Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Etichetta: 
DVS Records/Frontiers
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Giorgia Fadda - Voce

- Fabio Carta - Voce

- Henrik ‘Guf’ Rangstrup - Chitarra

- Marco Angioni - Basso
- Raphael Saini - Batteria



Tracklist: 


1. The 3rd Moment of Madness

2. Indifferent

3. Mirror

4. Hate Create

5. The End of Me

6. The Wasteland of Days

7. Paint the Poet Dead

8. Swept Away

9. See Nothing Hear Nothing Say Nothing

Chaoswave

The White Noise Within

Gruppo veramente particolare i Chaoswave. Per svariati motivi: primo la provenienza, da Cagliari, capoluogo non sicuramente famoso per numero di band metal; secondo la line-up, che oltre a presentare due voci (una femminile e l'altra maschile), vede tra le proprie file un ragazzo danese ormai trasferitosi in pianta stabile in Sardegna; terzo il genere proposto, uno strano mix di Thrash Metal moderno in stile Nevermore, Progressive con venature di Power americano e anche un pò di Gothic in stile Lacuna Coil (molto di questo davuto alla bella voce di Giorgia)

Senza ombra di dubbio quello che colpisce di più è l'unione tra ritmiche potenti e melodie ben congeniate, che prendono vita dall'intreccio delle linee vocali, del basso e della chitarra. Benchè il gruppo sia abbastanza giovane (solo tre anni di vita), le composizioni sono ben costruite e presentano un alto grado di personalità, sempre a cavallo tra riff particolarmente heavy e melodie intriganti, sempre dotate di un buon livello tecnico, senza però che quest'ultimo sovrasti tutto. Suoni definiti e un'ottima produzione concludono poi il tutto alla perfezione.

Le varie derive prendono vita una di seguito all'altra all'interno del disco: così, per esempio, The 3rd Moment Of Madness, opener dell'album, parte come un pezzo dei Nevermore arrichito da un qualcosa che sa molto di industrial, senza dimenticare la melodia, per continuare su livelli tipicamente thrash con Indifferent, con i suoi riff che rimangono ben impressi in testa, e che si evolve al suo interno mostrando il suo lato più gothicheggiante ed in stile Lacuna Coil. In ogni caso sempre grande potenza ed una buona dose di velocità. Arpeggi quasi arabeggianti aprono poi Mirror, che si assesta più su canoni tipicamente progressive, senza scordare una bella sferzata di power tipicamente americano (ne è prova il tempo terzinato in stile Iced Earth). Tra l'altro questa è la canzone più lunga del disco con i suoi quasi otto minuti.

Di nuovo la tecnica fa capolino nella successiva Hate Create, dove colpisce subito la linea di basso, che ricorda non poco l'ultimo periodo dei Death, per poi ritornare su sonorità più thrash e melodiche, con parti anche più lente e ragionate. Subito dopo troviamo un breve traccia, The End Of Me, a metà strada tra acustico e strumentale: a dir la verità non un gran che; passa abbastanza inosservata. Di nuovo Nevermore poi con The Wasteland Of Days, che però riesce a coinvolgere molto, grazie soprattutto alla perfetta unione tra le parti vocali e la potenza del suono in generale.

Nella parte conclusiva di questo The White Noise Within troviamo tre pezzi: Paint The Poet Dead mischia un refrain che in parte ricorda gruppi come Tool o A Perfect Circle (le risorse di questi cinque ragazzi sono veramente infinite!) e ovviamente il classico stile thrash presente nel resto dell'album, senza dimenticare la solita dose di melodia. Swept Away, traccia presente anche sul primo demo della band, ricorda in maniera inequivocabile la prima canzone dell'album, seppur arricchita da alcune parte più tecniche e meno dirette ed un'atmosfera generale abbastanza oscura. See Nothing Hear Nothing Say Nothing, l'ultima canzone, chiude perfettamente il disco, in parte però separandosi dalle altre composizioni grazie a qualche accenno elettronico e diversi cambi di stile (dal veloce all'acustico con archi di sottofondo). Una delle song migliori e anche più strane.

Per concludere quindi, ci troviamo di fronte ad un gruppo che seppur giovane dimostra una maturità spaventosa, tanta fantasia, classe e soprattutto un "ruffianesimo" (ovviamente sempre in termini positivi) che li porta a mischiare perfettamente ritmiche potenti e profonde, che gli amanti di sonorità un pochino più estreme non disprezzeranno, alla melodia mai esagerata e fine a se stessa, che invece conquisterà gli ascoltatori più moderati. Una qualche imprecisione c'è, come la voce di Fabio che ogni tanto sembra non molto adatta al contesto, ma si tratta di piccolezze e di cose di poco conto. Complimenti.


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