Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2003
Line-Up: 

- Yhades - voce, chitarra

- Tifernum - tastiera



- Nephilim Rurik - batteria

- Kosmos - basso

- Giorgia Guerra - voce

- Antonella Raimondi - soprano



Tracklist: 

1. Hypnerotomachia (Pavor)

2. Spiritual Inner Destiny (Peccatum)

3. Like a Winter Storm (Amor)

4. Interlude (Meditatio)

5. The Edge of Pain (Dolor)

6. The Game (Vita)

7. The Long Farewell (Mors)

8. Moonlight Shadow (Mike Oldfield cover)

Confligo

The Edge of Pain

I Confligo nascono ad Isernia nel 1998 e, dopo aver debuttato con l’epica demo Heathen Pride nel 2000, ripropongono di nuovo un Gothic sinfonico ben congegnato in questo The Edge of Pain.
E’ sorprendente come la band, pur avendo autoprodotto il full-lenght datato 2003, risulti professionale come un gruppo internazionale provvisto di casa discografica e management: The Edge of Pain, limitato a 666 copie, si presenta dotato di booklet a colori e di un’inusuale busta con stampato il numero del singolo esemplare.

Per quanto riguarda l’aspetto delle liriche, i Confligo si distaccano completamente dagli argomenti trattati nel precedente Heathen Pride, affrontando ora tematiche universali che caratterizzano l’esistenza umana. Ognuno dei sette brani di cui l’album è costituito tratta di uno dei sentimenti che contraddistinguono il pensiero e l’animo dell’uomo: la complessità dell’opera è da ricercare appunto nella difficoltà di trasmettere tali emozioni, variando il timbro della composizione e adeguandolo ai valori analizzati in ciascun pezzo.

Rilevante per comprendere a fondo la realizzazione del disco è anche la new entry nella line-up rispetto alla pubblicazione precedente: la presenza di una singer che si affianca al soprano di Heathen Pride, arricchisce la sezione vocale, alleggerendo i cori e rendendo la composizione più appassionante. Da sottolineare infine è l’apporto delle tastiere, puntuali e profonde, che modellano le sonorità con le loro scale sinfoniche o con i validi temi melodici.

Sono proprio tali tastiere ad aprire The Edge of Pain con i loro effetti tra l’elettronico e il classico, nella strumentale Hypnerotomachia (Pavor); l’atmosfera è suadente e il lavoro di song-writing è di livello elevato anche nella seconda Spiritual Inner Destiny (Peccatum).
Le influenze dei Confligo spaziano dai Therion di Theli ad altre sonorità più meste del Gothic, come After Forever, Epica e Theatre of Tragedy, formazioni tutte caratterizzate da doppie voci, femminile e growl.
Anche la seguente Like a Winter Storm (Amor) dimostra ottime abilità nelle aperture di pianoforte e nelle riprese ritmiche, descrivendo riffs spesso vicini, oltre che alla musica lirica, anche al Folk nordico; in particolare le tastiere e le chitarre, coperte dal growl maturo ed evoluto, ricordano parecchio gli Amorphis di Tales from the Thousand Lakes.

Elementi barocco/classici si ritrovano in Interlude (Meditatio), breve stacco strumentale, caratterizzato da scale vorticose di violini sinfonici, che staccano con i brani precedenti, rompendo l’opera in due e preparando la seconda parte riflessiva e ancora più inquietante.
L’omonima The Edge of Pain (Dolor) rappresenta un capitolo ben strutturato negli articolati e inarrestabili temi di batteria, nei cori acuti e nelle sezioni pungenti di chitarra.
La buona registrazione favorisce l’ascolto e tutte le tracce diventano apprezzabili e coinvolgenti, senza risultare stancanti o monotone: in quest’ottica vengono introdotte le sue canzoni migliori dell’album, le conclusive The Game (Vita) e The Long Farewell (Mors). A fare come sempre da padroni al tessuto compositivo sono le tastiere e la chitarra, ora tranquille ora più aggressive, alternando momenti distesi ad altri contorti e intricati.

Per completare il full-lenght, viene presentata una cover molto personale di Moonlight Shadow, splendido pezzo del grande Mike Oldfield, interpretato in chiave Folk/Gothic, contrapponendo la suadente voce femminile al particolare growl. Pienamente apprezzabile questa cover, tributo ad uno dei capostipiti del Progressive sinfonico del anni ’80, che strappa un sorriso agli ascoltatori, trasportati dall’eterna rappresentante di Crises.
Veramente ottima questa pubblicazione dei Confligo, che mostra non solo le doti musicali del duetto di Isernia, ma anche la sensibilità nel proporre una cover così ben riuscita, senza nulla togliere al full-lenght, maturo in tutti i suoi elementi.

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