, e soprattutto da Sonic Temple approdano ad uno Street/Hard in parte diverso da quello che circolava per la maggiore negli “eighties”, perché il loro Rock era sempre profondamente legato alla tradizione settantiana e psichedelica di Doors e Led Zeppelin.

Prodotto da Bob Rock e con la partecipazione di Iggy Pop al microfono, nomi che non hanno bisogno di molte presentazioni, ed uscito nel 1989, Sonic Temple mette insieme riffs di zeppeliniana memoria e sfumature psichedeliche, riprese dal passato e poi plasmate in un personale sound cupo ed intimista, quasi etereo e sempre coinvolgente ed emozionante.
L’opener Sun King punta tutto sul binomio Astbury/Duff, facendo leva sulle melodie psichedeliche del chitarrista e serve ad anticipare i pezzi forti del disco, a partire dalla successiva Fire Woman, bel brano carico di energia e dal refrain accattivante con venature orientaleggianti che lo rendono uno dei loro pezzi più originali, evidente invece come in qualche modo American Horse richiami e riadatti She Sells Sanctuary dando quindi una sensazione di risentito. Arrivano a tal punto i due brani maggiori dell’album in questione, Edie(Ciao Baby), la cui introduzione si rifà esplicitamente a quella di Tangerine dei Led Zeppelin, struggente, intimista, morrisoniana, e Sweet Soul Sister, in possesso di un refrain irresistibilmente adrenalinico e di un poderoso assolo di Duffy, segue poi Soul Asylum, e non è difficile qui notare le similitudini con Kashmir, come Automatic Blues ruba sempre agli zeppelin i riff di Black Dog, mentre New York City è una song tipicamente Street, elettrizzante e quasi strillata da Astbury. Delle tre traccie che chiudono l’album, la più significativa è sicuramente la blueseggiante closer Medicine Train, senza tralasciare però la più particolare Wake Up Time For Freedom, dagli accenti un po’ Rock e New Wave assimilabili agli INXS.

Sonic Temple riuscì anche a vincere un disco di platino e vendere oltre tre milioni di copie, divenendo così un classico di Rock commerciale, ma soprattutto fu questo l’album capace di dare linfa vitale al movimento Hard Rock e Post Grunge degli anni ’90, tanto che ancora oggi molti gruppi d’oltreoceano (non solo da Pantera e Soundgarden traggono ispirazione infatti gli Audioslave) prendono spunto dal sound di questa controversa band.


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