Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Andreas Dörner - voce
- Marc Görtz - chitarra
- Denis Schmidt - chitarra
- Marco Schaller - basso
- Patrick Grün - batteria


Tracklist: 

1. I Will Never Let You Down (03:33)
2. Let Go (03:58)
3. Another Cold Day (03:34)
4. My Time Has Come (03:41)
5. Life Is Too Short (03:42)
6. Give Me A Reason (03:55)
7. Stop Running (03:18)
8. The Awakening (03:53)
9. I Believe... 03:20)
10. Rise And Fight (03:37)
11. Nowhere To Run, No Place To Hide (03:38)
12. I'll Show No Fear 03:29)

Caliban

The Awakening

Quando si parla dei Caliban molto spesso il pubblico si spacca in due: da un lato i fan del gruppo, numericamente aumentati in maniera palese dopo il passaggio su Roadrunner ed il conseguente successo commerciale, dall’altro i vari detrattori, ovvero chi, almeno in generale, non apprezza il Metalcore più canonico e tradizionale. A distanza di un anno da The Undying Darkness - disco che, nel suo complesso, aveva messo in mostra una band in grande spolvero ma priva di idee vincenti - Marc e compagni tornano sul mercato con il tanto atteso The Awakening. L’esclusiva intervista con il singer Andreas Dörner pubblicata qualche tempo fa ci aveva permesso di ottenere alcune preziose informazione riguardo al sesto studio album targato Caliban. Come preannunciato, la copertina di The Awakening si evidenzia per via di colori abbastanza insoliti e riflette appieno il rinato spirito di Andy, autore dei vari testi dell’opera. Le sorprese, come vedremo, non si limitano però al solo aspetto grafico…

Fin dall’iniziale riff di I Will Never Let You Down si percepisce un leggero cambiamento nel sound del combo teutonico, soprattutto in relazione alle musicalità di The Undying Darkness. Stavolta i Caliban hanno preferito un approccio decisamente più violento, rinunciando alle molte aperture melodiche ed alla produzione laccata che caratterizzavano il loro precedente studio album. Proprio per questo motivo, in The Awakening, la band di Essen ricorda a tratti i connazionali Heaven Shall Burn e Maroon. La sezione ritmica si è fatta davvero possente, anche a costo di risultare spesso e volentieri monotona. In particolar modo sono i breakdown ritmici a non convincere del tutto, specie nella già citata I Will Never Let You Down e nella parte conclusiva della pur discreta Another Cold Day. Potenzialmente micidiali dal vivo, questi stacchi si rivelano però scontati ed abbastanza inutili ai fini dei singoli brani.

The Awakening è quindi un album controverso, album che vede nell’impeto sonoro il suo cardine principale, ma al tempo stesso uno fra i suoi limiti maggiori. La produzione, fortunatamente, si discosta da quella di The Undying Darkness e conferisce all’opera un sound energico e massiccio, tutt’altro che plastico come fu per il suo predecessore. Stilisticamente parlando, invece, The Awakening prosegue sulla scia di un classico Swedecore tirato ed avvincente. Si susseguono perciò capitoli in pieno stile Swedish come la vigorosa My Time Has Come o Stop Running, nelle cui sonorità rivivono svariate Metalcore band degli ultimi tempi (Killswitch Engage in primis). Discorso a sé merita la titletrack del disco, The Awakening, pezzo introdotto da dolci note di tastiere e che si sviluppa poi in modo abbastanza canonico, pur mantenendo comunque ritmi flemmatici ed atmosfere dalle forte tinte emotive. Il pathos di The Awakening si rinnova nella valida I Believe..., uno fra i capitoli più orecchiabili del lotto, mentre è pressoché assente nella parte finale dell’album, dove trovano invece spazio slancio ed irruenza (è il caso di Rise And Fight e Nowhere To Run, No Place To Hide).

The Awakening è un disco adatto soprattutto agli appassionati di Metal estremo. Chi si sente più legato alla componente ‘Core del sound targato Caliban, infatti, rimarrà abbastanza deluso dalla sterzata sonora voluta dal combo germanico. Nonostante ciò, The Awakening merita come minimo un ascolto, specialmente per via della potenza a cui è capace di dare vita. Niente di rivoluzionario comunque, “soltanto” il classico disco Metalcore. Resta però una domanda: quanto ancora potranno tirare avanti i Caliban senza sfornare nuove idee a livello di songwriting?

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