Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Dead
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Dez Fafara - voce
- Meggs Rascon - chitarre
- Nadja Peulen - basso
- Bug Cox - batteria


Tracklist: 

1. Fiend (03:01)
2. Glow (03:12)
3. Watershed (02:36)
4. Something Told Me (03:23)
5. Dark Days (03:40)
6. Alienate Me (03:18)
7. One Step (02:39)
8. Friend? (03:34)
9. Rowboat (04:49)
10. Drove (03:12)
11. Empty Jar (03:52)
12. Beckoned (03:59)
13. Anxiety* (03:14)
14. Save Yourself* (03:26)
15. One Step (Scott Humphrey mix)* (02:39)

*le tracce contraddistinte dall'asterisco sono presenti esclusivamente nella primissima versione ad edizione limitata.

Coal Chamber

Dark Days

Nel 1994 il cantante Dez Fafara mette in piedi una band con lo scopo di poter urlare al microfono ogni quotidiana frustazione su una musica piena di rabbia dal suono potente, chirurgico e quindi claustrofobico.
Nascono così i Coal Chamber che, aiutati dal mentore Dino Cazares, chitarrista dei Fear Factory, riescono a firmare su breve distanza un contratto con la Roadrunner Records. Esce così nel 1997 il primo omonimo album.
Poco tempo dopo viene rilasciato il secondo capitolo di questa avventura e in seguito a qualche piccolo cambio di line up esce quello che è il loro album più completo, maturo, possente e decisivo, Dark Days.
Purtroppo le cose non vanno troppo bene in casa Coal Chamber e così nel giro di poco tempo la band si scioglierà, non prima però di aver dato alle stampe un album di rarità ed inediti.
La causa del metal è così costretta a raccogliere un'altra band ancora valida e cosa più importante, ancora molto giovane.

In Dark Days la band si mostra più personale, risultando ancora più aggressiva che in passato; ogni pezzo è un potenziale singolo, a cominciare dalla bella opener Fiend, alla successiva Glow, alla diretta title-track (in cui le urla raggiungono una cattiveria assurda) o alla violentissima Beckoned.
La band assume il pieno controllo dei propri strumenti costruendo un muro sonoro massiccio e invalicabile, su cui si struggono le urla ruggenti di un indemoniato Dez Fafara.
Ottima anche la sezione ritmica che macina assieme alle chitarre partiture durissime alternando, e qui sta la bellezza del disco, marziali momenti ai limiti dell'ipnotico, a scariche ultra violenti di puro new metalhardcore; come non citare in tal caso Anxiety, pezzo presente nella sola edizione limitata ma che non è affatto un semplice riempitivo, ma anzi un vero pezzo "ansioso".
Più devota al recente passato è Something told Me (con l'influenza dei Korn del periodo Life is Peachy che torna a svettare come nell'omonimo primo album) che però è semplicemente spettacolare nella sua rabbia, la quale con i classici chitarroni che si sposano col rombante basso e la caldissima batteria fanno spazio ad un refrain growleggiante e sputaveleno davvero esorcizzante.
La piccola influenza dei Korn però è da ritenersi solo una mera parentesi, in quanto questo disco, merito probabilmente un sound più ricercato, riesce a dimostrarsi originale nel suo genere, soprattutto genuinamente diretto.
La crescita è evidente ed inserendo anche qualche azzeccatissimo campionamento di Industrial-iana memoria la band evolve quelle che già erano le sue carte vincenti; un new metal squadrato, potente, schiacciassassi, preciso nel possente riffing e nevrotico nelle infuocate vocals.

Il genere non sarebbe di certo in queste condizioni se tutti gli album avessero suonato come questo e i Coal Chamber nella loro prematura scomparsa si sono comunque ritagliati un importante posto nell'olimpo dei grandi del Nu Metal.

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