Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Revive Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Gazz - voce, chitarra, tastiere
- John - batteria
- Conor - basso
- Laura - voce, tastiere

Tracklist: 

1. Closer
2. Tracing Stars
3. Sophia
4. Chemistry
5. Automatic
6. Turn in You
7. Insulate Dreams
8. Carpark
9. Crash... See You on the Other Side
10. A Nearer Sky
11. A Warmer Moment

Butterfly Explosion

Lost Trails

Sagacemente pubblicizzatisi sul web come nuovo fenomeno underground emergente, gli irlandesi Butterfly Explosion sono destinati a diventare il nuovo oggetto di culto del popolo post-rock più giovane ed emotivamente sensibile. Questo almeno stando alle premesse e ai giudizi (finora prevalentemente favorevoli) che stanno accompagnando l'uscita del debutto Lost Trails con un'intensità tutt'altro che trascurabile. Tra facebook, myspace, iTunes e blog vari pare infatti che il progetto di Dublino stia facendo fan e proseliti da tutti gli angoli del mondo, proponendosi in maniera indiretta come nuovi esponenti di punta del post-rock/shoegaze europeo. Approfittando anche delle fasi di stallo e del progressivo rallentamento produttivo dei mostri sacri del genere, i Butterfly Explosion stanno per ora riuscendo a richiamare prepotentemente le attenzioni del pubblico europeo verso il post-rock e lo shoegaze, allargando il proprio orizzonte espressivo anche al pop più orecchiabile e rendendosi così apprezzabili anche per gli ascoltatori meno 'impegnati'. Lost Trails è un disco che, nel bene e nel male, finirà per lasciare il segno, e non per questioni meramente commerciali bensì per il mondo interiore e per la novità che sta rappresentando nell'odierno scenario post-rock.
Una novità che non va però confusa con degli stimoli sperimentali e delle grandi innovazioni che infatti i Butterfly Explosion non posseggono: ciò che di realmente nuovo i "dubliners" (Joyce docet) presentano è la proposta musicale in sè, è questo raffinato mescolarsi del post-rock più canonico col tenue onirismo dello shoegaze in una dimensione puramente pop, semplice, diretta, efficace.

In Lost Trails - viste anche le miriadi di influenze che vi si possono scovare all'interno - non c'è nulla di sperimentale, tutto a tratti sembra già sentito, eppure il risultato finale travalica tali considerazioni rendendo di fatto l'esordio dei Butterfly Explosion un'esperienza nuova e piacevole. Raffinato, ben curato negli arrangiamenti e nella produzione e pervaso da un'eleganza espressiva tutt'altro che trascurabile, Lost Trails è forse uno degli esiti esteticamente (e ribadisco l'esteticamente) meglio riusciti di quella simbiosi tra shoegaze e post-rock esplosa negli ultimi anni. Ma, come già detto, i Butterfly Explosion variano e trasformano quest'abbinamento attraverso una semplicità e una chiarezza espressiva tipicamente pop che, di pari passi ad una spinta melodica tra le più dirette ed easylistening dello scenario, garantisce l'alta fruibilità del disco diminuendone però d'altra parte il valore - permettetemelo - artistico.
Lost Trails si esprime in un continuo sali e scendi tra la delicatezza onirica dei Sigur Ros e le languide geometrie chitarristiche degli Explosions in the Sky, tra la pienezza atmosferica dello shoegaze (My Bloody Valentine, Slowdive e Ride in primis), fragili eco elettroniche alla M83 e un afflato pop figlio delle più tenui introspezioni di U2, Placebo, Mew e Smashing Pumpkins: singoli frammenti stilistici che, fusi nello stesso linguaggio, danno vita ad un sound coinvolgente e piacevole, seppur a tratti ancora immaturo ed eccessivamente derivativo. Malinconiche, sentimentali e riflessive, le canzoni di Lost Trails si affacciano e scavano in tutto quell'universo di introspezioni tanto caro all'indie/post-rock più romantico (Aereogramme, pg.lost), prendendo le sembianze di una vera e propria confessione sentimentale messa in musica. Peccato soltanto che il romanticismo del disco scada troppo spesso nella mielosità pop più irritante (Tracing Stars, Insulate Dreams, Crash... See You On The Other Side), nella melodia orecchiabile a tutti i costi che va continuamente a scontrarsi con episodi altrettanto melodici ma decisamente meglio costruiti e ben più intensi e toccanti. Sophia, pur partendo come la solita ballata post-rock tutta lacrime e introspezione, è probabilmente l'esempio migliore dell'alchimia stilistica dei Butterfly Explosion, in quanto ne mette in luce la fruibilità melodica seppur all'interno di un discorso drammatico non banale e ben arrangiato. Considerazione che però si può allargare a pochi altri brani dell'album (le fascinose A Nearer Sky e Automatic, la travolgente Carpark) proprio perchè Lost Trails si ferma e non si evolve nel momento decisivo, rimanendo ancorato alle medesime soluzioni stilistiche e melodiche laddove sarebbe stata necessaria una più profonda sterzata (le radici shoegaze ottantiane di Chemistry, le sognanti eco anathemiane di Closer, il prevedibile melodisco pop di Turn in You).

Fosse stato meno vincolato ai sopracitati progetti e a quella fin troppo banale semplicità pop e se si fosse liberato di quel senso di eccessiva sdolcinatezza, probabilmente Lost Trails sarebbe in poco tempo divenuto il nuovo testamento del cosiddetto "dream rock". L'intensità drammatica c'è, l'intuizione melodica e le atmosfere anche, ma - al di là di quest'aspetto che rimane comunque il punto di forza del disco - i Butterfly Explosion necessitano di una maggiore varietà compositiva e di un più netto distacco dalle proprie fonti d'influenza. Solo allora gli irlandesi potranno effettivamente salire sul piedistallo d'oro che i fan e molta critica gli stanno (per ora un pò ingiustamente) offrendo. Bravi ma incompleti: per loro il futuro non sarà comunque un problema.
 

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