Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Warp
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Clark - Arrangiamento, Composizione

Tracklist: 

1. New Year Storm
2. Volcan Veins
3. Truncation Horn
4. For Wolves Crew
5. Gaskarth / Cyrk Dedication
6. Ache Of The North
7. Mercy Sines
8. Hot May Slides
9. Beg
10. Penultimate Persian



Clark

Turning Dragon

Turning Dragon era stato anticipato come la definitiva consacrazione di Christopher Clark, musicista e dj ingaggiato dalla Warp con l'intento di aprirsi alla frangia più commerciale e "discotecara" del pubblico elettronico mondiale.
Peccato che il disco in questione fa tutto tranne che presentarci un artista fresco, originale e coinvolgente: se il precedente Body Ridde venne inquadrato come un album ballabile, coinvolgente ma allo stesso tempo troppo derivativo, Turning Dragon procede sulla stessa via, aumentando però in prevedibilità, scarsità creativa e "anti-originalità".

Il nucleo del disco può essere semplicemente riassunto in tre aspetti principali: grande impatto sonoro derivante dal massiccio utilizzo di sintetizzatori e di basi ritmiche martellanti; un occhio (fin troppo) di riguardo verso un glitch inefficace e troppo dispersivo; un manierismo quasi sfrenato che Clark costruisce senza però fare attenzione a tutto l'apparato melodico-emotivo-atmosferico che vi gira attorno.
In Turning Dragon convergono molti elementi; il problema è che nessuno di essi viene approfondito in maniera personale e coinvolgente. Le sezioni house dell'opener New Year Storm risultano infatti aggressive e urticanti ma incapaci di evolversi decentemente all'interno di un discorso espressivo banale e ripetitivo, per non parlare poi delle costanti influenze aphextwiniane che percorrono, nel nome del plagio puro, la seconda parte del brano e gran parte delle successive composizioni (Mercy Sines su tutte). Stesso discorso vale per la successiva Volcan Veins e per la quarta For Wolves Crew, i cui tratti caratteristici rispondono solamente ad un'atmosfera piatta e ad arrangiamenti elettronici scarni e stantii.

Traccia dopo traccia il disco continua ad arrotolarsi attorno questo vizioso esoscheletro sonoro da cui Clark non riesce mai a distaccarsi, a malapena tentando di creare qualcosa di più apprezzabile (si salva solo la nona Hot May Slides) e peculiare. Quando poi il giovane inglese cerca di cimentarsi in una qualche sorta di sperimentazione compositiva, i risultati nè si vedono nè si sentono riassumendosi nella bambinesca inutilità di Truncation Horn, un brano riempito di stacchetti e continue interruzioni melodico-ritmiche che fanno tanto sperimentale ma si trascinano dietro soltanto il maleodore del più nauseante dei manierismi.

Turning Dragon sembra essere troppo ancorato ai continui aneliti di Clark di afferrare e riproporre le sperimentazioni di Squarepusher , Aphex Twin , Autechre e dei maggiori esponenti della techno-house europea: un prodotto evitabile, privo di qualsiasi coinvolgimento emotivo, che ha dalla sua parte solo un'impostazione e un approccio possente e martellante che magari stimolerà le ghiandole salivali di qualche sfrenato ballerino da discoteca, ma che, nella maggior parte dei casi, annoierà come pochi dischi sono riusciti ultimamente a fare in un ambito elettronico che, a dirla tutta, ha bisogno di altro.

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