Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Epic
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Joe Loeffler - bassp
- Pete Loeffler - chitarra, voce
- Sam Loeffler - batteria

Tracklist: 

1. Family System (04:16)
2. Comfortable Liar (03:45)
3. Send the Pain Below (04:14)
4. Closure (04:11)
5. The Red (03:58)
6. Wonder What's Next (04:12)
7. Don't Fake This (03:41)
8. Forfeit (03:59)
9. Grab Thy Hand (04:13)
10. An Evening with el Diablo (06:00)
11. One Lonely Visitor (04:06)

Chevelle

Wonder What's Next

Dopo un buon esordio con il grezzo, originale e sincero Point #1, i Chevelle passano sotto alla Epic, label che ha giustamente fiutato il potenziale della band, e possono crogiolarsi in una produzione raffinata e ricercata, sebbene necessariamente più pulita.
Il secondo disco del gruppo esce nel 2002, e si intitola Wonder What's Next; è anche il loro capolavoro.

I Chevelle finalmente non suonano più come un collage di influenze disparate, ma semplicemente come una vera band che propone il proprio personale sound; la loro commistione di post-grunge e hard-rock contaminata dalle migliori intuizioni del nu-metal giunge a compimento, a completa maturazione, e si cristallizza in uno stile che influenzerà, nel bene e nel male, tutta la scena alternative-metal.
Family System è un'introduzione tanto violenta quanto fresca, lungo la quale si riconoscono echi di Incubus e della scena grunge di Seattle, ma che può trarre in inganno per alcune forti influenze nu-metal provenienti delle chitarre; ci pensa tuttavia la seguente Comfortable Liar a sfatare i dubbi di chi crede di stare per ascoltare un disco di pezzi post-nu-metal tutto sommato già sentiti.
Ma gli episodi migliori devono ancora arrivare. Difatti le seguenti cinque tracce risultano essere una combo di brani travolgenti, che scrivono le coordinate di un nuovo alternative-rock, fratello di quello di Dredg e A Perfect Circle; pervase da una percepibile e delicata malinconia, pezzi come Send the Pain Below e Closure cullano l'ascoltatore in un limbo di rock melodico ispirato e fresco, costruendo lentamente un climax che si conclude con l'arrivare dell'eccellente The Red, la quale in un crescendo verso l'esplosione finale si libera di tutta la frustrazione e la tensione accumulate sino a quel momento. La title-track, furibonda ma molto equilibrata, prosegue la strada dell'esplorazione di queste nuove sonorità, allo stesso modo di Don't Fake This, un altro episodio che si fa notare positivamente.
La conclusione del disco purtroppo non è ai livelli dei momenti precedenti, e svela un calo di idee, dato che Forfeit, Grab This End e An Evening with el Diablo sostenzialmente ripetono le idee delle tracce precedenti, innestandole unicamente con una potenza heavy-rock più sentita (e talvolta divagazioni di ispirazione alternative-rock di inizio 1990s), ma a conti fatti con risultati più blandi.
La chiusura One Lonely Visitor è acustica, un delicato brano di sole voci e chitarra.

Il disco riesce a guadagnarsi un ottimo responso di pubblico, grazie soprattutto all'enorme successo appena avuto da Staind e Creed, che ha riportato prepotentemente in classifica le sonorità post-grunge. Inutile dire che, però, la proposta dei Chevelle è nettamente più inedita e interessante. Assieme all'esordio dei 30 Seconds to Mars, è forse la rivelazione alternative-rock/alternative-metal più piacevole dell'anno.
 

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