Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Massacre Records/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Robert Lowe - voce
- Steve Moseley - chitarra
- James Martin - basso
- John "Wolf" Covington - batteria


Tracklist: 

1. Past Perfect (04:04)
2. Visions (Nightmares) (06:41)
3. Soul Embrace (05:48)
4. Hearing Voices (04:47)
5. Falling Down (04:18)
6. Traces (06:13)
7. Fires of Life (04:58)
8. Unspoken (08:07)
9. Man On The Silver Mountain (Rainbow Cover) (03:44)

Concept Of God

Visions

I Solitude Aeturnus sono tornati alla ribalta nel 2006 con l’album Alone, dopo ben otto anni di assenza dalla scena internazionale: dal 1998 infatti, conseguentemente alla pubblicazione di Adagio, la band capitanata da Robert Lowe si è dedicata in particolare alla stesura dell’album Visions per il progetto Concept Of God, che trova coinvolto alle pelli il batterista originario proprio dei Solitude Aeturnus, John Covington. Con uno stile che richiama da vicino la scuola Doom americana, rappresentata principalmente da Candlemass e Solitude Aeturnus, i Concept Of God cercano di ravvivare il sound attraverso l’inserimento di spunti Progressivi che sembrano ben legarsi alle strutture granitiche di base.

Tuttavia, non appena ci si addentra nel contesto di Visions, si comprende di quale povertà timbrica soffrano le composizioni elaborate dai membri dei Solitude Aeturnus, riuniti sotto nuovo moniker; Past Perfect e Soul Embrace emulano il passato del Doom statunitense degli anni Ottanta/Novanta, senza aggiungere novità e senza coinvolgere pienamente l’ascoltatore. La voce di Robert Lowe inoltre si mantiene sulla stessa scia degli ultimi lavori King Of The Grey Islands (Candlemass) e Alone (Solitude Aeturnus), diventando efficace solo sulla title-track Visions (The Nightmare), che sembra tratta dall’immortale Nightfall.
Le restanti tracce rimangono piatte e monotone, come banale è anche il concept steso da Lowe, che ricalca instancabilmente le tematiche religioso/spirituali che hanno contraddistinto quasi ogni capitolo discografico degli acts correlati.
Falling Down presenta sì delle ritmiche particolari e fuori dal comune per una canzone Doom, ma le architetture e gli intrecci di chitarra sono talmente privi di inventiva che il tessuto appare vuoto e quasi troppo soft in certe sezioni.
Solo Fires Of Life riesce ad alzare nuovamente la qualità del disco, con il suo andamento ritmico altalenante e colossale, unico spunto davvero interessante della parte finale del full-lenght.

Robert Lowe e compagni da anni perseverano a conservare la tradizione Doom degli anni Ottanta, quando il genere viveva il suo miglior periodo, con decine e decine di bands impegnate ad apportare modifiche stilistiche di notevole rilevanza: in definitiva, anche gli appassionati del genere riterranno Visions come un episodio poco valido e quasi trascurabile nel panorama Doom, che sembra aver trovato un terreno solido in Europa ma che non riesce a tornare agli splendori del passato nei Paesi d’oltreoceano.

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