Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Andrea Evolti
Etichetta: 
Metal Heaven/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Mike Andersson - voce, tastiera

- Bjorn Eliasson - chitarra, tastiera

- Patrik Svard - chitarra

- Haynes Pherson - basso
- Roger Landin - batteria


Tracklist: 

1. Shapeshifter
2. Shadowland
3. And Then The Rain
4. Take The Bame
5. The Last Breath
6. Psychic Imbalace
7. Hope
8. Breach In My Sanity
9. Demon Tears
10. 1000 Souls
11. Someone Else
12. Will We Remain

Cloudscape

Crimson Skies

Un gran bel disco di melodic/prog metal, il secondo lavoro degli svedesi Cloudscape. Dopo l’omonimo debut del 2005, che puntava su composizioni di melodic metal/speed molto personale e dal gran gusto, il quintetto scandinavo sposta le coordinate del proprio sound verso un approccio più prog americano che molto ricorda gli Artension ma, allo stesso tempo, mantiene ed incattivisce, la matrice metal classica, tanto che i paragoni con Rage ultima generazione, Mind Odissey (ovviamente) ed anche alcune cose alla Symphony X e Nevermore, per l’operato possente e virtuoso delle due asce Svärd ed Eliasson (con quest’ultimo ad occuparsi delle tastiere, coadiuvato dal singer Mike Andersson, con inserti molto belli che richiamano ai Dream Theater di …When A Dream And Day Unite), come si apprezza in Shadowland, seconda track di questo Crimson Skies.

E’ il songwriting vario ed ispirato a rendere di pregevolissima fattura questo disco, dove emergono la capacità di questi musicisti di essere creatori di brani con un’anima forte, forte come le vocal melody realizzate da Andersson in And Then The Rain, liriche ma con un piglio interpretativo che ci ricorda molto il grande John West (Artension/Royal Hunt), carico di pathos e coinvolgimento emotivo. Qui scuola europea ed americana si fondono abbastanza bene, anche se la nazione d’origine lascia un’ovvia supremazia al vecchio continente, nonostante gli accenni Dream Theater di Awake/Symphony X dell’incipit di The Last Breath. A sostenere con classe, potenza (visto il guitar work molto spinto, quasi thrash delle volte, dei mid-tempo) e fantasia il tutto la batteria di Landin, che la doppia cassa la sa usare benissimo e non solo a tappeto come molti colleghi e connazionali dello speed da sbarco, ma si dimostra, inoltre, vero artista delle ‘pelli’ a 360°, usando con gusto piatti, tom, floor tom e rullante. La fantasia e la classe dei Cloudscape però, si manifesta anche nei pezzi più classicamente veloci, ma non derivativi e prevedibili: quando parte Psychic Imabalance, sembra di sentire l’ariosa esplosione di emozione dei Pain Of Salvation di One Hour By The Concrete Lake. Grande album e grande band i Cloudscape, che dopo un gustoso esordio piazzano quello che potrebbe essere il loro disco del grande salto, un disco che regala emozioni e momenti di grande musica metal, fresca e personale: da avere!

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