Voto: 
9.6 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Deram
Anno: 
1974
Line-Up: 

- Peter Bardens - tastiere

- Andy Latimer - voce, chitarra, flauto

- Doug Ferguson - basso, voce

- Andrew Ward - batteria




Tracklist: 



1. Freefall (05:47)

2. Supertwister (03:20)

3. Nimrodel - The Procession - The White Rider (09:12)

4. Earthrise (06:42)

5. Lady Fantasy (12:46)


Camel

Mirage

Superato il debutto con l’ottimo album omonimo, i Camel nel 1974 propongono l’opera che li porterà alla ribalta all’interno della scena Progressive inglese, avvicinandoli alle altre realtà del genere già attive da qualche anno, quali King Crimson, Genesis, Yes, Gentle Giant e Emerson Lake & Palmer.
I Camel di Mirage restano sicuramente connessi alle sonorità innovative del primo Camel, fatte di chitarre e organi che si intrecciano con raffinatezza, di spunti Jazz di notevole spessore, di fiati soavi alla Genesis e di influenze orientaleggianti dotate di estrema compostezza.
Il quartetto britannico scrive uno dei suoi capitoli discografici migliori con questo Mirage, strutturato in cinque pezzi strabilianti, paragonabili solo alla perfezione timbrica di Foxtrot dei Genesis. Traendo spunto dall’insegnamento di Peter Gabriel e soci, i Camel riescono nell’impresa di fondere sezioni aggressive ad altre d’atmosfera o ben ritmate.

Non c’è sicuramente paragone che regga tra la voce di Gabriel e quella di Latimer, due approcci totalmente diversi, uno in tipico stile inglese, l’altro più spettarle ma di grande effetto; la somiglianza tra i due gruppi si può riscontrare nelle distensioni melodiche, in cui il suono si apre ma rimane sommesso e supportato dalla batteria d’accompagnamento.
In Freefall si percepisce già l’importanza della chitarra elettrica come trascinatrice dei temi di ogni canzone; le soluzioni stilistiche sono di grande fattura e la complessa batteria Jazz riesce a legarsi perfettamente al contesto musicale, in particolare quando tutti gli strumenti viaggiano compatti. La voce, rara e non originalissima, si inserisce anch’essa nello strano alone creato in questa prima traccia, ben dissimile dalla direzione della splendida Supertwister.
Questa strumentale rappresenta un brevissimo episodio di Mirage, poiché dura solamente poco più di tre minuti: ma, durante questo fugace intervallo di tempo, si possono assaggiare tutte le qualità del song-writing del quartetto, in quanto, trasportata da un flauto traverso alla King Crimson o Genesis, Supertwister sa costruire magie timbriche rilassanti e ricercate.
Le tre sequenze in cui si suddivide il pezzo successivo, cioè Nimrodel - The Procession - The White Rider permettono di far assumere ad esso diverse sfaccettature, partendo da un avvio organistico, passando per una musica da parata e concludendo con una stupenda ballata che occupa sette dei nove minuti di lunghezza. Una chitarra disegna un tema eccezionale e toccante, ripreso dalla voce e da tutti gli strumenti: non manca il momento più tirato e spinto, in cui la batteria si esibisce in virtuosi riff Jazz, calandosi in un sottofondo d’accompagnamento per gli arpeggi della chitarra acustica.

Earthrise è trasportata invece dagli effetti dell’organo, con i suoi motivi emozionanti e il suo approccio Genesis, mai scontato e trasmettitore di sentimento. I Camel sanno concepire canzoni intrecciate e provviste di un’ampia gamma di suoni: la chitarra soprattutto varia per numerose volte il proprio timbro, apparendo sempre adatta ad affrontare qualsiasi passaggio, aiutata ad emergere dal volume inferiore della sezione armonica.
La melodia di ciascun pezzo entra profondamente nella memoria degli ascoltatori e la potenza di Mirage è da ricercare in questo dettaglio; la mastodontica Lady Fantasy, della durata di dodici minuti, infatti si colloca nuovamente nella dimensione Camel, quella raffigurata da una musica piacevole da sentire per le atmosfere generate dall’organo e dalla tastiera, mai scomposti e anzi dotati dell’eleganza comune a tutti i prodotti Progressive inglesi.
Certamente si può anche ricordare l’approccio Canterbury che assume quest’ultimo brano rispetto agli altri: le reminescenza psichedeliche si odono con chiarezza e rendono il pezzo appassionante e calmo al tempo stesso.

Un capolavoro della sperimentazione, leggermente tardo rispetto ai primi anni di splendore del Progressive inglese (1969-1973): difatti i Camel traggono molti elementi dagli stili personali delle bands sopra citate, ma sanno creare un proprio sound, che a sua volta influenzerà generazioni di musicisti. Un grandissimo salto di qualità dall’opera di debutto, una consacrazione della fusione di differenti visioni del Progressive. E, mentre i Genesis ritornavano con The Lamb Lies Down On Broadway, i Gentle Giant con The Power And The Glory e gli Yes con Tales From Topographic Oceans, i Camel si preparavano un futuro altrettanto entusiasmante, che porterà alla luce l’eterno Moonmadness.

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