Voto: 
8.1 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Profound Lore Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Erik Wunder – Batteria, Chitarra, Basso, Voce
- Phil McSorley – Voce, Testi

Ospite:
- Jarboe – Voce in “Pregnant Insect” e “A Clean, Well-Lighted Place”

Tracklist: 

1. Gin (07:24)
2. Dry Body (08:54)
3. Arsonry (05:48)
4. Throat (01:58)
5. Stomach (06:44)
6. A Clean Well-Lighted Place (03:40)
7. Pregnant Insect (06:02)
8. Two-Thumbed Fist (09:57)
9. The Old Man Who Lied For His Entire Life (02:07)
10. A Starved Horror (05:12)
[...]
61. Working Song (Ghost Track) (04:34)

Cobalt

Gin

Gli infallibili cecchini della Profound Lore Records hanno di nuovo centrato il bersaglio.
Dopo gli ottimi riscontri ottenuti dal secondo disco “Eater of Birds” (2007), questo nuovo “Gin” iscrive definitivamente il nome dei Cobalt nel registro delle migliori Black Metal bands statunitensi, aggiungendo ulteriore valore ad una scena che negli ultimissimi anni si è dimostrata una delle più vitali e interessanti del nuovo millennio.
Il duo formato da Erik Wunder (musica) e Phil McSorley (voce e testi) è ispirato da svariate e molteplici influenze, tutte trasformate, fuse ed amalgamate in un sound che risulterà infine provvisto di un'organicità e una coesione interna assolutamente invidiabili – tanto che il fatto di limitare la descrizione del gruppo semplicemente a 'Black Metal' (o qualsiasi altro genere) si rivela una scelta limitativa e per certi versi fuorviante.

La componente Black Metal, evidente ma non preponderante, è lontanissima dal classicissimo stile fatto di tremolo riffs e atmosfere di ghiaccio, ed è invece dotata di una ritmicità maggiormente marcata e di un riffing più dinamico, incorporante la brutalità grezza dei Beherit e il selvaggio groove dei Carpathian Forest: ma sono derivazioni che si odono solo in lontananza, rivoluzionate da infiltrazioni moderne ed esterne al genere. Ed ecco, quindi, entrare in campo le sinuose costruzioni Post-Metal che portano gli echi dei Minsk (“Dry Body”, clamorosa) o dei Neurosis (“Gin”), il Black'n'Roll moderno, profondo e sferzante che i Satyricon tentano (fallendo maldestramente) di scrivere da dieci anni a questa parte (la prima sezione di “Two-Thumbed Fist”), le bordate di furia quasi Crust (“Arsonry”), gli intermezzi Kyussiani con riff Sludge ibridato dalle acustiche (“Throat”), la batteria (e non solo lei) che impara dai Tool alternando tortuosi ritmi tribali a lineari staffilate (ancora “Two-Thumbed Fist”), le evoluzioni Progressive e stratificate di “A Starved Horror”: tutto unito in una sostanza indefinibile,  aperta alle contaminazioni, decisamente ricca – ma, come già detto, dotata di coerenza e compattezza indiscutibili.

Impeccabile il comparto strumentale interamente curato da Erik Wunder (ottimo sia alla batteria che alla chitarra, oltrechè alla composizione, costruendo pezzi di una fluidità sorprendente a prescindere dalla loro durata), mentre Phil McSorley, sergente dell'esercito statunitense di stanza a Baghdad, per questo disco ha abbandonato la chitarra e si è limitato alla voce (uno screaming impetuoso, rugoso e secco, sputato dritto fuori dalle casse senza incertezza alcuna, che raggiunge apici di maniacale violenza nel finale di “Stomach”) e alle liriche, influenzate da personalità certamente non convenzionali quali quelle di Hunter S. Thompson e Ernest Hemingway (è proprio lui il giovane in uniforme ritratto in copertina, e il numero di tracce del disco corrisponde all'età raggiunta dal celebre scrittore quando egli si tolse la vita).
Nichilista e grondante una rabbia cieca, la sezione vocale tiene a bada le vocazioni più ricercate del suono strumentale dei Cobalt, e “Gin” trova quindi un compromesso ficcante tra violenza ed intelligenza; in un paio di occasioni abbiamo comunque la possibilità di sentire una diversa sfumatura a livello interpretativo, con Wunder che si concede un breve spazio in clean vocals ispirandosi -parole sue- a Michael Gira (l'introduzione di “Dry Body”) e l'altra metà degli Swans (ovvero, Jarboe in persona!) a esaltare la sezione centrale della bellissima “Pregnant Insect”, gran pezzo di Black Metal che trasuda un'energia, una visceralità ed un impeto ai limiti dell'Hardcore.

La buona riuscita del disco è infine assicurata dalla produzione di Dave Otero (della Death-Metal band Cephalic Carnage), assolutamente adatta al suono incalzante ma sfaccettato del duo di Denver: pecche pressochè assenti, un suono personale sviluppato con brillantezza e sincerità, la capacità di inserire piccoli tocchi inaspettati (nota doverosa dedicata alla splendida ghost-track finale, un canto di lavoro afroamericano della prima metà del secolo scorso), e soprattutto tanta onestà, passione e talento fanno di “Gin” uno degli album meglio riusciti della recente scena estrema americana.

“Burn Me Down – Shoot Me in the Chest!”
 

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